6191 Convegno della Cne sul protagonismo delle Associazioni italiane all’estero

20081201 17:57:00 redazione-IT

Gli interventi di Consiglio (Acli), Coppotelli (Regione Lazio), Amoruso (Unaie), Ricci (Fiei), Prencipe (Cser), Di Mascio (Uim), Volpini (Acli), Simonetti (Consulta Basilicata), Chinedu (Consulta di Roma) Vedovelli (Università per Stranieri di Siena) e del senatore del Pd Micheloni

ROMA – “Allargare il campo d’azione dell’associazionismo italiano all’estero, perché possa confrontarsi con i cambiamenti avvenuti sul territorio, dovuti ai grandi processi economici, e con le esigenze delle ultime generazioni e delle nuove emigrazioni”. Lo ha rilevato il vice presidente delle Acli Michele Consiglio durante il convegno della Cne “Le associazioni protagoniste all’estero”, svoltosi venerdì scorso presso la sede della Regione Lazio.

Le associazioni – spiega Consiglio – hanno svolto un ruolo di partecipazione e democrazia; adesso dobbiamo spostare l’asse della nostra attenzione pensando ad una presenza delle associazioni all’estero che non si occupi solo degli italiani, ma sia in grado di interloquire con le nuove generazioni che nascono in loco e con i protagonisti della società civile. Quindi passare da associazioni di mero servizio a associazioni di promozione sociale”. Consiglio ha inoltre auspicato un nuovo Cgie senza rappresentanti dei partiti.

Della rapida evoluzione delle nostre comunità all’estero ha parlato anche l’assessore all’Emigrazione della Regione Lazio Anna Salomé Coppotelli, che ha preannunciato la realizzazione, verso la fine del prossimo anno, della V Conferenza regionale dell’emigrazione laziale. Un incontro che si occuperà della diffusione della lingua italiana, della valorizzare della creatività e della professionalità delle nostre comunità all’estero, delle nuove generazioni, dell’informazione e del ruolo dell’associazionismo. Prima della Conferenza sono previsti quattro incontri preparatori. Il primo ha già avuto luogo in Canada, il secondo si sta tenendo in questi giorni a Buenos Aires e gli altri due si svolgeranno in Australia e Francia. La Coppotelli ha inoltre parlato della progettazione di un banca dati volta a favorire gli scambi fra imprese laziali e argentine, e della creazione di un forum permanente, fra la Regione e le associazioni, sulle nuove problematiche dell’emigrazione.

Il segretario esecutivo dell’Unaie Gennaro Amoruso ha evidenziato l’esigenza di combattere la precarietà lavorativa dei nostri giovani, residenti in Italia e in Europa, attraverso un concreto investimento sulla “società dei talenti” che consenta di portare avanti un sistema di formazione continua.“Le associazioni – ha aggiunto Amoruso – devono essere aggiornate nelle proprie finalità statutarie, spesso legate al solo schema della mutualità e della solidarietà, e sono chiamate a guardare con attenzione ai giovani portatori di nuovi interessi e bisogni, come ad esempio la cultura e l’identità linguistica”. Amoruso ha anche sottolineato la necessità di rafforzare le relazioni fra le stesse associazioni in modo da cogliere le novità dell’interculturalismo.

Per il segretario generale della Fiei Rodolfo Ricci, al fine di superare l’attuale crisi dell’associazionismo, occorre individuare le nuove tendenze di sviluppo delle nostre comunità all’estero che con il tempo sono divenute sempre multiculturali, integrate e caratterizzate da una nuova identità. Un’evoluzione, quella delle collettività, a cui ha fatto seguito il cambiamento interculturale anche delle associazioni. “A questa realtà molto variegata – ha proseguito Ricci – bisogna avvicinarsi con grande disponibilità all’ascolto evitando di leggere solo il carattere originario e immutabile dell’italianità. Sono circa 10.000 le associazioni registrate ma vi è un mondo associativo molto più grande fatto dagli oriundi che non viene censito dalle nostre autorità diplomatiche”. Un realtà meticcia, quelle delle associazioni interculturali, che, secondo Ricci, andrebbe tutelata da apposite forme di sostegno e riconoscimento. In questo contesto, per il segretario generale della Fiei, sarebbe inoltre auspicabile una riformulazione del quadro di riferimento istituzionale dell’associazionismo all’estero, coinvolgendo nella gestione, magari attraverso la creazione di un apposito centro di coordinamento, non solo il Mae, come avviene adesso, ma tutti i dicasteri in grado di valorizzare questa realtà interculturale.

“Oggi – ha spiegato il presidente del Cser Renzo Prencipe – vi sono nuove associazioni che spesso oltrepassano i confini di un solo paese e superano la logica di un’appartenenza unica, nazionale o regionale. Un mondo, quello dell’associazionismo in evoluzione all’estero, che si rivolge più agli italofili che agli italiani con passaporto. L’affermarsi di queste nuove forme associative, connesse agli interessi delle nuove generazioni – ha proseguito l’esponente della Congregazione Scalabriniana -, evidenziano come l’associazionismo non sia un fenomeno di retroguardia, ma un dinamico ponte tra mondi in evoluzione”.

Gabriele Di Mascio della Uim ha invece preso in esame gli importi stanziati nel 2008 dalle singole Regioni per le attività dei corregionali all’estero – ai primi posti troviamo la Sardegna con quattro milioni di euro, seguita dal Veneto (2451.500) e dal Friuli Venezia Giulia (1.917.000) – e per il funzionamento delle associazioni regionali nel mondo. Anche in questo secondo caso troviamo nelle prime posizioni la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia. Di Mascio ha inoltre segnalato come l’Emilia Romagna insieme alla Basilicata abbia moltiplicato nel 2008 gli investimenti per i corregionali all’estero, al contrario di Calabria e Lazio che li hanno diminuiti. Chiesta infine la creazione di una speciale commissione nel Cgie, volta a coordinare le politiche adottate a livello nazionale e regionale per gli italiani all’estero, con il coinvolgimento di rappresentanti delle associazioni.

Dopo l’intervento del presidente della Consulta per l’Emigrazione della Basilicata Pietro Simonetti che ha auspicato la realizzazione di una griglia di proposte volte ad ottenere dalle Regioni il riconoscimento e risorse adeguate per le associazioni italiane all’estero, Roberto Volpini, consigliere del Cgie e coordinatore delle Acli per gli Italiani nel mondo, ha auspicato un allargamento della gestione, da parte del Mae, delle variegate questioni dei nostri connazionali nel mondo e delle tante associazioni che si differenziano fra di loro per obiettivi e finalità, anche agli altri ministeri interessati. “Alla Conferenza mondiale dei giovani – ha aggiunto Volpini – dobbiamo far passare in modo chiaro le nostre posizioni sul valore dell’associazionismo”.

Manujibeya Francis Chinedu, portavoce della Consulta per gli stranieri del Comune di Roma, ha evidenziato come l’esperienza degli italiani all’estero possa dare un importante contributo al processo d’integrazione degli immigrati in Italia. Chinedu ha inoltre chiesto il superamento della legge che impedisce ai ragazzi nati da genitori stranieri in Italia di acquisire da subito la cittadinanza italiana.

Massimo Vedovelli, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, ha rilevato il pericolo, a fronte della grave crisi economica internazionale, che la divulgazione della lingua italiana nel mondo (a livello internazionale si colloca ora fra la quarta e quinta posizione) possa tornare ad essere di esclusivo appannaggio degli studiosi di arte e letteratura. Secondo Vedovelli le difficoltà economiche stanno infatti indebolendo sia le singole famiglie, che tenderanno a limitare i consumi culturali, sia le stesse comunità nel mondo che, con la loro realtà associativa, hanno contribuito in modo determinante al successo della nostra lingua all’estero. Alla luce di questa situazione, l’unica strada percorribile, per favorire la promozione della lingua, appare la valorizzazione delle nuove generazioni all’estero, il mantenimento di una forte identità da parte delle comunità emigrate e la riscoperta del valore etico della nostra lingua da parte degli immigrati e degli italiani all’estero.

Se vogliamo interessare le nuove generazioni nel mondo alla cultura italiana – ha affermato il senatore del Pd Claudio Micheloni – non dobbiamo parlare solo l’italiano, ma utilizzare anche la lingua dei paesi in cui questi ragazzi vivono e lavorano. Per quanto poi riguarda il ricambio generazionale delle associazioni, “queste devono capire che è stato vissuto un pezzo di storia e che per attrarre i giovani c’è bisogno di nuove proposte”. Micheloni, dopo aver auspicato la creazione di un centro unico per il coordinamento delle tante politiche volte alla diffusione della lingua italiana all’estero, ha evidenziato come, a seguito dei tagli della finanziaria 2009, i corsi di lingua italiana nel mondo rischino di concludersi prima della scadenza naturale del giugno prossimo. Ha inoltre ricordato la presentazion e di una mozione, la cui calendarizzazione verrà discussa martedì, in cui si chiede all’aula del Senato se l’Italia intenda mantenere e sviluppare i rapporti con i connazionali nel mondo e, in caso di risposta positiva, si impegna il Governo al varo di un decreto che, al di fuori della finanziaria, eroghi adeguate risorse per le politiche in favore degli italiani all’estero. Micheloni ha infine sottolineato come, mentre in Italia la politica appaia orientata verso lo smantellamento dei Comites, del Cgie e della stessa circoscrizione Estero, altri paesi europei, come ad esempio la Francia, stiano adottando il nostro sistema di rappresentanza per le loro collettività nel mondo. Al termine dei lavori è stato approvato all’unanimità il documento finale.

(Goffredo Morgia – Inform/Eminotizie)

 

 

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EmiNews 2008

 

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