5972 Il sogno infranto degli italiani all’estero

20081104 09:44:00 redazione-IT

A nulla è servito aver modificato eccezionalmente due articoli della costituzione italiana, aver affermato solennemente il pieno diritto di cittadinanza a chi risiede all’estero e aver eletto nelle due assemblee nazionali, per due volte di seguito, diciotto parlamentari impegnati in realtà diverse da quelle metropolitane, se il destino di oltre sessantamilioni di persone sfugge da ogni logica e continua ad essere deciso fuori dalle aule parlamentari. Si ha la vaga sensazione che, nonostante ciò, nei riguardi di chi vive all’estero ci sia un atteggiamento del tipo « Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri » di orweliana memoria.

di Michele Schiavone (Berna)

La manovra finanziaria elaborata per il prossimo anno, che questo governo si accinge a varare nelle prossime settimane, avrà delle ricadute traumatiche sulla rete e nelle relazioni dei cittadini italiani che vivono nel mondo. L’entità dei tagli agli interventi contenuti nell’articolato più che ispirarsi a calcoli di politiche economiche, giustificabili allorquando si cerca di mantenere assieme il sistema paese anche in situazioni di ristrettezze congiunturali, inducono invece a pensare a provvedimenti punitivi di vera e propria macelleria finanziaria. Tanto è irrisoria nel bilancio dello stato, di un paese che si vanta di essere grande, la somma che questo governo ha previsto di cancellare sugli interventi destinati al mantenimento dell’intero “sistema Italia” all’estero, quanto cinico è l’accanimento con il quale l’esecutivo ha deciso di soffocare ogni pur interessante specificità italiana nel mondo. Una cosa è un intervento di contenimento della spesa del 10 % su un fabbisogno di miliardi per le attività dei vari ministeri, un altro effetto ha invece la decurtazione complessiva di 50 milioni di euro su un finanziamento programmato di 80 milioni. L’impatto è catastrofico e produce desertificazione. Gli effetti nefasti che ne susseguono non permettono neanche di affrontare le spese per avviare la procedura fallimentare. Dietro l’angolo ci sono licenziamenti di massa di insegnanti, chiusure di scuole e corsi di lingua e cultura italiana, abbandono al proprio destino dei cittadini meno abbienti, disservizi amministrativi e consolari, ridimensionamento della rappresentanza politica, impoverimento dell’identità nazionale, frustrazioni e oltraggio alla dignità di milioni di cittadini italiani. Negando il futuro alle giovani generazioni il nostro paese ha infranto il sogno di intere generazioni di italiani.

Non si capiscono le ragioni che portano questo governo ad affondare il coltello nella piaga degli italiani all’estero, anche perché non saranno, sicuramente, i cinquanta milioni di euro che l’esecutivo di Berlusconi vuole cancellare dagli interventi destinati al funzionamento delle politiche per gli italiani all’estero a mettere in ginocchio il nostro paese.

Non si può continuare a ricercare le ragioni di questi tagli nei teoremi e nelle dottrine economiche miracolistiche, come quelle esposte nell’ultimo saggio “La paura e la speranza” del ministro del tesoro Giulio Tremonti. Sappiamo che il nostro paese, assieme agli altri più sviluppati, è attraversato da una forte crisi economica causata dall’implosione di un’organizzazione di società costruita sul profitto immediato, sul capitalismo rampante senza regole e privo di moralità. L’unica via per superare questa impasse è ritornare al primato della politica, al riconoscimento dei ruoli, al concorso delle idee e alla valorizzazione del bene comune.

Sarebbe ingenuo, da parte del governo, addebitare alla crisi economica la causa dei tagli dei capitoli di spesa per gli italiani all’estero, come anche la messa in discussione del sistema capitalista per giustificare tali scelte. Di altro si tratta e non si intravedono risposte chiare e lungimiranti. Fino a prova contraria questa manovra ha un obiettivo semplice: la negazione del futuro agli italiani all’estero. Da sempre ritenuti dai più una zavorra, un peso di cui disfarsene perché divenuti ingombranti e per giunta, oggi che hanno il diritto di voto con la loro presenza politica determinano le scelte del governo del paese, è meglio correre ai ripari. Perciò il modo più semplice per colpirli nella dignità e nell’orgoglio nazionale è negar loro il futuro. Questo mefistofelico teorema va sconfitto nei germi e contrastato energicamente in tutte le forme. Michele Schiavone

 

 

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EmiNews 2008

 

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