5934 Sacconi contestato alla presentazione del Dossier Caritas

20081030 17:25:00 redazione-IT

[b]Mons. Sandonà: ”Sintomi di razzismo e paura in Italia”
Pittau: ”Dopo il pacchetto sicurezza, si vari il pacchetto integrazione”[/b]

Il ministro è stato interrotto con fischi e applausi ed è stato necessario l’intervento di Franco Pittau. Sacconi ha anche annunciato che nel prossimo decreto flussi si dovrà tener conto della difficile situazione economica

ROMA – “Avrei potuto fare un altro discorso in questa sede, più facile. Ma non ho rinunciato a comunicarvi tutte le mie paure per i problemi nuovi che l’immigrazione ci porta. Con questi dobbiamo fare i conti, perché sono evidenti anche nella mia regione, il Veneto (che pure il rapporto Caritas individua come tra le migliori per l’integrazione) forme di insofferenza legate soprattutto ai temi della sicurezza”. Così il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Maurizio sacconi, ha voluto rispondere alle contestazioni che si sono manifestate con fischi e applausi dalla platea, durante la presentazione del Dossier Caritas-Migrantes, al teatro Orione di Roma.

In particolare il ministro è stato contestato quando ha sottolineato i problemi di insofferenza dovuti alla limitatezza delle risorse e agli episodi di criminalità che hanno visto come protagonisti gli immigrati.

Sacconi ha anche fatto capire che per il prossimo decreto flussi che dovrà affrontare il 2007-2008 ma soprattutto il 2009, si dovrà tenere conto della difficile situazione economica del paese.

“La recessione che abbiamo davanti – ha spiegato sacconi – potrebbe determinare nuove forme di disoccupazione che per gli immigrati sono inevitabilmente lunghe”. Gli immigrati, ha spiegato il ministro, sono soggetti più deboli e i loro periodi di disoccupazione sono in genere più lunghi di quelli degli italiani.

Il ministro ha poi spiegato che non si può far finta di non vedere l’immigrazione clandestina, visto che ci sono cittadini italiani che assumono gli immigrati irregolari, ma ci sono anche fabbriche che lo fanno. In conclusione, il ministro ha detto che ci sono in vista molti segnali di disintegrazione più che di integrazione e è dovuto intervenire ad un certo punto Franco Pittau per permettere al ministro di concludere correttamente il suo discorso. (pan)

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Mons. Sandonà: ”Sintomi di razzismo e paura in Italia”

Il delegato Caritas per il Triveneto vede il Paese diviso tra la paura dello straniero e la sua capacità di convivere con altre realtà. ”Esiste un’inadeguatezza delle politiche in merito”

VENEZIA – Un clima non positivo, caratterizzato da sintomi di paura e razzismo: così monsignor Giovanni Sandonà, delegato per il Triveneto della Caritas, ha definito la situazione attuale in Italia presentando il “Dossier statistico immigrazione 2008” questa mattina a Mestre. Di integrazione in generale si è parlato, ma anche di scuola e lavoro, àmbiti in cui vengono mossi i primi passi dell’integrazione. Ampio spazio è stato dedicato soprattutto al fenomeno dell’imprenditoria straniera, che conta in Veneto oltre 34mila presenze di titolari nati in Paesi extra-Ue.

«Provoca qualche apprensione il clima culturale e sociale che si è venuto a creare attualmente, che non è certamente dei migliori – esordisce monsignor Sandonà –. Sintomi di paura e razzismo si presentano ormai troppo spesso e si vede nello straniero un capro espiatorio. Sembra che il bene comune possa essere percepito a scapito di qualcuno, etichettato come “in più”, come una realtà che può svaporare in poco tempo. Questi segni sono la cartina di tornasole della nostra fragilità». Ma accanto a queste paure e a questi sintomi, Sandonà vede anche un Paese reale, capace di convivere e di essere solidale con altre realtà: «E’ l’Italia che esprime 150 anni di immigrazione vissuta in prima persona, sulla propria pelle e che ha subito gli stessi stigma che ora sono degli stranieri».

Una stoccata, però, il delegato Caritas la riserva alle istituzioni, che assumono un atteggiamento ambivalente: “Ci si rende conto della necessità dell’immigrazione, ma dall’altro lato ci si comporta come se non ci fosse. Esiste un’inadeguatezza qualitativa e quantitativa delle politiche in merito”. Le prospettive future? “Usiamo queste statistiche del Dossier senza pregiudizi ideologici. Se l’immigrazione è un fenomeno strutturale allora è necessario imparare a essere lungimiranti perché è questo che la realtà ci chiede, di imparare a convivere in una società plurale”.

Immigrazione regolare è sinonimo di lavoro e occupazione. E sempre più spesso è sinonimo anche con imprenditoria straniera. Sono 34.400 gli immigrati titolari di impresa e nati in aree non appartenenti all’Ue, che rappresentano il 4,6% dell’imprenditoria totale veneta. Negli ultimi anni si è registrato comunque un incremento delle presenze imprenditoriali europee, soprattutto in seguito all’ingresso della Romania tra gli Stati membri. E proprio tra il 2000 e il 2008 – grazie alla regolarizzazione del 2003 e all’allargamento europeo del 2007 – si è verificato il superamento degli imprenditori rumeni su quelli cinesi. “Si tratta perlopiù di piccole imprese di recente costituzione e non internazionalizzate – ha spiegato Veronica Fincati di Veneto lavoro – e gli imprenditori sono al 77% maschi, che cercano una stabilizzazione nel territorio e una maggiore autonomia lavorativa e di guadagno”. (gig)

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Pittau: ”Dopo il pacchetto sicurezza, si vari il pacchetto integrazione”

Gli interventi di Giuseppe Merisi e Franco Pittau alla presentazione del Dossier Caritas-Migrantes. Merisi. ”E’ necessario fare di più per l’accoglienza degli immigrati, per gli aiuti ai paesi poveri e per le legalità”

ROMA – “E’ necessario sviluppare la solidarietà e l’accoglienza, garantendo allo stesso tempo la sicurezza. E’ necessario valutare con oggettività la situazione ed è per questo che il Dossier di Caritas e Migrantes è molto importante. E’ anche necessario fare un bilancio della situazione dal punto di vista giuridico e la Chiesa ribadisce la sua posizione: è necessario fare di più per l’accoglienza degli immigrati, per gli aiuti ai paesi poveri e per le legalità. Non si deve essere ottimisti, ma neppure allarmisti. Il governo deve aprire dei tavoli sui temi più urgenti a partire da quelli relativi all’asilo”. Così si è espresso oggi Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas Italiana in occasione delle presentazione del Dossier Caritas/Migrantes sull’immigrazione. “La Chiesa ha fatto e fa la sua parte – ha detto Merisi ricordando anche il convegno in corso della Cei sul debito estero dei paesi poveri – ma anche lo Stato deve fare la sua parte”.

E’ evidente. ha spiegato il vescovo, “il carattere strutturale dell’immigrazione. Dobbiamo per forza camminare con loro ‘sulle strade del futuro’”. Merisi ha citato anche più volte le dichiarazioni recenti del Papa in occasione di incontri con ambasciatori, come per esempio l’ultimo incontro con l’ambasciatore delle Filippine. Merisi ha anche sottolineato con forza la necessità del dialogo interreligioso e ha fatto presente che ci sono buoni segnali di dialogo tra la Chiesa cattolica e il mondo islamico.

Prima di lui era intervenuto Franco Pittau, coordinatore dei ricercatori che hanno curato anche per quest’anno il Dossier immigrazione. Oltre a spiegare i concetti e le scoperte essenziali di questa edizione del Dossier, Pittau ha sottolineato che per le strutture che hanno sostituito i Cpt, nel periodo 2009-2010 si spenderà molto di più che per il fondo per l’integrazione sociale degli immigrati, un fondo che d’altra parte è stato ridotto al lumicino: solo 5 milioni e 100 mila euro contro i 50 e poi i 100 milioni degli anni scorsi. Per i nuovi Cie (ex Cpt) sono stati invece stanziati 178 milioni di euro, una cifra che equivale a 36 volte quella destinata all’integrazione. “Dopo il pacchetto sicurezza – ha concluso Pittau – sarebbe ora necessario varare il pacchetto integrazione”. Pittau ha anche spiegato che andrebbe rivista la legislazione sull’immigrazione che è troppo rigida e burocratica e in molti casi rischia di spingere gli immigrati alla irregolarità, soprattutto per quanto riguarda le norme vigenti sul lavoro. (pan)

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Don Davanzo: ”L’Expo? Farà echeggiare il tema dell’immigrazione”

Il direttore di Caritas Ambrosiana: ”Ci sarà bisogno di lavoratori, ma si tratta di esseri umani con i loro bisogni e le loro esigenze. Prima fra tutte soluzioni abitative dignitose”

MILANO – "L’Expo è una questione che dovrà far echeggiare il tema dell’immigrazione. Ci sarà bisogno di lavoratori, ma bisogna tenere presente che non si tratta solo di manodopera, ma di esseri umani con i loro bisogni e le loro esigenze. Prima fra tutte quella di soluzioni abitative dignitose”. È il commento di don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, a margine della presentazione del dossier Caritas/Migrantes (vedi lancio precedente). Il disagio abitativo degli immigrati nella diocesi di Milano, come emerge dal VII Rapporto dell’Osservatorio delle risorse e della povertà di Caritas Ambrosiana, non si presenta in modo omogeneo. Un disagio che si esprime a diversi livelli, a partire dal problema di accoglienza che riguarda soprattutto richiedenti asilo, profughi, rifugiati. Ma anche donne immigrate in particolari situazioni di fragilità: assistenti domiciliari che hanno perso il lavoro, donne maltrattate o abbandonate dopo una gravidanza indesiderata.

Ci sono poi le persone che stanno affrontando l’inizio di un percorso migratorio che non possono permettersi né l’acquisto né l’affitto di un intero appartamento e che si devono accontentare di un posto letto in condivisione con altri immigrati. Spesso, purtroppo, si vedono costretti ad alloggiare in edifici inabitabili, fatiscenti e obsoleti. Luoghi potenzialmente esplosivi sotto tutti i punti di vista: igienico-sanitario, sociale, della sicurezza. Il terzo livello di questa ipotetica scala del disagio abitativo riguarda la situazione di quelle persone che, raggiunta una fase più matura del percorso migratorio, decidono di metter su casa. “Ma avere una casa a Milano, a prezzi sostenibili, è un sogno per molti, non solo per i cittadini immigrati”, conclude don Roberto Davanzo. Subentrano quindi le difficoltà del mutuo da gestire, soprattutto se si è fatto il passo più lungo della gamba: se subentra una qualsiasi difficoltà familiare (dalla perdita del lavoro alla gravidanza) c’è il rischio concreto di perdere la casa. (Ilaria Sesana)

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EmiNews 2008

 

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