5975 JOHN MCCAIN CONTRO BARAK OBAMA: COSA CAMBIA PER L’AMERICA LATINA

20081104 21:56:00 redazione-IT

di Gennaro Carotenuto
(da www.giannimina.latinoamerica.it)

Oggi gli Stati Uniti eleggono il successore di George Bush. Che vinca John McCain o che vinca Barak Obama sarà un’impresa far peggio dell’uomo che ha organizzato golpe, visto instaurare governi progressisti in tutto il continente e che ha visto rifiutare l’ALCA e il fondomonetarismo e crescere la pianta dell’integrazione latinoamericana che per duecento anni gli Stati Uniti avevano avversato con successo. McCain vuole il ritorno al buon vicinato mentre per Obama è finita l’epoca dei cow-boy. Obama non è mai stato in America latina, che però fa il tifo per lui, mentre McCain negli anni ’80 è stato coinvolto da Ronald Reagan nella guerra sporca in Centro America.
CUBA John McCain si dichiara, al contrario di Obama, un conoscitore dell’America latina e come slogan per la sua politica dichiara di voler comportarsi da “vero vicino”. Eppure i suoi primi passi sono stati all’insegna della continuità come scegliere Adolfo Franco, cubano-statunitense e funzionario della USAID come responsabile delle questioni latinoamericane.

Si è circondato inoltre dei soliti Otto Reich e Díaz Balart, tutti nomi noti e ossessivamente pescati nella Florida dell’esilio cubano. Quindi le relazioni con l’America latina per John McCain partono dallo stroncare Cuba, esattamente come è stato per Dwight Eisenhower, John Kennedy, Lyndon Johnson, Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George Bush padre, Bill Clinton e George Bush figlio. Rispetto all’isola il suo rivale democratico si differenzia in maniera notevole. Considera che non si può continuare a ripetere la stessa politica fallimentare per 50 anni senza modificarla mai. La prima misura dovrebbe essere quella di liberalizzare i viaggi a Cuba per i cubano-statunitensi (oggi ne è permesso uno ogni tre anni) e rendere più facile l’invio di rimesse nell’isola. Tuttavia per Obama un’eventuale ristabilimento delle relazioni è molto lontano e condizionato da cambiamenti concreti nell’isola.

GOVERNI INTEGRAZIONISTI Adolfo Franco non va per il sottile. Per lui i governi integrazionisti, in particolare quelli di Venezuela, Bolivia Nicaragua ed Ecuador sono “antidemocratici che preoccupano John McCain”. Otto Reich invece minaccia la sospensione dell’importazione di greggio dal Venezuela. Il principale consigliere di Barak Obama per l’America latina è Frank Sánchez, che fu già inviato speciale di Bill Clinton per le Americhe e sottosegretario ai trasporti. Nonostante Sánchez sia nato in Florida non è di origini cubane ma spagnole. La prima preoccupazione per lui è fugare l’idea che il fatto che Obama non si sia mai occupato della regione voglia dire disinteresse: “Bush è andato molte volte (ben nove, ndr), ma non per questo ha evitato che prendesse spazio un demagogo come Hugo Chávez e che la nostra influenza nella regione decadesse”. Obama ha più volte fatto intendere, ricambiato da Chávez, che è disposto a dialogare a patto che cessino i toni antiamericani.

COLOMBIA Barak Obama è perplesso per motivi sindacali interni sul Trattato di Libero Commercio tra Stati Uniti e Colombia ma considera la Colombia l’alleato chiave degli Stati Uniti. Appoggia il Plan Colombia, investirà ancora più soldi in questo anche se si aspetta un miglioramento della legalità nel paese. McCain appoggia sia il Plan Colombia che il TLC nella continuità piena con Bush.

MESSICO McCain appoggia fortemente il governo di Felipe Calderón e il nuovo piano energetico che privatizza il petrolio. Appoggia inoltre l’iniziativa Merida, il Plan Colombia messicano, che finanzia con un miliardo e mezzo di dollari la “sicurezza”. Se McCain non mette in discussione il TLC di libero commercio Obama vorrebbe parzialmente revisionarlo. Nonostante Obama appaia molto preoccupato dalla lotta alla droga, la guerra tra narcos in Messico non è stata oggetto della campagna.

IMMIGRAZIONE Se rispetto ai governi integrazionisti la posizione di McCain non si discosta da quella di George Bush, il punto di discontinuità con l’amministrazione uscente appare essere quello dell’immigrazione. Per McCain il trattamento degli immigrati sarebbe un problema di diritti umani per il quale vanno cercate forme di tolleranza anche verso i settori informali dell’economia. Va quindi cercata una soluzione condivisa con il partito democratico al problema, nonostante ciò comporti per lui un indebolimento sul fianco destro dell’opinione pubblica. Più chiaro appare il suo rivale. Obama dichiara che l’immigrazione non fa parte del piano dei suoi primi cento giorni, il che lascia intendere che non sia una primissima priorità, ma afferma che il percorso degli immigrati deve portare alla piena cittadinanza degli stessi.

In conclusione è difficile affermare che l’America latina sia centrale nei programmi dei candidati, che pure affermano di cercare migliori relazioni. John McCain appare continui sta, Obama timidamente innovatore. Mancano poche ore per sapere chi sarà il presidente ma quattro anni per tirare le somme.

fonte www.gennarocarotenuto.it

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EmiNews 2008

 

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