6017 Il premio Nobel per la Pace 1992, Rigoberta Menchù, a Bolzano il 26-27 novembre

20081107 22:48:00 redazione-IT

Il premio Nobel per la Pace 1992, Rigoberta Menchù, sarà ospite per tre giorni del Centro per la Pace del Comune di Bolzano. La visita della pacifista guatemalteca si inserisce all’interno di un percorso di amicizia e collaborazione tra le istituzioni altoatesine e la Fondazione Rigoberta Menchù, realtà – quest’ultima – nata in occasione del Nobel e attiva
nell’ambito della giustizia sociale e la riconciliazione etno-culturale basata sul rispetto per i diritti delle popolazioni indigene. «Questa visita sarà l’occasione per avviare un progetto di cooperazione internazionale sostenuto dalla Provincia; progetto che verrà presentato il 27 novembre nella sede della Giunta provinciale, a palazzo Widmann» spiega Francesco Comina, fondatore del Centro per la Pace e assessore provinciale.

Nel corso della tre giorni verrà offerta a tutti la possibilità di
incontrare Rigoberta che, oltre ad alcuni appuntamenti istituzionali,
parlerà all’interno di una manifestazione dedicata al tema degli indios. E
insieme a lei, mercoledì 26 novembre sera, nel corso dell’evento di
accoglienza di Rigoberta nella sala della Kolpinhaus, in via Ospedale, ci
sarà anche Victor Hugo Paz Alvarez, detto Ichu, ambasciatore di pace della
comunità dei Chaupi in Perù e docente universitario.

Inoltre, giovedì 27 novembre alle 20,30 all’Eurac Convention Center di Via
Druso 1, è in programma un incontro pubblico del premio Nobel. L’ingresso è
ad entrata libera, con prenotazione dei posti (Tel. 0471.055045).

Rigoberta Menchù Tum ha ricevuto l’importante riconoscimento la Pace per il
suo impegno in difesa delle popolazioni indigene di tutto il mondo. E l’ha
ricevuto in un anno, il 1992, molto significativo, dato che ricorreva il
cinquecentesimo anniversario della "scoperta" dell’America o, dipende dai
punti di vista, di 500 anni di lotta degli indigeni contro i conquistadores
di ogni provenienza: spagnoli, inglesi, americani o "multinazionali". 500
anni in cui si sono consumati anche diversi genocidi, come quello degli
indigeni maya guatemaltechi, di cui è stata testimone.

Oggi uno dei compiti principali della Fondazione Rigoberta Menchù è proprio
quello di documentare il genocidio perché, afferma la Menchù, «il nostro
passato non è finito e perché se scordiamo il nostro passato ciò che è stato
può accadere di nuovo. Non possiamo dimenticare i villaggi bruciati, i paesi
interi che sono stati abbandonati». Oltre a ciò, una delle attività maggiori
della Fondazione riguarda, oggi, l’istruzione. Anche perché -come scandisce
il motto della Fondazione- «Non c’è pace senza giustizia. Non c’è giustizia
senza equità. Non c’è equità senza sviluppo. Non c’è sviluppo senza
democrazia. Non c’è democrazia senza il rispetto dell’identità e della
dignità delle culture e dei popoli». (amedeo tosi)

fonte: http://www.grillonews.it

 

 

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EmiNews 2008

 

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