6170 APERTO A ROMA IL CONVEGNO SULL’ASSOCIAZIONISMO ITALIANO ALL’ESTERO PROMOSSO DALLA CNE

20081128 11:21:00 redazione-IT

ROMA- aiseEminotizie – L’associazionismo italiano all’estero negli ultimi anni sta vivendo una fase di transizione e trasformazione e ciò è dovuto al cambiamento del mondo dell’emigrazione: il legame con l’Italia della nuova generazione di emigrati presenta aspetti profondamente differenti rispetto alle vecchie generazioni e diventa dunque necessaria un’azione sinergica fra le associazioni regionali e nazionali al fine di rinnovare gli interventi per tutti gli italiani che vivono e lavorano all’estero. Questi sono alcuni dei temi affrontati oggi a Roma, presso la sala Tevere della Regione Lazio durante il convegno "Le Associazioni protagoniste all’estero" promosso dalla Cne con il patrocinio della Regione. Obiettivo dell’incontro quello di fornire un punto di sintesi del dibattito sviluppatosi negli ultimi due anni all’interno delle 14 organizzazioni nazionali aderenti alla Consulta Nazionale dell’Emigrazione e delle diverse iniziative seminariali svoltesi negli ultimi anni in Italia e all’estero.

Nella prima parte dei lavori, Vincenzo Palladino, vice direttore generale del Mae per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie, ha evidenziato come a tutt’oggi i connazionali della prima generazione siano ancora molto legati al paese d’origine. Grande interesse per l’Italia anche fra le nuove generazioni dove però è meno sviluppato il senso di "italianità". Secondo Palladino "è necessario ricercare nuovi motivi di aggregazione" al fine di ridare vivacità al mondo associativo. "È uno sforzo grande che deve nascere dai giovani, ma deve essere anche facilitato dalle strutture dirigenti attuali".
I lavori, presieduti da Alberto Sera, sono poi proseguiti con tre relazioni curate da altrettanti membri dell’ufficio di presidenza della CNE. Il Presidente Rino Giuliani ha affrontato il tema "Le associazioni costruiscono il futuro".
"È necessario cogliere e fare proprie le aspirazioni e le nuove esigenze dei giovani italiani all’estero senza frantumare, però, il legame con le vecchie generazioni", ha detto Giuliani che ha aggiunto: "come CNE, siamo convinti dell’imprescindibilità e della non rinviabilità dell’azione di rinnovamento che non riguarda solo l’associazionismo ma anche il Cgie ed i Comites. A dire il vero", ha proseguito Giuliani, "andrebbe ripensata l’intera azione delle nostre istituzioni. Gli italiani all’estero devono essere parte delle più generali scelte pubbliche che solo un governo nel suo insieme può fare e non un solo ministero come accade oggi". Il presidente ha poi proposto la creazione di un Forum permanente "nel quale elaborare ed aggiornare, come associazionismo, le politiche d’emigrazione. Una sede di confronto periodico delle associazioni con la Conferenza delle Regioni faciliterebbe una progettualità condivisa a favore di tutti gli italiani all’estero e non solo per distinti e diversi corregionali".
Di "Responsabilità delle associazioni nell’azione solidale e nella promozione sociale" ha invece parlato Michele Consiglio, secondo il quale "bisogna iniziare ad avere uno sguardo più ampio per comprendere quello che sta accadendo tra le comunità italiane nel mondo. Secondo Consiglio non è più sufficiente lo studio della presenza numerica, ma bisogna studiare il processo sotto vari profili. "La nuova migrazione", ha sottolineato, "esprime infatti domande e bisogni differenti dall’emigrazione del passato e la presenza dell’associazionismo deve mutare di conseguenza".
Ma chi sono i giovani oggi? Cosa vogliono? Come affrontare il problema dello scarto generazionale? A queste domande ha risposto Gennaro Amoruso nella sua relazione su "Giovani e associazioni tra globale e locale".
"Spesso si mettono nello stesso calderone due, tre o addirittura quattro generazioni di giovani con problemi e bisogni completamente diversi" ha sottolineato Amoruso nel suo intervento. "Questa grande complessità strutturale è stata analizzata con sufficienza e senza una visione progettuale a tutti i livelli, e queste mancanze si riproducono nella società che, forse grazie a queste forze, avrebbe potuto affrontare diversamente la grande crisi globale, la caduta del mito della sicurezza e della cieca fiducia nel mercato. Compressi in questi enormi problemi strutturali i giovani italiani e di origine italiana non si avvicinano al mondo associativo e, quando lo fanno, questo non avviene per effettivo interesse. Davanti alle difficoltà del quotidiano, alla carenza cronica di un lavoro stabile, ad una flessibilità malata, ad una insicurezza diffusa e ad una vera e propria crisi di identità generazionale, i giovani si rifugiano nell’individualismo, nella solitudine, cercano nuove forme di aggregazione dirette e non strutture o sovrastrutture. Gli stessi giovani però", ha proseguito, "manifestano entusiasmo per i grandi temi, come ad esempio la pace, rendendosi parte viva ed integrante di un’idea, di un progetto, di un impegno che ha respiro globale, insomma, si sentono cittadini del mondo. Questo quadro, a tinte fosche, nasconde comune grandi energie inespresse talenti da scoprire".
Il convegno è poi proseguito in tarda mattinata con gli interventi di Anna Salomè Coppotelli, Assessore all’emigrazione della Regione Lazio, delle Consulte dell’Emigrazione di Campania, Lazio, Puglia e Veneto e di Silvia Bartolini, Rappresentante delle Regioni nel Comitato Organizzatore della Conferenza del Giovani Italiani nel Mondo.

(t. sampaoloaise/Emnotizie)

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EmiNews 2008

 

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