5919 L' arroganza del governo: Il decreto Gelmini è legge. Giovedì 30 lo sciopero generale

20081029 13:17:00 redazione-IT

Il Senato approva, in via definitiva, la conversione in legge del decreto Gelmini sulla scuola con 162 a favore, 134 controri e tre astenuti. Il provvedimento, approvato il 9 ottobre dalla Camera, non è stato modificato dai senatori e ora è legge. Ma sotto palazzo Madama gli studenti continuano la protesta. Ma il leghista Bricolo li insulta: la ricreazione è finita. Cortei e manifestazioni in tutta Italia alla vigilia del grande sciopero generale della scuola. Intanto Berlusconi annuncia ritocchi in finanziaria per la scuola privata.

da l’Unità:
Maestro unico e tagli alla scuola: ecco la riforma
La reazione degli studenti, tensioni e proteste a Piazza Navona
Berlusconi: ritocchi in finanziaria per la scuola privata

Il Senato approva, in via definitiva, la conversione in legge del decreto Gelmini sulla scuola con 162 a favore, 134 controri e tre astenuti. Il provvedimento, approvato il 9 ottobre dalla Camera, non è stato modificato dai senatori e ora è legge.

Intanto gli studenti continuano a protestare e si sono fatti trovare al loro posto a scandire gli slogan che hanno percorso le maggiori piazze della Penisola dall’inizio della protesta. Si tratta di circa 1.500 ragazze e ragazzi in larga parte delle scuole superiori. Con loro, in prima fila, gli insegnanti dei Cobas con uno striscione che reca la scritta «Gelmini Vattene» e «Il popolo della scuola pubblica» con il messaggio «Non distruggete la scuola».

Ancora un giorno davanti al Senato per urlare che quel decreto non deve passare: l’ennesimo sit-in sotto palazzo Madama.

È il giorno clou, a Roma dopo i temporali della notte anche la pioggia sembra dare tregua e gli studenti si preparano a tornare in quel collo di bottiglia tra Piazza Navona e Corso Rinascimento, chiusi dietro le transenne e la polizia in assetto anti-sommossa.

Qualcuno (una trentina) ha già preso posto dalle 9 dietro gli striscioni lasciati lì da martedì: gridano e aspettano i rinforzi. Sostegni bipartisan, come è ormai consuetudine contro il ministro Gelmini: «Per le vie della capitale ci saranno singoli cortei di studenti provenienti da diverse scuole e universitari sparsi, tutti diretti al Senato: i primi saranno a palazzo Madama verso le 10.30, gli altri verso le 12», spiega Roberto Iovino (Uds) e anche Francesco Polacchi (Blocco studentesco) dà appuntamento «alle 10 davanti al Senato».

Sul da farsi entrambi concordano: «Dopo il voto vediamo, dipende dalla giornata. Certo saremo migliaia». E comunque andrà «domani c’è lo sciopero».

È stato in ogni caso annullato il corteo previsto per il pomeriggio con partenza alle 14 da Piazza della Repubblica, mentre in questo momento si sta muovendo un corteo non autorizzato di studenti partito da Porta San Paolo e diretto a Trastevere che ora si trova in via Marmorata.

Intanto, sul fronte universitario nazionale ad Ancona l’Assemblea No 133, in cui il Gulliver-Udu Ancona è promotore della protesta, continua la pacifica occupazione della Facoltà di Ingegneria; a Brescia è previsto un sit-in con volantinaggio in piazza San Faustino da parte del "Comitato universitaglia: 133 passi indietro nessuno avanti"; a Cagliari nella Facoltà di Lettere a Piazza del Carmine alle ore 10 ci sarà il laboratorio di approfondimento "Il futuro dell’università italiana: istituzioni pubbliche o fondazioni private?"; a Lecce assemblee studentesche nelle facoltà di Lettere e di Economia; a Pavia lezioni in piazza (corso di Geometria 1 per Matematica e Fisica e lezione divulgativa di Fisica); a Padova fiaccolata di protesta contro la legge 133 organizzata e promossa dall’associazione Studenti Per sfilerà per le vie della città; a Macerata gli studenti, che hanno ieri occupato il rettorato improvvisando un corteo nella città, oggi improvviseranno nuove forme di

Protesta; ad Urbino assemblea d’ateneo alle 15; a Chieti-Pescara, infine, il movimento studentesco ha organizzato un’assemblea a Pescara e delle lezioni all’aperto a Chieti.

«Questo decreto è solo una parte di una riforma molto più ampia». Così il senatore leghista Federico Bricolo (Lega Nord) nella sua dichiarazione di voto oggi al Senato sul dl Gelmini che riforma la scuola.«Non è soffiando sul fuoco della protesta che si riforma la scuola – avverte Bricolo – sulla scuola la sinistra ha sparso solo critiche e falsità, nessuna proposta costruttiva. Su questo tema ci saremmo aspettati un’opposizione più matura. Ma così non è e quindi andremo a fare questa riforma da soli. Voi ieri avete protestato qui in Senato. Oggi vi diciamo che la ricreazione è finita e oggi approveremo il decreto». E infatti, alla faccia della democrazia.

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Maestro unico e tagli alla scuola: ecco la riforma

La riforma Gelmini approvata dal Senato ha introdotto una serie di novità, parte delle quali già operative essendo state inserite in un decreto legge: a partire dalle più pubblicizzate, il grembiulino obbligatorio alle elementari, la reintroduzione del voto in condotta e quella dei voti in decimi. Ma il decreto legge 137/2008 si accompagna alle misure previste nel dl 112, collegato alla Finanziaria, che prevede forti tagli agli organici e alla didattica che nel prossimo triennio puntano a far risparmiare alle casse dello stato 7,8 miliardi di euro: tra il 2009 e il 2012 verranno soppressi oltre 87 mila posti di docente praticamente in tutti gli ordini di scuole.

Nel prossimo anno la ‘sforbiciata’ sarà più consistente (- 42mila posti), poi nel 2010 se ne elimineranno circa 25.500 e l’anno successivo poco meno di 20mila. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e gli esponenti del governo hanno più volte precisato che non di licenziamenti si tratta, ma di una riorganizzazione che di fatto precluderà la possibilità della riconferma per migliaia di docenti con rapporto di lavoro precario. I tagli non risparmieranno nemmeno gli Ata vovero il personale non docente, il cui organico complessivo verrà abbattuto del 17 per cento: 44.500 tra direttori amministrativi (- 10mila), collaboratori scolastici (- 29mila), amministrativi e assistenti tecnici (- 4mila) tutti appartenenti al personale non docente. Prima dell’intervento del governo Berlusconi, i tagli previsti dal precedente governo assommavano a 20mila dipendenti. La scuola conta circa 1 milione e 100mila occupati, la riduzione complessiva quindi riguarda oltre il 10 per cento del personale del comparto istruzione.

L’obiettivo ultimo che si è posto il governo con il dl 112 è quello di avvicinare il rapporto alunni-docenti a quello della media Ue: attualmente in Italia è pari a 8,94, mentre con l’attuazione dei tagli nel 2012 verrebbe portato a 9,94. I calcoli fatti, tuttavia, si basano sul presupposto che il numero degli alunni resti invariato: se, invece, il numero aumenterà (confermando il trend degli ultimi anni) i tagli diminuiranno, al contrario se gli alunni dovessero diminuire il decremento di cattedre e posti potrebbe essere ancora più consistente.

Nel mese di ottobre il ministero ha anche presentato il piano programmatico del decreto: un piano che prevede, tra le altre cose, la riduzione dell’offerta formativa a 28-30 ore settimanali nei licei e a 32 negli istituti tecnici e professionali; ma anche la ridefinizione dei parametri per la formazione delle classi (dove in media verranno così collocati più alunni di ora). Nel progetto attuativo è inserito poi l’accorpamento delle classi di concorso di accesso all’insegnamento, in modo da poter utilizzare con più facilità i docenti in esubero spostandoli da una materia all’altra (comunque affini), e la soppressione o l’accorpamento degli istituti con meno di 50-100 alunni complessivi.

Nel dl 137, sono invece contenute principalmente disposizioni riguardanti lo svolgimento dell’attività didattica. Ad iniziare dalla riduzione a 24 ore del modello base d’insegnamento alla primaria: un ritorno al passato che permetterà l’attivazione del maestro unico e l’abbandono, dopo alcuni decenni di sperimentazione, del modulo basato su tre maestri per due classi. La soppressione di ‘mezzo’ docente per classe permetterà così alle ex elementari di dare il proprio contributo ai tagli sottraendo a fine manovra, rispetto all’attuale organico, tra i 20 e i 30mila posti. Il governo ha sostenuto che con il suo sistema il tempo pieno verrà confermato e rafforzato: su richiesta delle famiglie, infatti, le scuole potranno predisporre classi a tempo prolungato (27-30 ore) o pieno (40 ore), ma i maestri disposti a svolgere ore in più dovranno essere retribuiti attraverso il cosiddetto fondo d’istituto scolastico.

Nella nuova legge ci sono altre novità: l’inserimento in graduatoria degli ultimi aspiranti docenti abilitati presso le scuole di perfezionamento, i cosiddetti corsisti Ssis ed un piano straordinario per accelerare gli investimenti nel campo dell’edilizia scolastica e della sicurezza. Il passaggio ai voti espressi in decimali nella secondaria di primo grado (la ‘media inferiore’) e nella scuola primaria, dove però restano in vita anche i giudizi sintetici. Approvata anche, per «promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale definito dalla Carta Costituzionale», la nuova disciplina ‘Cittadinanza e Costituzione’.

Confermata dal Senato la modifica al decreto introdotta in sede di approvazione alla Camera, secondo cui alle elementari la bocciatura degli alunni potrà essere decisa solo dopo l’espressione in tal senso di tutti i componenti del consiglio di classe; e comunque sempre laddove si stia trattando di casi eccezionali e adeguatamente motivati.

ORE ECCEDENTI MAESTRO UNICO – A partire dal prossimo anno scolastico, i docenti della scuola elementare impegnati oltre il proprio orario di servizio per assolvere alle esigenze di ‘copertura’ del tempo pieno o comunque superiore alle 24 ore settimanali di base verranno retribuiti attraverso il fondo d’istituto integrato dai risparmi ricavati dall’applicazione della finanziaria approvata con la legge n. 133 del 6 agosto scorso.

In pratica le eventuali ore aggiuntive svolte dal ‘maestro unico’ saranno, almeno per questa prima fase transitoria, retribuite con il fondo di istituto di ogni singola scuola che il Miur provvederà a finanziare anche in base alle specifiche necessità.

BOCCIARE ALLE ELEMENTARI SOLO IN CASI ECCEZIONALI – Dopo le polemiche sull’interpretazione dall’art.3 del decreto (`Sono ammessi alla classe successiva, ovvero all’esame di Stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline), che avrebbe potuto essere interpretato come un’indicazione a bocciare gli alunni di elementari e medie manche con un solo cinque in pagella, arriva un emendamento (proposto da alcuni deputati della Lega tra cui Paola Goisis) che fa chiarezza: nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado la bocciatura degli alunni dovrà non solo essere decisa all’unanimità dal consiglio di classe, ma anche essere collocata nei casi di eccezionalità e «comprovati da specifica motivazione».

La singola valutazione, relativa ad ogni materia o (come alle elementari) gruppo di materie, non sarà inoltre assegnata dal singolo docente, ma sempre e comunque «assunta a maggioranza dal consiglio di classe».

SPECIALIZZANDI SSIS IN GRADUATORIA COME GLI ALTRI – La battaglia degli specializzandi Ssis (che la scorsa settimana è culminata con una manifestazione davanti al Miur, con due mila partecipanti, organizzata dall’Anief) ha avuto un esito positivo: gli oltre 12mila studenti che stanno terminando il IX ciclo formativo presso le università verranno inseriti nelle graduatorie ad esaurimento non più in coda, come previsto dalla prima bozza, ma «nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti».

Lo stesso trattamento, di equiparazione dei nuovi iscritti agli oltre 300mila precari già inserite nelle graduatorie, verrà concesso anche i docenti che stanno conseguendo l’abilitazione all’insegnamento di materie musicali. E per coloro che si stanno formando per diventare maestro di scuola d’infanzia e primaria: questi ultimi prima verranno inseriti «con riserva» e, una volta acquisito il titolo, collocati nelle graduatorie sempre sulla base del punteggio derivante dal voto finale del corso, dei titoli di studio e dall’eventuale servizio già svolto.

EDILIZIA SCOLASTICA – Al fine di porre rimedio alle emergenze strutturali in cui versano migliaia di scuole, si «un finanziamento di interventi per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici ovvero di impianti e strutture sportive dei medesimi» attraverso la proroga fino al prossimo 30 novembre di risorse che, dopo «l’individuazione degli interventi», verranno stabilite dal ministro dell’Economia assieme a quello del Miur. Approvati anche specifici ‘Provvedimenti per la sicurezza delle scuole’ finalizzati a snellire le procedure per l’utilizzo dei fondi disponibili, ma anche a rendere più stabili nel tempo i finanziamenti statali: al piano straordinario per l’edilizia scolastica previsto dalla legge finanziaria del 2003 è destinato annualmente un importo non inferiore al 5% delle risorse assegnate al programma delle infrastrutture strategiche, fino al completo esaurimento degli interventi previsti.

Gli interventi verranno attuati sulla base delle priorità definite da un «soggetto attuatore» che assicurerà la «messa in sicurezza di almeno cento edifici scolastici presenti sul territorio nazionale che presentano aspetti di particolare criticità sotto il profilo della sicurezza sismica».

STOP ALLE RIEDIZIONI DEI LIBRI – Le nuove edizioni dei libri di testo scolastici si adotteranno differentemente a seconda del ciclo di studi: alla primaria la cadenza di rinnovamento dei testi sarà quinquennale, come già previsto nella bozza iniziale del dl, mentre nella scuola secondaria di primo e secondo grado la cadenza diventa di sei anni. Permane la possibilità, per i docenti e le case editrici, di adottare nuove edizioni di testi qualora siano subentrate, anche prima dei termini stabiliti, «eventuali appendici di aggiornamento».

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La reazione degli studenti, tensioni e proteste

Scuola protesta

Prima un’aggressione isolata partita dagli studenti di destra per guadagnare la testa del presidio. Poi veri scontri, con tanto di lancio di tavolini, in piazza Navona, a pochi passi dal Senato, tra studenti di estrema destra e di sinistra, davanti ai turisti impauriti e l’immediata serrata dei negozi. Gli scontri si sono scatenati all’arrivo degli studenti del corteo degli universitari, tra cui alcuni esponenti anche dei centri sociali, arrivati nella piazza, dopo una tappa sotto al ministero.

Il cordone delle forze dell’ordine ha permesso il passaggio degli universitari, circa 400, che hanno sfilato con le mani alzate. Subito dopo gli studenti si sono avvicinati al camioncino attorno al quale erano radunati i ragazzi di «Blocco Studentesco», di destra, e sono nati gli scontri. Per picchiarsi hanno usato anche tavolini e sedie dei bar circostanti. Poi la polizia ha formato un cordone per dividere le due fazioni. ìAlcuni studenti di Blocco Studentesco sono stati portati in Questura. Il bilancio, parziale, è stato di tre feriti lievi.

«Erano una ventina di infiltrati – spiega Roberto Iovino, coordinatore nazionale dell’Uds – era un’azione premeditata. Siamo scandalizzati dalle Forze dell’Ordine che stanno a guardare… ora ci stiamo organizzando noi con un cordone, per impedire altri incidenti. Comunque da qua non ci muoviamo».

Momenti di tensione e piccoli tafferugli anche a Milano tra gli studenti e le Forze dell’ordine. I ragazzi che stanno manifestando contro la riforma della scuola sono arrivati allo scontro, per pochi minuti, con gli agenti schierati lungo il corteo. Gli incidenti si sono verificati tra Piazza Meda e Via San Paolo.

Poco prima i manifestanti, circa un migliaio, si erano scagliati di nuovo contro le Forze dell’ordine. In zona Brera hanno lanciato uova e petardi contro i poliziotti che non hanno reagito. I liceali in corteo stanno attraversando il centro di Milano e sono pronti a nuove rivolte e blocchi. Intanto, anche dall’Università statale i manifestanti sono pronti a scendere in piazza.
L’approvazione del decreto 137 «è un grave atto di irresponsabilità politica». Lo riferisce in una nota l’Unione degli studenti. «Il governo e la maggioranza», si legge nel comunicato, «non hanno minimamente tenuto conto delle centinaia di migliaia di studenti, insegnanti, famiglie scese in piazza in questi giorni. Resteremo ora ad assediare il Senato e saremo domani in piazza per lo sciopero generale della scuola: continueremo a batterci per una scuola pubblica di qualità».

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http://www.unita.it

 

 

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EmiNews 2008

 

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