6067 Appello per il workshop "Formazione e lavoro" all'assemblea di movimento del 15 Novembre 2008.

20081114 10:59:00 redazione-IT

A seguire l’appello redatto dai precari della ricerca e dai dottorandi in mobilitazione della Sapienza. Il testo presenta l’assemblea tematica su ricerca, formazione e lavoro.

Appello per il workshop "Formazione e lavoro" all’assemblea di movimento del 15 Novembre 2008.

Il fondersi delle istanze di protesta contro i tagli governativi della scuola, dell’università e degli enti pubblici di ricerca in unica travolgente onda è uno dei dati fondanti di questo movimento. Solo mediante l’unione e la generalizzazione di proteste particolari è, infatti, possibile riuscire ad invertire i rapporti di forza che hanno finora schiacciato il mondo dell’istruzione e della ricerca.

Solo il continuo coordinamento e l’allargamento della protesta ad altre realtà lavorative in forte sofferenza potrà portare ad un reale cambiamento nella gestione politica del paese.

Per il nostro movimento l’Università non dovrebbe soltanto essere un luogo di istruzione superiore e di ricerca, possibilmente di qualità, ma divenire uno spazio aperto di cittadinanza e di produzione e trasmissione di sapere. Per questo fine e consci dei limiti legislativi, dei tagli finanziari e dei provvedimenti di stampo privatistico imposti da governi irresponsabili – passati e presenti – facciamo appello a tutte le facoltà e tutti gli enti in mobilitazione perché discutano ed elaborino insieme un progetto di autoriforma dell’università e della ricerca pubblica, autonomo da partiti e non rappresentabile da essi.

La trasformazione delle università in fondazioni private è un obiettivo bipartisan, compiuto dal Governo Berlusconi con la legge 133 ma già fortemente voluto da componenti dell’attuale partito democratico. Lo scopo ultimo è avere pochi poli di eccellenza, sopravvissuti ai tagli generalizzati, e università di serie B dove svolgere didattica di mediocre qualità con la missione di avviare al lavoro, precario, mal pagato e senza diritti. L’"eccellenza", valutata in base a meri requisiti di bilancio, sarà allora appetibile per i finanziatori privati con l’unico obiettivo di finalizzare quel che rimarrà della ricerca a esigenze di mercato.
L’università non fa altro che riprodurre le modalità corporative che regolano il governo del paese. Il baronato si adatta ai nuovi schemi, concentrando le risorse per attirare capitali, per mantenere la gestione dei propri feudi accademici.
L’indebolimento dell’accesso ai servizi pubblici è un dato generale, comune a tutti i settori. Questo movimento è, però, la dimostrazione che esistono anticorpi, che la cultura e l’opposizione politica e sociale sono possibili anche in condizioni di crisi profonda, a partire dalla scuola e dall’università.

Il nostro obiettivo è arrivare ad una proposta unitaria di movimento, che sia largamente condivisa e che sia innanzitutto di forte rottura con l’attuale sistema ed indipendente da esso. Non una semplice denuncia, non una controproposta di carattere emendativo da discutere ad un eventuale tavolo di trattativa, bensi` un progetto di autoriforma articolato ed organico che tenga conto delle esigenze del paese, del ruolo dell’istruzione pubblica, dell’autonomia e del ruolo sociale ed economico della ricerca, delle condizioni di lavoro di chi opera nella scuola, nell’università e negli enti di ricerca, delle necessità intellettuali e materiali degli studenti.
A rivendicazioni nazionali proponiamo, inoltre, di affiancare inziative di vertenza locale, che diffondano e contribuiscano a ramificare le istanze di conflitto del movimento, e riteniamo che vada affrontato un serio lavoro di inchiesta per il progetto di autoriforma che coivolga tutte le componenti del movimento.

L’onda condanna fermamente la trasformazione degli atenei in fondazioni di diritto privato.
Non riconosce l’associazione privata denominata CRUI, e la omonima fondazione di diritto privato, come organi rappresentanti dell’università pubblica italiana. L’onda si oppone ai meccanismi presenti e futuri di disciplinamento corporativo e gerarchico che servono alla redistribuzione di potere e di cattedre.

Per contribuire alla discussione che si terrà Sabato 15 Novembre nel Workshop "Lavoro e formazione" proponiamo, in maniera estremamente sintetica, uno schema di lavoro e alcuni punti di criticità.

RICERCA:
– promozione dell’autonomia della ricerca ad ogni livello, attraverso esperienze di ricerca indipendente fin dalla laurea magistrale, l’accesso a fondi indipendentemente dall’appartenenza ad un dato gruppo di ricerca, la partecipazione a progetti nazionali ed europei;

– sostegno alla ricerca di base, non finalizzata esclusivamente allo sviluppo tecnologico ed alla competitività;

– garanzie per le discipline che non sono produttive in termini commerciali, salvaguardia e sviluppo della cultura, della sua produzione e trasmissione, attenzione alla funzione dell’insegnamento universitario e della ricerca pubblica nel contesto sociale in cui avvengono.

– attivazione di meccanismi di critica delle modalità e dei contenuti della ricerca (effettiva o simulata) attualmente svolta sia nel sistema pubblico che in quello privato, guardando ai risultati, alla produzione e alle ricadute sociali effettive, nell’ottica di sviluppare una cultura antagonista che giudichi nel merito l’accademia esistente, per cambiarla nella sostanza.

FINANZIAMENTO:
– abolizione dei tagli e dei vincoli di bilancio contenuti nella legge 133 e proposizione di un piano di sviluppo e di investimento nell’università e nella ricerca pubblica.

– vincolo di larga parte dei fondi del reclutamento alle assunzioni di nuovi ricercatori, privilegiandole ai passaggi di fascia.

– destinazione di parte dei fondi ordinari locali (es. di dipartimento) a ricerche di base ed accessibili da tutti i ricercatori, anche precari e dottorandi, senza passare per vie gerarchiche.

– condanna della cosiddetta "ricerca" privata, che in Italia è solo ed esclusivamente ricerca di processo – atta a economizzare la spesa di produzione – e mai di innovazione. "Privatizzare" la ricerca in questo contesto significa smantellarla.

– accesso a tutti i finanziamenti su progetto (vedi PRIN) anche ai non strutturati, senza vincoli di appartenenza o di gerarchia accademica.

VALUTAZIONE:
La valutazione del merito, ovvero i criteri che stabiliscono cosa è il merito e come valutarlo sono alla base del reclutamento, dell’assegnazione di fondi su progetto, della ripartizione dei fondi ordinari, della promozione o bocciatura di linee di ricerca o di corsi didattici esistenti, dello sviluppo di nuovi settori. Benché estremamente complesso non si può lasciare il nodo della valutazione in mano al governo e all’elite accademica. Riteniamo perciò necessario uno studio dettagliato e su larga scala delle forme e dei criteri di valutazione.
Il primo passo è la definizione di "merito" e la definizione dei criteri di valutazione per la ricerca, per i singoli ricercatori, per gli istituti, i dipartimenti, le facoltà, per la didattica, per l’amministrazione degli atenei. Merito non è la capacità di non spendere soldi. Non è il peso politico di una componente accademica e la sua capacità di fare lobby. Non è, non in maniera esclusiva, l’efficienza nella produzione di beni. Promuoviamo, invece, il concetto di merito in relazione all’approfondimento della conoscenza, nella sua generalità, senza secondi fini.
La valutazione della ricerca e della didattica universitaria non può essere basata su meri criteri di bilancio. Nè può essere un metodo per far partire meccanismi di concorrenza interna tra università pubbliche. Premesso questo proponiamo alcuni punti di discussione e approfondimento.

– Verifica delle scelte operate da parte di un dipartimento/istituto nel reclutamento di nuovi ricercatori e nei passaggio di livello, l’assunzione di responsabilità da parte di chi gestisce il reclutamento.

– Imprescindibilità della valutazione da una rendicontazione sociale.

– Importanza delle esigenze territoriali.

– Investimento ai fini dello sviluppo di un’area di ricerca o di un ateneo anche in assenza di "eccellenza" pregressa.

– Istituzione di meccanismi di perequazione all’interno del sistema dell’istruzione e della ricerca pubblica.

RAPPRESENTANZA:
Chi svolge un ruolo di insegnamento o di ricerca in una struttura (dipartimento, facoltà, istituto, ateneo) deve avere accesso, con diritto di voto, a tutti gli organi consultivi e decisionali di cui la struttura è dotata.

CONTRATTI e DIRITTI:
Indipendentemente dalla forma contrattuale tutti hanno diritto all’indennità di malattia, di infortunio, alle ferie, alla maternità, alla previdenza sociale, alla mobilità in caso di mancanza di rinnovo del contratto con le stesse garanzie dei lavoratori dipendenti. Proponiamo, quindi, che vengano stipulati esclusivamente contratti di lavoro subordinato a tempo determinato per i ricercatori non strutturati. L’attacco al welfare e alla scuola è soprattutto un attacco alle donne. La stessa situazione discriminatoria presente in tutti gli ambiti lavorativi si ripresenta nell’università dove è aggravata dall’enorme dilagare, anche in deroga alle vigenti normative sul lavoro (legge 30) di contratti precari parasubordinati o di diritto privato. Elenchiamo le seguenti proposte.

– Istituzione di un unico contratto a tempo determinato post-dottorato che vada a sostituire borse di studio, assegni di ricerca, contratti a progetto, co.co.co., contratti di docenza e ogni altro tipo di contratto di lavoro parasubordinato o di diritto privato.

– Garanzie di continuità di reddito tra un contratto e l’altro.

– Istituzione di meccanismi che salvaguardino e garantiscano la parità di trattamento verso le ricercatrici e dottorande.

– Reddito di ingresso dei dottorandi commisurato al minimo salariale previsto nei contratti nazionali dei ricercatori degli enti pubblici di ricerca o al minimo salariale dei ricercatori universitari. A seguito di rinnovi contrattuali o all’assunzione a tempo determinato l’anzianità di servizio e l’esperienza accumulata deve essere contabilizzata.

– Abolizione dei posti di dottorato senza borsa.

– Riduzione dei contratti di docenza in funzione dell’assunzione di docenti universitari a tempo indeterminato.

– Riduzione dell’età di pensionamento.

– Impossibilità di cumulazione di incarichi da parte del personale strutturato.

Il 15 Novembre sarà l’occasione per aprire ed impostare un percorso che porti all’elaborazione di un progetto di autoriforma autonomo. Invitiamo tutti gli studenti, i precari e i dottorandi in mobilitazione a partecipare all’assemblea nazionale dell’onda!

Dalla Sapienza di Roma occupata:
Dottorandi e ricercatori precari in mobilitazione.

 

 

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EmiNews 2008

 

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