6255 CONFERENZA GIOVANI: L'intervento della Delegazione di Germania ed Austria

20081210 20:19:00 redazione-IT

CONFERENZA GIOVANI: L’intervento della Delegazione di Germania ed Austria
(Roma, 10 dicembre 2008)

Buon giorno a tutti, vi porto il saluto della Delegazione dei giovani di Germania ed Austria.

I movimenti migratori hanno profondamente caratterizzato la storia dell’Italia. Nei primi anni dopo l’unificazione politica del paese (1861), l’emigrazione comincia a comparire come fenomeno sociale di una certa complessità. Gruppi sempre più consistenti di disoccupati (in prevalenza contadini) lasciarono l’Italia per i paesi d’oltreoceano ed europei. Il tasso d’emigrazione aumentò regolarmente ogni anno, in modo ininterrotto.

Oggi la collettività italiana in Germania ed Austria è la più numerosa in Europa e comprende complessivamente 640 mila connazionali. Provenienti per lo più dalle regioni dell’Italia meridionale e da alcune aree depresse del centro-nord, la maggior parte di loro è giunta in Germania alla fine degli anni ’50, dopo i patti bilaterali del 1955 tra Germania ed Italia, sullo scambio di manodopera.

Furono lavoratori temporanei che lasciarono le proprie famiglie in Italia, pensando di rientrare dopo qualche anno, avendo guadagnato abbastanza soldi. Con il tempo però la comunità italiana da temporanea è divenuta stanziale. I lavoratori, non sono ritornati, anzi! Hanno chiamato le loro famiglie ed altri figli sono nati in territorio tedesco. Ai primi immigrati seguono così le seconde e le terze generazioni.

Sono più di 170 mila oggi i giovani italiani in Germania ed Austria, comprendenti anche una nuova componente giovanile, suddivisa in giovani qualificati con titoli accademici e giovani lavoratori, immigrati negli ultimi dieci anni.

Nel corso di tutti questi anni, i nostri connazionali purtroppo non sono riusciti ad integrarsi e questo non ha certamente favorito il loro inserimento nella classe dirigente.

All’origine di gran parte dei problemi di integrazione della comunità italiana in Germania restano le difficoltà nell’inserimento scolastico.

Solo il 14% dei ragazzi italiani frequenta i ginnasi, l’unico ordine di scuola che dia, in Germania, accesso diretto all’istruzione universitaria. Il 28,9% frequenta le Realschulen, scuole ad indirizzo tecnico, che danno l’accesso ai mestieri più qualificati. Il 48% frequenta la Hauptschule che dà l’accesso ai lavori meno qualificati (ma il 10% di loro senza conseguire il relativo diploma, privi quindi di qualsiasi qualifica professionale). L’8,6% dei bambini italiani frequenta le scuole differenziali, corrispondente al livello di istruzione più basso. Le scuole differenziali sono sorte inizialmente per i bambini diversamente abili, bambini che in Italia verrebbero seguiti parallelamente da un insegnante di sostegno. Oggi queste scuole sono frequentate anche da un alto numero di scolari italiani, a causa purtroppo di un insufficiente conoscenza della lingua tedesca.

Soltanto lo 0,5% è iscritto ad un corso di studi universitari. Dati molto preoccupanti… se ad essi si aggiunge inoltre un tasso di disoccupazione del 17% (2007).

Fra le cause di tale situazione vi sono le caratteristiche del sistema scolastico tedesco, che è fortemente selettivo. Inoltre nella maggior parte dei casi le famiglie non dispongono delle capacità sia economiche che culturali per poter accompagnare i figli in un percorso scolastico adeguato a far emergere le ricchezze di entrambe le culture.

In Germania circa 25 mila alunni italiani frequentano corsi di lingua e cultura italiana. Altri 5 mila alunni frequentano corsi di sostegno, prevalentemente di tedesco, matematica ed inglese. I corsi sono individuali in considerazione delle diverse difficoltà e cercano di impedire il trasferimento di alunni nelle scuole differenziali, di evitare la bocciatura degli allievi e di aumentare la quota di presenza degli alunni italiani nei Ginnasi, mediante un miglioramento dei loro voti.

Da questa breve analisi sulla realtà degli immigrati italiani in Germania risulta chiara la nostra preoccupazione.

Riteniamo l’attuale finanziaria decisamente ostile verso le comunità italiane all’estero. È ingiusto che per recuperare le risorse mancanti, il governo abbia colpito anche gli italiani all’estero, operando consistenti tagli agli stanziamenti che occorrono per far funzionare la rete di servizi, che le nostre comunità hanno costituito attraverso un impegno di decenni e con tanto lavoro di volontariato.

Il governo ha tagliato fondi agli anziani in stato di indigenza (da 28 milioni e 500 mila a 10 milioni 777 mila) e ha introdotto misure restrittive che limitano l’erogazione dell’assegno sociale istituito dalla legge n. 335 del 1995. Ha tagliato i fondi destinati al CGIE (da 2 milioni a 1 milione e 550 mila); ai Com.It.Es (da 3 milioni e 74 mila a 2 milioni e 540 mila); agli Intercomites (da 226 mila a 170 mila).

Ma i tagli maggiori sono stati effettuati nel campo della lingua e cultura, all’interno del quale vengono finanziati anche i corsi di sostegno: da 34 milioni a 14 milioni e 500 mila.

È chiaro che in un momento storico come questo in cui le opportunità lavorative sono sempre più legate al livello formativo, la nostra collettività rischia, senza gli adeguati aiuti, di non agganciarsi al modello di sviluppo fondato sull’economia della conoscenza e di scivolare nella marginalità sociale, economica e culturale.

Oltretutto, per quanto riguarda la Germania dove il governo tedesco ha avviato un piano per l’integrazione e dove molte organizzazioni fanno punto di riferimento, tagliare i fondi significa anche far crollare impegni presi dalle nostre associazioni.

La cooperazione con i paesi ospitanti costituisce una risorsa importante che l’Italia deve sostenere mostrando chiaro impegno e determinazione. I tagli negano dignità alle comunità italiane all’estero, che generano un flusso economico per l’Italia non indifferente.

Basti pensare alle pensioni (diversi miliardi di euro) pagate dall’estero ai nostri ex-emigrati ora residenti in Italia, al turismo di ritorno e alla promozione e commercializzazione dei prodotti italiani.

Uno studio dell’università di Mannheim sull’imprenditoria sviluppata dagli immigrati in Germania quantifica che, sul solo versante della ristorazione, gli italiani fatturano oltre 15 miliardi di Euro all’anno e ci vuole poca immaginazione per sapere che i prodotti utilizzati provengono dall’Italia.

La nostra preoccupazione aumenta pensando che questa manovra nei nostri confronti proseguirà imperterrita anche nel 2010 e 2011 e produrrà danni gravissimi per la promozione della nostra lingua e cultura, e conseguenze negative per l’immagine dell’Italia all’estero.

Queste decisioni prese evidenziano che il governo ignora le esigenze e le necessità dei cittadini italiani all’estero, che se adeguatamente comprese, si rivelano grandi risorse sia per i paesi ospitanti sia per l’Italia stessa.

Il patrimonio linguistico e culturale va conservato e tutelato, esso non solo favorisce l’apprendimento della lingua straniera, ma è alla base dell’identità di ogni persona. Questi provvedimenti sono un grave passo indietro, che potrebbe assestare un colpo letale al legame che unisce le comunità italiane emigrate e l’Italia. Un legame certamente non solo di carattere socio-culturale, ma in prima linea anche economico-finanziario.

Le problematiche giovanili presenti sul territorio sono molteplici, eterogenee e diffuse. Dalle nostre conferenze preparatorie, sono emerse le seguenti proposte:

1. Corsi di italiano gratuiti a partire dall’asilo e per tutto il percorso scolastico.

2. L’Italiano come materia scolastica, a tutti i livelli di istruzione.

3. Favorire il bilinguismo fin dall’età prescolare, combattendo in questo modo l’attuale semilinguismo che comporta per i singoli, scarse possibilità lavorative non solo nel paese di residenza, ma anche in quello di provenienza.

4. Divulgare le piattaforme online, come risorsa linguistica, per lo studio della lingua e della cultura italiana.

5. Semplificare la vita degli studenti con percorsi burocratici più chiari e sicuri (riconoscimento dei titoli di studio, equipollenza dei crediti, convalida degli esami, tirocini, soggiorni linguistici, workshops, offerte di lavoro, volontariato in Italia).

6. Abbassare i costi dei corsi di lingua italiana, offerti dagli istituti di cultura e dalla Dante Alighieri.

7. Potenziare la presenza di istituzioni culturali e scuole.

8. Motivare e garantire il coinvolgimento dei giovani negli istituti di cultura, così come anche nelle altre istituzioni culturali ed associazioni.

9. Favorire la doppia cittadinanza.

10. Maggiore informazione (scolastica e professionale in italiano, culturale, facilitare l’accesso a libri e riviste italiane, abbassandone il costo).

11. Dare maggiore importanza alla formazione di personale qualificato e a quello già presente in loco.

12. Corsi per la riqualificazione del personale, essenzialmente scolastico, ma anche istituzionale.

La nostra lunga esperienza di emigrazione deve essere un punto di riferimento per le politiche di integrazione del governo e delle amministrazioni italiane nei confronti di coloro che, come noi, vivono le difficoltà dell’immigrazione.

Noi non rappresentiamo un problema, ma un arricchimento per i nostri paesi!

Allora… mobilitiamoci, per non distruggere la nostra storia di cittadini residenti all’estero profondamente attaccati alle nostre radici.

Non approviamo questa politica di assimilazione, una politica che vuole solo liberarsi di noi e abbandonarci ancora una volta! Grazie!

(Claudio Provenzano, Coordinatore giovani Germania e Austria)

 

 

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EmiNews 2008

 

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