6023 Obama si rimbocca le maniche: «È la nostra crisi più grave»

20081107 23:46:00 redazione-IT

«Non sarà facile uscire dal fosso»

Affronterà «di petto» la crisi economica. Perché è quella la prima emergenza degli Stati Uniti, e non solo. Barack Obama parla alla nazione, nella sua prima conferenza stampa da presidente. E non racconta favole. Il suo è uno spietato discorso sulla «la crisi economica più grave della nostra vita» nel corso del quale non esita a dire che «non sarà facile né rapido per il Paese uscire dal fosso».
Per lui, comunque, si comincia dalla classe media: obiettivo stimolare i consumi, «un piano di incentivi che vada in soccorso» lo chiama. Ma non dimentica chi un lavoro nemmeno ce l’ha. Per questo ha spiegato che «un ulteriore prolungamento dei sussidi di disoccupazione è una priorità», anche considerando che la percentuale di chi è senza lavoro non è mai stata così alta negli ultimi 14 anni.

Quanto alla politica estera Obama si limita a dire che «risponderò appropriatamente alla lettera che ho ricevuto dal presidente iraniano Akhmadinejad: oggi – aggiunge – dico solo quanto ho detto durante la campagna: un eventuale programma di sviluppo nucleare è inaccettabile».

Intanto, il neo presidente continua il suo lavoro di formazione della nuova squadra. I nomi avrebbero dovuto uscire già venerdì, ma per ora è tutto rimandato. Tra le cariche più importanti da decidere c’è quella del futuro segretario al Tesoro. Tra i papabili ci sono l’ex presidente della Fed, Paul Volcker, l’ex ministro del Tesoro di Bill Clinton, Larry Summers, e Timothy Geithner, presidente della Fed di New York. Unica certezza per ora è il nome del nuovo Capo di gabinetto alla Casa Bianca: Rahm Emanuel ha accettato l’incarico. Emanuel, veterano dell’amministrazione del presidente Bill Clinton, ha fama di essere stratega politico di larghe vedute ed è stato presidente della commissione elettorale democratica quando, due anni fa, i democratici hanno riconquistato il controllo del Congresso per la prima volta in oltre un decennio. Figlio di un’ebrea americana e di un israeliano, immigrato negli Stati Uniti, Emanuel, 38 anni, secondo il quotidiano “Haaretz”, ha compiuto un breve periodo di servizio militare in Israele nel 1997, e nel 1991, nei mesi che hanno preceduto il conflitto nel Golfo, ha prestato servizio come volontario in un’officina dell’ esercito israeliano per la riparazione di carri armati. Il quotidiano israeliano “Maariv” gli ha dedicato un titolo eloquente: «Il nostro uomo alla Casa Bianca».

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EmiNews 2008

 

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