6087 In 200 mila per la scuola pubblica a Roma

20081114 15:50:00 redazione-IT

La Capitale attraversata da quattro cortei: c’è quello del sindacato partito dalla Bocca della verità, quello dell’università e degli studenti medi che si sono ritrovati a piazza della Repubblica, ma altri sono partiti dalla Sapienza e da Roma3. Sono tanti: «Siamo duecentomila». E portano scritta addosso la loro rabbia.

La scuola in piazza contro i tagli
di Silvia Garambois

I geologi hanno il casco giallo in testa e un piccolo dinosauro (di cartapesta) sulle spalle: “Contro la fossilizzazione della cultura”, come è scritto sul loro striscione. Quelli dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Trieste fanno volantinaggio: vogliono far sapere a tutti che sono 50 anni che indagano le leggi fondamentali della natura, il che significa anche lavorare per la diagnosi precoce dei tumori al seno, con esperimenti sulle particelle elementari. Sono 1800 in 26 sedi sparse per l’Italia: ora la 133 rischia di far terra bruciata di una generazione di giovani scienziati.

«Questa è la quarta manifestazione: tre volte siamo venuti a Roma, una l’abbiamo fatta a Firenze» sono quelli del Cnr di Firenze, sono arrivati con 7 pullman, e fra di loro ci sono molti neppure “giovanissimi”. E poi c’è l’Istat, l’Enea, l’Iss, l’Ispra: un universo di sigle che raccontano ognuno una storia… Come quella di un altro striscione, replicato in decine di foto che i manifestanti portano a tracolla: “Berlusconi, se c’hai i capelli è solo grazie alla ricerca!”.

La manifestazione del sindacato, con i grandi palloni colorati della Cgil, le bandiere della Uil, gli striscioni, e i ricercatori, gli universitari, gli studenti dell’”alta formazione artistica e musicale”, si è data appuntamento vicino alla Bocca della verità, nel cuore della Roma antica. Dai microfoni arrivano le notizie: i pullman che devono ancora arrivare, le altre manifestazioni – quelle degli studenti – che intanto si muovono da altri punti della città, da piazza della Repubblica per chi arriva in treno e per gli studenti medi, dal piazzale Aldo Moro gli universitari della sapienza, dalla Piramide quelli di Roma3.

Quanti? Nessuna cifra. Migliaia…

Un gruppo di ragazze sfila ha dei mascheroni di cartapesta: sono mostri. Artistici mostri… Un ricercatore ha per cappello un cervello con uno stivale (la bella Italia) che lo calpesta.

Se la portano addosso la loro protesta: non sono solo le bandiere, i palloni, sono le magliette, i cappelli, i caschi, i cartelloni da uomo (e donna) sandwich, sono le maschere. Sono gli slogan: «Tagli alla ricerca e all’università: la riforma del Governo è tutta qua».

«Siamo tanti – urlano dal megafono sul camion che apre il corteo del sindacato -. Siamo tanti a questa manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. Poi la Cisl si è fatta da parte per ragioni… sue: ma qui siamo comunque a rappresentare tutte le ragioni dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica e musicale»: insomma, non è un corteo di divisione sindacale. È un corteo per le buone ragioni di un Paese che ha bisogno di studiare, studiare, studiare. Contro un governo dell’ignoranza. Contro i contratti non rinnovati. Contro i fondi tagliati. Contro la ricerca dismessa per decreto.

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Roma, ancora un’altra Onda
di Alessia Grossi

«La grande Onda che travolge tutto». «Atenei contro la 133». «Ora la lezione la diamo noi». «Ancora un’altra Onda». «Gelmini facce du’ panini». «Disoccupati per legge». «Siamo 200 mila, gridano dai megafoni i tre cortei di studenti medi, universitari e ricercatori che sfilano per le strade di Roma contro la 133. Sono partiti dal trivio nei pressi della stazione Termini e si sono uniti per manifestare contro i tagli all’istruzione.
Da piazza della Repubblica la musica accompagna l’attesa degli studenti medi che protestano «perché l’università è il loro futuro». A piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione, invece si schierano gli studenti universitari di tutta Italia appena scesi dai treni a cui si unisce la lunga marcia partita da “La Sapienza” seguita dal gruppo dell’Ateneo di Pisa. «Ancora non possiamo muoverci – avverte inizialmente il megafono – perché il corteo della Sapienza sta ancora sfilando, la testa è ancora alla Minerva».

In marcia si spiegano striscioni, qualcuno appena arrivato dal treno lo scrive sul marciapiede. I ricercatori sfilano in camicie bianco. I geologi brandiscono un martelletto gigante di cartone, quelli di biologia si sono fatti una collana di provette. Arriva l’Onda calabra, quella marchigiana, gli studenti di Brescia «si vergognano della Gelmini». «Il ministro – spiegano alcuni studenti che sorreggono lo striscione – è nata in provincia di Brescia ed è bene che sappia che gli studenti della sua città sono i primi a vergognarsi di lei». Lo striscione dei salernitani invece evoca il doppio senso tra la Gelmini e l’Enterogelmina.

L’Onda liceale ha tappezzato il camioncino di forbici e tra i manifestanti compaiono due enormi fantocci. Ballano insieme, ma non vanno molto d’accordo. L’istruzione è una donna – befana, sopra il mantello, sotto gli stracci. Le balla intorno un Tremonti enorme con le forbici in mano.

L’Onda dei futuri universitari segue la musica dal camioncino, non solo «Bella ciao», la più gettonata è la canzone de «Er Piotta», quella dei giovani surfisti perché ricorda che c’è anche ancora un altra onda e non è possibile non cavalcarla. «Né rossi né neri ma liberi pensieri» si legge ancora su alcuni striscioni nonostante gli scontri di Piazza Navona. Non mancano le bandiere degli «studenti di sinistra». E a piazza dei Cinquecento alcuni ragazzi hanno esposto uno striscione con la scritta: «Blocco Studentesco odia gli studenti», con i caratteri e i colori della polizia. Lo striscione è stato esposto da due ragazzi vestiti di nero e poi subito ritirato. «È un modo ironico per intendere che quello tra gli studenti del Blocco e le forze dell’ordine è un connubio», ha detto uno degli autori dello striscione. «Non vogliamo i fascisti nelle nostre facoltà» gridano invece dai megafoni gli studenti dell’Università di Roma Tre» che arrivano da Piramide e ancora: «Oggi non accetteremo nessuna provocazione» aggiunge uno studente riferendosi agli scontri di piazza Navona. «Questo pomeriggio i fascisti andranno sotto il ministro della Pubblica istruzione mentre noi – hanno gridato – saremo a protestare sotto i palazzi del potere, che non valgono nulla». Dopo una brevissima pausa in cui tutti si sono seduti a terra, il corteo ha ripreso il cammino verso il Colosseo, mentre dagli altoparlanti si alternano gli interventi di studenti universitari anche provenienti da altre città italiane.

Il coro è unanime, e a vederlo per le strade di Roma il corteo de «gli studenti incazzati» ha un solo slogan: «No alla 133». Il ritmo lo tiene il megafono: «Noi la crisi non la paghiamo» accompagnato dal rintocco di un tamburo. Fuori dal coro solo gli studenti di Forza Italia: «Quelli che oggi sono scesi in piazza a protestare contro il ministro Gelmini – fanno sapere infatti da Alternativa studentesca – continuano ad essere manovrati dalla politica e dai sindacati più conservatori e a non rappresentare nessuno». «Una partecipazione straordinaria – dice invece l’Udu, Unione degli universitari – come d’ altro canto era attesa, di universitari e studenti medi per dire «no» a queste scelte scellerate del Governo che non guarda al futuro dei giovani come a quello del Paese».
Arrivata a Piazza Venezia, dove il corteo degli studenti si è unito a quello dei sindacati che hanno sfilato da Bocca della verità, l’Onda si è divisa in due nel tentativo di arrivare a Piazza Montecitorio per manifestare davanti alla Camera.

www.unita.it

 

 

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EmiNews 2008

 

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