6254 CONFERENZA DEI GIOVANI ALL'ESTERO: I DOCUMENTI FINALI

20081213 20:07:00 redazione-IT

– COMMISSIONE "MULTICULTURALISMO E IDENTITÀ ITALIANA": IL DOCUMENTO FINALE
– SINTESI DELLA DISCUSSIONE DELLA COMMISSIONE "MONDO DEL LAVORO E LAVORO NEL MONDO"
– COMMISSIONE "LINGUA E CULTURA": IL DOCUMENTO FINALE
– COMMISSIONE PARTECIPAZIONE E RAPPRESENTANZA: IL DOCUMENTO FINALE
– COMMISSIONE INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE: IL DOCUMENTO FINALE

COMMISSIONE "MULTICULTURALISMO E IDENTITÀ ITALIANA": IL DOCUMENTO FINALE

Conoscersi e farsi conoscere; essere coscienti del proprio essere italiani, ma in una società globale; ribadire l’importanza del senso di appartenenza e combattere al tempo stesso ogni tipo di stereotipo. Questi alcuni degli spunti sintetizzati dal gruppo di lavoro sul "Multiculturalismo e identità italiana" riunito nell’ambito della I Conferenza mondiale dei giovani, conclusa oggi pomeriggio nella sede della Fao e Roma.
"Due i contributi principali. L’affermazione di principi e linee guida dell’essenza dell’italianità; la elaborazione di proposte pratiche ed efficace di queste idee.
Riconosciamo in questa conferenza e nei suoi contenuti un momento storico, una svolta che è la base per la costruzione di una nuova idea di Nazione che superi le diversità, le frontiere geografiche e simboliche e che vuole generare una nuova coscienza italiana che ci accomuni.
L’apertura al mondo è la chiave della grandezza e della eccellenza italiana così come il Rinascimento. Ci riconosciamo nei valori fondamentali della nostra Costituzione e li mettiamo in pratica nei Paesi in cui risiediamo. L’Italia oggi deve riconoscersi come una nazione globale, caratterizzata dal dialogo interculturale.
Noi giovani italiani nel mondo dobbiamo assumerci la responsabilità di lavorare per far giungere tutti gli italiani a questa consapevolezza.
È innegabile che gli italiani sono stati e continuano ad essere orgogliosi ambasciatori di valori, stili di vita, storia e cultura apprezzati in tutto il mondo, nonostante alcuni stereotipi che hanno accompagnato i nostri kigranti all’estero.
L’identità nasce da un senso di appartenenza che esige coscienza di chi si è e conoscenza di noi stessi e degli altri e si costruisce nella quotidianità.
L’italianità oggi ha queste caratteristiche: è il risultato della dimensione globale in cui siamo inseriti noi giovani; si manifesta in molteplici forme che rispecchiano le diversità dell’italianità nel mondo; il nostro essere italiani, in questo modo, è speciale per pluriculturale.
Gli italiani nel mondo oggi sono coloro che per primi hanno lasciato l’Italia per la ricerca del lavoro e di un futuro migliore per i loro discendenti, ma sono anche i giovani delle nuove generazioni che continuano a partire per contribuire anche alla crescita dei paesi in cui si inseriscono e all’immagine dell’Italia nel mondo.
Sono varie le forme di italianità ed ognuno è caratterizzata da un complesso intreccio di molte appartenenze, come emerso nei documenti preparatori alla conferenza dei giovani di ciascun Paese a cui rinviamo.
Quattro i punti in comune in cui ci ritroviamo tutti: cultura, lingua, valori comuni e legame col territorio.
Sul diritto alla cittadinanza.
Oltre al diritto alla cittadinanza il diritto/dovere di informare e informarsi, abbiamo aggiunto il diritto/dovere che ci sembra fondamentale: quello all’appartenenza e all’identità. Appartenere per integrarsi socialmente attraverso l’aiuto anche delle istituzioni e delle entità locali sia in Italia che all’estero, e appartenere anche come riconoscimento legale che ci metta in condizione di poter essere cittadini sia nei nostri paesi di residenza che in Italia.
La cosa più importante che vogliamo trasmettere è il messaggio di integrazione di dialogo interculturale che stiamo lanciando. Come cittadini italiani nel mondo siamo l’emblema vivente della possibilità, seppur con difficoltà, dell’integrazione nei nostri Paesi di residenza perché coniughiamo varie identità nazionali e non e le conciliamo nel nostro vivere quotidiano. Ribadiamo che integrazione è basato sulla conoscenza reciproca e sul dialogo multiculturale di cui noi siamo ambasciatori e promotori e, soprattutto, che qualsiasi tipo di integrazione deve basarsi sul rispetto delle diversità e senza discriminazione.
Crediamo che il nostro essere italiani ci richiami alla responsabilità di partecipazione esercitando una cittadinanza attiva.
Infine, le nostre proposte sono ispirate
La collaborazione con le diversità realtà che ci rappresentano e nelle quali siamo inseriti sia imprescindibile per concretizzare i progetti da noi proposti noi ci impegniamo ad essere portavoce dei principi e delle proposte discusse ed elaborate e ad essere agenti di cambio nelle nostre realtà locali grazie al sostegno di una rete di solidarietà internazionale e delle nostre istituzioni.
Le proposte:
a. Nomaditalia: rete turismo e ospitalità giovani italiani
b. It Card
c. mass media:
i. programmi TV per farsi conoscere e conoscere la vita degli italiani
ii. giornali per bambini, pubblicazioni
d. social network per gli italiani giovani
e. agevolazioni tariffarie per viaggi
f. presentare le feste tipiche /tradizionali
g. volontariato nazionale/internazionale
h. collette e raccolta materiali e fondi per bisognosi
i. istituire la giornata della famiglia italiana e del ricordo
j. accordi con uffici stampa
k. sport: giochi della gioventù italiana nel mondo
l. corso di cittadinanza gratis in consolato/IIC (con certificato)
m. Commissione Giovanile Nazionale (locale)con piano di lavoro triennale per coordinare tutte le proposte dei giovani che interagisca con i Ministeri, etc.
n. Mettersi a disposizione per consulenza alle associazioni esistenti
o. Solidarietà generazionale (programmie ducativi e culturali)
p. Accordi bilaterali tra province
q. che lo Stato si informi all’estero riguardo politiche di integrazione e multilinguismo, multicult.
r. Ruolo di MEDIATORI CULTURALI
s. Sportello opportunità
t. Blog attivo
u. Serate a tema
v. Campagna informativa: pubblicità per combattere gli stereotipi sugli italiani (fatta da noi)
w. Programmi lingua cultura
x. Eventi per conoscere l’Italia moderna
y. Festival internazionale della migrazione (in Italia e all’estero) da fare in Italia.
z. Scambi tra scuole e università
aa. Collocamento in Italia
bb. Investimenti nella formazione della cultura
cc. Accordi con le case editrici per materiali a prezzo agevolato
dd. Enit o nuovo ufficio presso consolato".

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COMMISSIONE "MONDO DEL LAVORO E LAVORO NEL MONDO"

I giovani delegati che hanno partecipato al gruppo di lavoro sul "Mondo del lavoro e lavoro nel mondo" non sono riusciti a sintetizzare in un unico documento le loro proposte: troppo diverse, hanno spiegato, le realtà europea ed extraeuropea. Si è quindi ricorso ad una sintesi delle istanze contenute nei due diversi documenti.

"VOCAZIONI E BISOGNI DEI GIOVANI ITALIANI NEL MONDO
* Tutti i delegati hanno espresso entusiasmo e soddisfazione per aver avuto l’opportunità di partecipare alla prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo, in quanto ciò costituisce un primo segnale forte verso il riconoscimento della loro identità e "dignità" di italiani all’estero. I giovani italiani nel mondo amano l’Italia e si sentono profondamente italiani, ma per troppo tempo hanno sofferto una carenza di attenzione dell’Italia nei loro confronti.
* I giovani italiani nel mondo sono una realtà estremamente complessa, sotto molti profili, perché rappresentano le diverse stratificazioni dell’immigrazione italiana in ogni angolo del pianeta. In questi giorni si sono riuniti a Roma giovani imprenditori, artigiani, professionisti, ricercatori, volontari: ognuno di loro contribuisce ogni giorno al progresso dell’Italia, svolgendo un ruolo fondamentale di diffusione dell’identità italiana in tutti i campi.
* C’è consapevolezza nei giovani italiani nel mondo della condizione dei giovani in Italia: è stata evidenziata l’esistenza nel nostro Paese di una gerontocrazia dilagante, di una dolorosa mancanza di merito nei processi di valutazione scolastica, universitaria e di carriera, e quindi di un immobilismo sociale che determina una selezione "anomala" della classe dirigente. Spesso non vengono scelti i migliori, ma i "meglio connessi". La precarietà del lavoro non supportata da una rete adeguata di ammortizzatori sociali e le difficoltà di accesso al credito bancario hanno costretto molti giovani italiani a fuggire all’estero per cercare realtà professionali migliori e più appaganti
* È stato altresì espresso un forte senso di appartenenza all’Italia e ai suoi valori culturali: è stata manifestata la volontà di essere riconosciuti, dalle istituzioni e dalle aziende italiane che esportano all’estero, come "ambasciatori" del Made in Italy nel mondo. È importante che le imprese italiane all’estero siano messe nella condizione di "pescare" nel bacino degli italiani nel mondo, offrendo loro posti di lavoro o stage, per poter far fruttare al meglio questo straordinario bacino di competenze. È un paradosso, per esempio, che grandi imprese italiane come la Fiat sbarchino in Sud America con migliaia di posti di lavoro disponibili e nessuno di questi venga offerto agli italiani all’estero, che costituiscono una grande opportunità anche per queste imprese.
* I giovani italiani nel mondo chiedono con grande forza una maggiore valorizzazione delle loro capacità professionali e creative da parte dell’Italia, attraverso il riconoscimento automatico del titolo di studio conseguito nell’ambito dell’Unione Europea e Svizzera: oggi il riconoscimento del titolo di studio incontra ostacoli burocratici enormi, che spesso portano il giovane a rinunciare a nuove opportunità di lavoro o a esperienze che potrebbero arricchire il suo percorso formativo e umano.
Per quanto riguarda i titoli di studio conseguiti al di fuori dell’Europa, non è necessario un riconoscimento automatico. Si chiede, invece, la creazione di un sistema fluido e agile che permetta di integrare il percorso di studio conseguito all’estero ad uno "standard di conversione" unico definito dall’Italia, anche sulla base della firma di accordi bilaterali.
* È assolutamente necessaria, per i giovani italiani che vivono nel mondo, una razionalizzazione ed una maggiore efficienza delle istituzioni italiane all’estero (Ice, Camere di Commercio, Consolati, Ambasciate e Comites). Oggi appaiono frequentemente come strutture obsolete e lontane dalle esigenze attuali del mercato del lavoro e della formazione, spesso inadeguate ad assistere e orientare a livello professionale e sociale i giovani italiani che risiedono all’estero. Sono, inoltre, poco integrate tra loro, lavorano in modo indipendente l’una dall’altra e sono poco propense a "fare sistema". Non solo dovrebbero ricevere e veicolare le richieste di risorse umane da parte delle aziende italiane che operano all’estero, ma dovrebbero anche orientare i giovani lavoratori sul mercato, informandoli sulle normative vigenti e sui sistemi di sicurezza sociale all’estero. È necessario infine metterli in contatto con gli italiani di seconda o terza generazione, per condividere insieme il ricco patrimonio di vita e di esperienza.
* È molto forte la richiesta di migliorare e incrementare il sistema di formazione professionale per gli italiani all’estero: razionalizzare l’utilizzo dei fondi e modificare il criterio di selezione dei corsi finanziati. È importante, inoltre, dare maggiori informazioni sulle opportunità di formazione offerte dal sistema universitario e lavorativo italiano (master, corsi di aggiornamento, stage)
LE PROPOSTE PIU’ INNOVATIVE
Creazione di un "database dei professionisti": un sistema telematico creato "dal basso", dove inserire i curricula degli italiani nel mondo, che diventi un bacino di reclutamento per le imprese italiane che operano all’estero, ma anche un punto di riferimento per lo scambio di informazioni e di esperienze professionali tra i giovani italiani nel mondo
Utilizzo del blog per mantenere in contatto la comunità di giovani italiani nel mondo: il gruppo propone di dare la possibilità ai partecipanti alla conferenza di confrontare le diverse proposte emerse, anche al termine dei lavori.
Realizzazione di un modello di valutazione delle istituzioni italiane all’estero, con particolare riferimento alle strutture politiche e commerciali, in modo da individuare – attraverso un benchmark tra Paesi – le best practises da proporre come esempio".

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COMMISSIONE "LINGUA E CULTURA": IL DOCUMENTO FINALE

La lingua italiana è un legame con il Paese ed ogni Nazione dovrebbe avere consapevolezza del fatto che i suoi confini non sono dettati dalla geografia, ma dalla diffusione della sua cultura. È una delle riflessioni contenute nel documento finale del gruppo di lavoro su "Lingua e cultura" riunitosi nell’ambito della I Conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero, conclusa oggi alla Fao dopo 5 giorni di dibattito e incontri.
Ne riportiamo di seguito la versione integrale.
"I. L’ITALIA NON È SOLO IN ITALIA. LA LINGUA COME LEGAME
Prima ancora del territorio, la lingua è la forma più universale di unione e di riconoscimento di un popolo. Per tutti, ma specialmente per gli italiani all’estero, essa rappresenta un elemento di sintesi della dimensione identitaria, di ricchezza culturale e di benessere. Uno strumento così forte da essere paragonato a una calamita talmente potente da riparare alla distanza. Se la lingua è ciò che "istintivamente" ci attrae, ci lega e coinvolge, il primo compito selettivo di una Conferenza dei giovani italiani nel mondo è quello di rivendicare un tale potere di attrazione anche nella valorizzazione dell’insegnamento dell’italiano all’estero. Questa prima matrice di riconoscimento, deve ottenere cure continue e, quando possibile, un’attenta implementazione delle strutture esistenti. Se è la matrice preliminare del riconoscimento, vale anche in tempi di crisi economica globale.
Nell’ottica di continuare a diffondere e mantener viva la cultura italiana – eliminando contraddizioni e differenze che possono invece radicalizzare le distanze tra gli italiani residenti in Italia e quelli che vivono in altri contesti nazionali – è necessario promuovere un rapporto bidirezionale affinché si favorisca l’aggiornamento e la creazione di reti di relazione tra tutti i connazionali, ovunque essi vivano. In questo spirito, va riconosciuta l’importante novità costituita da questa Prima Conferenza Italiana dei Giovani Italiani nel Mondo.
L’insegnamento della lingua e della cultura italiana è stato sempre utilizzato strategicamente dal Governo come fondamentale medium della promozione della presenza italiana nel mondo e quale investimento e forma di collegamento anche per le generazioni future. Da questo punto di vista, si deve mettere in luce il ruolo di rilievo che gli emigrati hanno avuto, consapevolmente o di fatto, in qualità di moltiplicatori e ambasciatori dell’italianità nel mondo, oltre che di sostegno economico per il paese di origine (basti pensare, ad esempio, alle rimesse economiche).
I tagli prospettati dalla finanziaria, effettuati pragmaticamente, ma in maniera repentina, ammontano a circa il 64% per le politiche di questo settore e rischiano di compromettere in maniera definitiva lo sforzo intrapreso da generazioni di emigrati per mantenere vive la lingua, la cultura e le tradizioni del loro paese di origine, nonostante la lontananza dall’Italia. Pur consapevoli della necessità di queste riduzioni, consideriamo comunque opportuna una decisa revisione delle modalità di assegnazione dei fondi per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero, sollecitando una verifica rigorosa della loro gestione (si segnala, ad esempio, il caso degli insegnanti di ruolo designati dal MAE – Ministero egli Affari Esteri – con stipendi significativamente superiori rispetto a quelli dei professori locali e che spesso non possiedono la formazione specifica per insegnare l’italiano quale lingua straniera, come pure, sovente, un’adeguata conoscenza della lingua locale).
Le riduzioni finanziarie indiscriminate colpiranno, dunque, le associazioni e gli enti gestori che, grazie a una tradizione ormai consolidata, offrono ai giovani italiani nel mondo – altrimenti impossibilitati ad avvicinarsi all’Italia sia linguisticamente e culturalmente, che sul piano commerciale o turistico – l’opportunità di studiare la lingua e la cultura italiana, salvaguardando così le proprie radici. Ma è proprio in momenti di crisi che servono appunto progetti chiari, consistenti e trasparenti, perché la comunità sappia quali sono le politiche e le decisioni del Governo nei loro confronti. Affinché non si sprechino tutti questi anni di dedizione, compromettendo, forse definitivamente i ponti che legano l’Italia ai suoi figli lontani si devono gestire attentamente le risorse monetarie esistenti effettuando gli eventuali tagli in maniera meno radicale. Come scelta strategica in tempi di crisi si devono valorizzare le iniziative già esistenti e create nei diversi paesi, stimolare la loro crescita a livello locale e garantire lo svolgimento delle attività previste dagli accordi già firmati. A sostegno di tale posizione è indispensabile sottolineare il ruolo fondamentale che hanno: i corsi di italiano (retti dalla legge 153), gli Istituti Italiani di Cultura, le Scuole Italiane all’estero e le associazioni che sono purtroppo costrette a ridurre progressivamente le loro attività e persino a chiudere unità pienamente operative.
Conosciamo la realtà Italiana e sappiamo che, come in tutto il mondo, le previsioni sono di recessione economica. A fronte di tale situazione siamo qui non solo per sollecitare una sensibilità diversa nei confronti delle comunità italiane nel mondo, ma soprattutto per offrire le energie e le competenze presenti in esse per valorizzare le esperienze di qualità. L’obiettivo non è dunque unicamente quello di spingere a rivedere i tagli agli investimenti, ma di capitalizzare quanto già esiste (si rammenta che nella maggior parte dei paesi del mondo operano strutture riconosciute dal Governo Italiano che potrebbero essere meglio utilizzate per promuovere la lingua e la cultura e quindi il "prodotto Italia"). Inoltre, dal punto di vista economico la nuova realtà obbliga tutti all’esercizio di un’ottimizzazione delle risorse e persino, grazie alla razionalizzazione degli interventi, a fare di più con meno.
In estrema sintesi e per esemplificare quanto potrebbe esser fatto, grazie ad un’accorta strategia istituzionale, sarebbe possibile sia stabilire nuove partenariato tra i vari governi locali e quello Italiano per articolare diversamente i costi, sia attivando ulteriori soluzioni di autosostenibilità.
II. POSSIBILI LINEE DI INTERVENTO
a. Per un Rinascimento dell’Emigrazione. La valorizzazione delle risorse italiane all’estero
Anche nell’era digitale, la lingua resta comunque il primo vettore di comunicazione. È quindi necessario un forte impegno nella salvaguardia e nella promozione della nostra lingua a livello mondiale attraverso:
– una presa di coscienza più forte e convinta da parte dello Stato della complessità e della diversità di ogni realtà locale in cui si è sviluppata una particolare storia dell’emigrazione italiana;
– il mantenimento del diritto all’apprendimento e all’insegnamento dell’italiano in quanto diritto all’istruzione iscritto nella Costituzione della Repubblica (Art. 34);
– una serie di investimenti mirati alla promozione dell’italiano come lingua straniera (da affiancare all’inglese, francese, spagnolo ecc.);
– l’adozione di una linea politica di difesa e sostegno della pluralità linguistica e culturale.
b. La distanza da spreco a risorsa. La lingua come calamita identitaria
"La lingua più bella del mondo" costituisce, per noi tutti, un patrimonio da salvaguardare e su cui operare una "manutenzione permanente". Investire nella promozione della lingua è però importante quanto la salvaguardia di quanto è stato fatto finora da attori istituzionali e non in tema di tutela della stessa.
La lingua, la cultura e l’immagine dell’Italia stanno conoscendo in questi anni un insperato quanto potente sviluppo, che allinea finalmente l’immagine dell’Italia a quel ruolo di "Superpotenza Culturale" universalmente riconosciutole in virtù dell’immenso patrimonio artistico e di una storia millenaria al centro di un Mar Mediterraneo culla di tutte le civiltà occidentali. Oramai, inoltre, la nostra lingua non attira più solo per le ben note ragioni (musica, canto, arti, cultura), ma anche per esigenze commerciali, di scambi economici, di finanza.
Le imprese italiane possono facilmente diffondere i loro prodotti tra gli appassionati dell’Italia; è noto che una persona che parla una lingua straniera assume delle affinità commerciali con il paese in cui tale lingua è parlata. Promuovendo la lingua italiana aumenta, dunque, anche la nostra presenza commerciale nel mondo.
Ecco allora che i corsi di lingua e cultura italiana all’estero sono certamente fondamentali per il loro enorme valore culturale; una valenza relativa però non solo alla necessaria operazione di recupero dell’identità linguistico-culturale delle seconde e successive generazioni, ma anche per lo sviluppo dell’italofonia e dell’italofilia (che vanno di pari passo) e una speculare internazionalizzazione culturale, economica commerciale e turistica dell’Italia.
c. Contro la filosofia dei tagli a pioggia
Consapevoli dell’evoluzione di una congiuntura economica negativa, la ridefinizione nell’investimento rispetto alla diffusione dell’italiano non deve diventare irrazionale e compromettere l’esistenza dei corsi d’italiano. Tagliare in modo indiscriminato i fondi destinati alla promozione della lingua italiana significherebbe, infatti, non solo impedire l’esistenza della nostra lingua fra poche decine d’anni, ma costituirebbe anche il progressivo esaurirsi del mercato trainante dei nostri beni di consumo all’estero. Infatti, mentre altri Paesi stanno investendo centinaia di milioni per diffondere le proprie lingue nelle aree di mercato più importanti del mondo, noi ci muoveremmo in una deleteria controtendenza, se, come si è più volte sottolineato, la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero contribuisce all’immagine positiva di qualità e allo sviluppo economico dell’Italia. La prospettiva di soppressione dei finanziamenti e contributi non deve dunque compromettere tutti gli investimenti economici, gli sforzi umani e i risultati culturali e sociali raggiunti finora con grande impegno.
È in tal senso necessario sostenere la lingua e la cultura italiana con una politica seria e ragionata, coscienti che quando muore una lingua muore anche la sua cultura!
d. Acceleratori di culture. Alcune indicazioni progettuali
Esistono molte strutture che, nel loro piccolo, agiscono per la diffusione della lingua e della cultura italiana sul territorio tenendo in conto le esigenze locali.
Aprire il mercato a tutte le strutture già esistenti e meritevoli che siano in grado di proporre e gestire progetti multilaterali, intercomunitari, di scambio, di gemellaggio, progetti linguistici e culturali che sfruttino le risorse e le strutture presenti in ogni paese o città del mondo e che permettano una razionalizzazione della spesa (cfr. Proposte Operative).
e. La qualità è anche quantità. Per un accesso allargato alla cultura italiana
Alla luce di quanto sinora esposto è possibile individuare almeno tre elementi da cui partire per lavorare a un miglioramento delle politiche di investimento relative all’ambito linguistico e culturale:
– individuare alcuni "indicatori di qualità" da applicare ai corsi forniti da tutte le strutture operanti sui vari territori;
– garantire la formazione e l’aggiornamento del personale docente;
– monitorare le attività e i risultati di tutte le strutture delegate alla promozione dell’italiano in vista della successiva distribuzione delle risorse finanziarie.
III. PROPOSTE OPERATIVE
a. Il bilinguismo
Combattere l’attuale "semilinguismo" di alcuni paesi, favorendo il bilinguismo sin dall’età prescolare con asili bilingue e corsi di italiano gratuiti a tutti i livelli dell’istruzione. Sensibilizzare a tale riguardo i genitori, affinché sia incrementata non solo la frequenza di tali percorsi di formazione, ma soprattutto quelli di sostegno, indispensabili, in particolar modo, per i bambini con conoscenze linguistiche deficitarie.
Il bilinguismo permetterebbe così la piena interazione tra la cultura italiana e quella del luogo in cui si vive, facilitando l’integrazione nei differenti contesti di residenza.
b. Verso una certificazione di qualità
Gli enti che promuovono la lingua e la cultura italiana devono impegnarsi a garantire un insegnamento caratterizzato da professionalità, qualità e pertinenza dei contenuti dell’insegnamento, considerando, conseguentemente, anche una formazione continua dei docenti.
Per i paesi in cui gli insegnanti di lingua e cultura italiane sono già presenti, devono essere favorite le loro assunzioni, permettendo in questo modo una continuità didattica nel tempo e agevolando i rapporti con le istituzioni e le autorità delle nazioni ospitanti. Tali persone, infatti, oltre ad avere le necessarie competenze per un’efficace trasmissione della lingua italiana, conoscono anche la realtà, la cultura e l’idioma del paese in cui vivono. Ciò permetterebbe un conseguente e notevole risparmio allo Stato italiano, in quanto lo solleverebbe dal costo degli onerosi assegni di trasferta che vengono pagati agli insegnanti ministeriali e produrrebbe inoltre un duplice vantaggio: 1) poter inviare insegnanti MAE nei luoghi dove non sono ancora presenti; 2) formare insegnanti locali mediante corsi professionali già esistenti con l’aggiunta di stage e corsi di aggiornamento in Italia per periodi di tempo determinati, che diano loro le qualifiche necessarie per poter insegnare la lingua e la cultura italiane nei loro paesi di residenza. L’insegnamento della lingua e cultura italiana deve infatti essere adeguato alle varie realtà presenti. Il materiale didattico deve rispecchiare le esigenze e le peculiarità dei contesti locali a cui saranno rivolti. Si ritiene per questo opportuno avviare dei processi di integrazione e di collaborazione tra i responsabili dei progetti formativi in Italia e quelli all’estero.
Da ultimo si fa notare come anche un abbattimento delle tasse d’importazione per i libri di testo favorirebbe una maggiore diffusione dell’italianità nel mondo.
c. Un ripensamento del ruolo del lettorato: verso una riforma
A quanto sopra affermato si aggiunge la proposta di sostituzione del ruolo del Lettore MAE con personale qualificato reclutato a livello locale, tenendo conto della spesa che questo personale comporta per lo Stato e delle difficoltà che gli insegnanti MAE incontrano talvolta andando all’estero, senza un’adeguata conoscenza della lingua e della cultura ospitante. Inoltre, proponiamo l’istituzione di criteri di selezione mirati a integrare la promozione dell’ITALIA nella realtà locale del paese in cui si opera.
d. La diffusione e la socializzazione alle nuove tecnologie
Favorire l’utilizzo di nuove tecnologie nell’insegnamento in quanto mezzo valido all’apprendimento a distanza attraverso progetti mirati, senza tuttavia sostituire la figura del docente in quanto soggetto centrale e imprescindibile di trasmissione diretta dell’italianità.
Creare, al contempo, una rete di informazione per permettere lo scambio, la condivisione di progetti. È necessario, quindi, valorizzare i siti web per permettere scambi, confronti e arricchimenti tra istituzioni, operatori e principali attori individuali e collettivi.
e. Verso un ripensamento del ruolo degli Istituti di cultura
Tenendo conto delle nuove forme di migrazione, non più sintetizzabili con il semplice termine di emigrazione, la diffusione della cultura italiana all’estero non dovrebbe essere appannaggio delle sole istituzioni. L’obiettivo principale è quello di attirare pubblici diversi, soprattutto giovani e suscitare la voglia degli italiani all’estero di partecipare alle attività proposte. Creare un legame più stretto tra la cultura italiana e la cultura del territorio in cui operano gli IIC. Il MAE, in questa ipotesi, dovrebbe coordinare, dall’alto, approvando e sostenendo economicamente i diversi progetti linguistici e culturali proposti da chi lavora nel settore e conosce bene gli attori locali e le problematiche di ogni città, provincia o regione. Gli Istituti di Cultura, in questo disegno, costituirebbero gli ideali mediatori nel dialogo costante con il Ministero.
f. La promozione culturale
Si sottolinea che la Costituzione (Art. 6) e la legge italiana riconoscono e tutelano le minoranze linguistiche e culturali presenti sul territorio nazionale (sardo, friulano, sloveno…). Risulta, di conseguenza, importante proteggere, aiutare e sostenere all’estero anche la cultura e la lingua degli emigranti, cittadini italiani, appartenenti a tali minoranze linguistiche e culturali. Tutelando così anche le varie sfaccettature dell’essere italiano.
Un altro nodo fondamentale della diffusione della cultura italiana è rappresentato dai mass media. A partire da tale consapevolezza, si propone che venga ampliata la diffusione di programmi televisivi italiani gratuiti, in quanto il linguaggio televisivo è oggi sempre più uno specchio dell’evoluzione culturale e linguistica, diventando per molti italiani – soprattutto per coloro che non hanno la possibilità di visitare frequentemente il Belpaese a causa delle distanze – un vero e proprio corso di aggiornamento non solo linguistico, ma anche culturale.
Si propone inoltre l’abbassamento dei costi dei corsi di lingua italiana, offerti dagli istituti di cultura e dalla Dante Alighieri.
L’espressione della cultura italiana non si definisce, ovviamente, soltanto attraverso la lingua, essa comprende infatti anche altre forme espressive, quali: lo sport, la musica, l’artigianato, le arti, il volontariato, le professione ecc.
Invitiamo pertanto all’uso delle nostre strutture in tali campi per favorire questi interscambi, che avrebbero lo scopo facilitare l’apprendimento della lingua e della cultura, come pure lo scambio di abilità e competenze, sempre in termini di reciprocità.
g. La mobilità degli studenti
Semplificare i percorsi degli studenti progettando iter burocratici più chiari e sicuri. Ciò significa: il riconoscimento dei titoli di studio, l’equipollenza dei crediti universitari, la convalida degli esami.
Questo implica altresì il favorire la partecipazione a: tirocini, soggiorni linguistici, stage e workshop in Italia. Occorre inoltre incrementare gli scambi culturali, quali SOCRATES, ERASMUS, COMENIUS, LEONARDO, LINGUA OVERSEAS ecc., con tutti i paesi stranieri, soprattutto con paesi ove questi programmi non sono ancora previsti, in modo da garantire a tutti le stesse possibilità educative, come prevede del resto l’Articolo 34 della Costituzione Italiana.
IV. Per una nuova storia dell’emigrazione italiana
Nonostante siano tempi difficili siamo sicuri di essere di fronte all’inizio di un delicato momento storico di Rinascimento dell’emigrazione dal punto di vista culturale ed economico.
Chiudere una pagina storica dell’emigrazione e rifiutare forse irreparabilmente il dialogo con i giovani che vivono all’estero dimostra che per comprendere il presente basta guardare alla storia per rendersi conto che gli antichi avevano ragione nel percepire l’espansione come motore della crescita economica, umana, culturale, spirituale, linguistica ecc.
È riduttivo, oltre ad essere paradossalmente contro la storia e la tradizione italiana, avere l’idea che l’Italia è soltanto un pezzettino di terra a forma di stivale. Il vero confine di un paese è quello delineato dalla sua influenza culturale: l’Italia, dunque, non è solo in Italia.
È nostro dovere di cittadini italiani all’estero essere protagonisti attivi di questa rinascita attraverso l’attualizzazione e il rinnovamento di una cultura costruita da milioni e milioni di mani, di menti e di cuori diffusi da secoli in tutto il mondo".

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COMMISSIONE PARTECIPAZIONE E RAPPRESENTANZA: IL DOCUMENTO FINALE

Essere coinvolti, sempre, e dall’interno degli organismi di rappresentanza che, d’altro canto, da anni vedono nei giovani il loro futuro. È quanto emerge dal documento finale del gruppo di lavoro sulla "Partecipazione e rappresentanza" riunitosi nell’ambito della I Conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo, conclusa oggi pomeriggio alla Fao. Tra le richieste dei delegati quella di assegnare il 30% dei posti da consigliere nei Comites a chi ha meno di 35 anni e di prevedere la partecipazione di tre giovani (uno per area) alle assemblee del Cgie. Nel documento anche un paragrafo dedicato alla situazione dei giovani italiani in Sud Africa. Ne pubblichiamo di seguito il testo integrale.
"I giovani italiani nel mondo hanno tenuto la loro prima conferenza mondiale a Roma e – nel 60° anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani – hanno riflettuto e dibattuto il tema “partecipazione e rappresentanza” e hanno prodotto il seguente documento nella prospettiva che questa prima conferenza abbia un seguito positivo.
1. La realtà dei giovani
Sono più di 2 milioni i giovani italiani nel mondo al di sotto dei 35 anni. Essi rappresentano il 54% di tutti i residenti italiani all’estero. Di questi giovani 1,4 milioni hanno tra i 18 e i 34 anni e 1,3 milioni sono nati all’estero (dati Aire, aprile 2008).
Al di là della consistenza numerica i giovani italiani nel mondo portano con sé una maniera specifica di vivere l’italianità in un mondo di relazioni sempre più interculturali ed aperte, manifestano valori e sensibilità proprie come la solidarietà, il volontariato, la preparazione e la competenza professionale, sono disponibili al confronto e alla comprensione di posizioni diverse anche perché vivono sulla loro pelle le diversità geografiche, sociali, economiche e culturali dei vari paesi di residenza.
I giovani sono particolarmente sensibili alla moltiplicazione di immagini stereotipate e false che, in Italia, stigmatizzano la storia e la realtà dell’emigrazione e che, all’estero, li etichettano in maniera semplicistica e spesso offensiva.
Per contrastare tali generalizzazioni fuorvianti è necessario promuovere tutte quelle iniziative di ricerca, inchiesta, studio, analisi, che facciano conoscere la vera faccia del giovane italiano nel mondo.
Infatti, avvicinando correttamente il mondo italiano fuori dall’Italia non si può non scoprire una realtà umana, dedita al lavoro e cosciente di essere una risorsa economica, culturale e scientifica sia per il Paese di residenza che per il Paese di origine.
2. La partecipazione
Per partecipazione, i giovani italiani nel mondo intendono tutte quelle capacità, quei momenti e quei luoghi dove poter condividere valori ed iniziative comuni, in modo da creare, sostenere e rinforzare i legami tra i connazionali all’estero, non perdere il contatto e le relazioni con l’Italia ed operare attivamente nei Paesi di residenza.
Storicamente, le comunità italiane nel mondo hanno esplicitato la loro partecipazione all’identità italiana creando vari tipi di associazioni come risposta alle esigenze e alle sfide del momento. Sono nate e si sono diffuse, allora, le società di mutuo soccorso, le missioni cattoliche, i patronati, le associazioni regionali, quelle culturali, ricreative e sportive.
I giovani italiani nel mondo riconoscono l’importanza delle associazioni per l’esercizio concreto della partecipazione e si impegnano a contribuire al loro necessario rinnovamento.
Allo stesso tempo, i giovani riconoscono che certe forme associative non rispondono più alle loro esigenze ed attese e promuovono nuove forme associative più rispondenti ai tempi. In quest’ottica, nuovi esempi di aggregazione travalicano il territorio di un solo Paese creando reti transnazionali.
Molte associazioni, soprattutto quelle create da giovani per i giovani, superano la logica della mono-appartenenza regionale o nazionale per aprirsi non solo agli italofili ma anche che agli italofoni, a chi ama o ha interesse a sviluppare relazioni con l’Italia indipendentemente dal Paese di appartenenza e dalla lingua parlata.
Infine, i giovani italiani nel mondo sono coscienti della difficoltà di allargare la partecipazione, coinvolgendo altri giovani italiani, oriundi o simpatizzanti nelle diverse iniziative di condivisione dell’italianità. E’ questa la ragione delle seguenti proposte.
2.1 Le proposte per partecipare
Riconoscendo il valore dell’associazionismo, la sua fondamentale libertà e base volontaria; consapevoli che l’associazionismo e le nuove aggregazioni non possono raggiungere tutta la realtà italiana all’estero; coscienti che non esistono ricette pre-confezionate per allargare le maglie della partecipazione, i giovani ribadiscono la necessità di rafforzare la realtà delle associazioni che operano in favore della comunità con le seguenti proposte:
– facilitare l’incontro e lo scambio tra migranti di prima e di successive generazioni e con le nuove forme di mobilità;
– procedere, con il coinvolgimento di Stato, Regioni, CGIE e Comites, ad un rilevamento delle realtà associative e delle nuove forme di aggregazione; all’analisi critica dei dati del rilevamento e alla loro diffusione;
– cercare contenuti ed obiettivi più attuali in modo da facilitare l’ingresso dei giovani nelle associazioni, come:
– favorire iniziative associative in collegamento con le realtà locali dei paesi di residenza;
– organizzare attività di animazione con i più piccoli per mantenere vivo il senso di italianità e di educazione all’apertura interculturale;
– promuovere nuove forme di aggregazione, capaci di rispondere alle esigenze dei giovani in ambito culturale, musicale, gastronomico, informativo e formativo, professionale, tecnologico e sportivo (coinvolgendo, per esempio, il CONI, le Camere di commercio, gli Istituti italiani di cultura);
– rafforzare scambi universitari, corsi di formazione (anche per gestire le associazioni), stages e tirocini, corsi popolari di lingua e cultura italiana, anche in chiave di valorizzare le lingue minoritarie;
– modificare la legge 383/2000 sulle associazioni di promozione sociale per estenderla anche alle associazioni italiane nel mondo.
3. La rappresentanza
Per permettere ad ogni componente sociale di portare il suo specifico contributo alla "res publica" e al perseguimento del "bene comune", è opportuno che ogni attore – istituzioni, organismi ufficiali di rappresentanza, organizzazioni universitarie, associazioni storiche e nuove aggregazioni giovanili – riconosca e accetti i rispettivi ruoli e competenze senza alcuna prevaricazione.
Infatti, ogni esperienza di partecipazione attiva richiede necessarie forme di riconoscimento sia a livello del Paese di residenza che a livello di rapporti con l’Italia. Tra le diverse forme di riconoscimento c’è la possibilità di "rappresentanza istituzionale", integrando – come giovani – gli attuali istituti (comites, cgie, rappresentanza parlamentare, consulte regionali).
Ad ogni modo, è utile ribadire che l’esistenza di Comites e CGIE, l’ottenimento dell’esercizio di voto in loco da parte degli Italiani nel mondo, la successiva elezione di parlamentari nella circoscrizione estero non sono la conclusione del processo partecipativo e di rappresentanza per quanti, soprattutto giovani, non vogliono delegare ad altri la gestione dei problemi sociali, educativi e culturali della comunità italiana nel mondo. In quest’ottica, le seguenti proposte cercano di promuovere una maggiore presenza giovanile, anche nella prospettiva delle annunciate riforme di tali organi di rappresentanza.
3.1 Le proposte per esserci
– tramite i Comites e Consolati di riferimento prendere contatto con tutti i giovani della circoscrizione per coinvolgerli nel processo di comunicazione dei risultati della prima conferenza e stimolarne la possibile partecipazione alle iniziative;
– qualora non fossero già presenti, istituire "commissioni giovani" organiche ai Comites, composte da persone (dai 18 ai 35 anni) residenti nella circoscrizione, rappresentative delle realtà associative e delle nuove forme aggregative di giovani, scelte con criteri oggettivi, trasparenti e pubblici;
– i coordinatori delle suddette "commissioni giovani" cercheranno le migliori forme di collegamento sia a livello nazionale (sull’esempio degli intercomites) che a livello continentale: Europa e Nord Africa; America Latina e Area anglofona extraeuropea (secondo la divisione seguita dal CGIE);
– nella prospettiva della modifica della legge 286/2003 sui Comites, introdurre la "quota giovani" (18-35 anni), in misura non inferiore al 30% nella composizione delle liste per l’elezione dei Comites;
– attribuire un carattere vincolante ai pareri espressi dai Comites circa gli interventi dei consolati di riferimento;
– favorire il riconoscimento e le iniziative dei Comites presso le diverse realtà locali dei Paesi di residenza;
– richiedere al CGIE che inviti almeno tre giovani (uno per area geografica, a rotazione e con criteri oggettivi, trasparenti e pubblici) a partecipare ai lavori del CGIE, del Comitato di Presidenza, delle Commissioni per le aree Continentali e delle Commissioni di lavoro, fino alla riforma della legge istitutiva del CGIE;
– chiedere alle Regioni che non lo fanno di nominare consultori giovani all’estero;
– mantenere e difendere il diritto di voto in loco all’estero anche dopo la prevista riforma dell’assetto istituzionale dell’Italia;
– nell’organizzare le prossime tornate elettorali garantire una omogenea e corretta informazione dei cittadini sulle modalità di voto, utilizzando anche i media locali e l’uso delle lingue locali per una migliore comprensione delle informazioni;
– proporre la rappresentanza degli italiani all’estero nell’elezione del parlamento europeo;
– chiedere al ministero della gioventù di costituire un "dipartimento giovani estero" nel quadro dell’Agenzia nazionale per i Giovani (ANG) in modo da poter garantire le risorse per il collegamento e l’informazione (blog, newsletter telematica, bollettini di collegamento) dei giovani italiani nel mondo;
– chiedere al ministero della gioventù di poter partecipare come giovani italiani nel mondo alla costituzione di un "Consiglio Giovane Estero" sull’esempio del Consiglio Nazionale Giovani;
– si propone di costituire alla fine della prima conferenza dei giovani una forma provvisoria di "coordinamento giovani" (con rappresentanti delle 3 aree continentali) per accompagnare, in collegamento con le autorità competenti, gli sviluppi di questa conferenza, in modo da preparare i futuri incontri che riteniamo debbano realizzarsi ogni biennio.
Alla fine di questo documento, che abbiamo voluto il più possibile propositivo, non possiamo non denunciare alcune situazioni che, a nostro parere, sono chiaramente in contraddizione con la volontà di partecipazione e di rappresentanza che ha animato il nostro gruppo tematico durante tutto lo svolgimento della Conferenza.
In primo luogo denunciamo le forme di nepotismo e la mancanza di trasparenza e di oggettività dei criteri che hanno guidato alcuni Comites nella scelta dei partecipanti a questa conferenza.
In secondo luogo, dopo le elezioni, auspichiamo che i parlamentari eletti all’estero si rendano presenti nei Paesi delle loro circoscrizioni elettorali, in modo da evitare le carenze denunciate dal documento qui allegato.
In terzo luogo, denunciamo la situazione di "cittadinanza negata" a numerosi italiani, specie in America Latina, che attendono da mesi una risposta dai loro consolati di riferimento.
In caso specifico Sud Africa
In caso specifico noi in Sud Africa abbiamo veramente a cuore la tematica di partecipazione e rappresentanza. La situazione per gli italiani in Sud Africa è un problema che ha bisogno di massima attenzione. Per quanto riguarda la rappresentanza, sia locale che internazionale, gli italiani in Sud Africa si sentono o sotto rappresentati o completamente dimenticati.
Gli italiani in Sud Africa non hanno nessun rappresentante parlamentare, sia a livello locale che a livello nazionale. Vista tale mancanza, è importante mantenere il nostro legame con l’Italia attraverso il nostro Comites e il Cgie provando ad inserire più giovani possibile. Il nostro futuro in Sud Africa non è garantito e quindi abbiamo bisogno che l’Italia non si dimentica di noi.
Pur avendo dei rappresentanti parlamentari che abbiamo votato, ci rendiamo conto che in tre anni (dal 2006 ad oggi – ndr) non abbiamo mai avuto la possibilità di comunicare con loro o di incontrarli e quindi non sono rappresentativi per il Sud Africa. Questo per noi è un grande disagio perché la nostra realtà consiste nel pensare addirittura alla nostra sopravvivenza e quindi abbiamo bisogno della vostra attenzione particolare per risolverla".

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COMMISSIONE INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE: IL DOCUMENTO FINALE

Un’informazione a 360°, che li aggiorni sull’Italia e che al tempo stesso sia attenta alle loro esigenze, che passi attraverso i nuovi mezzi di comunicazione telematici, ma anche in tv. In una parola, un’informazione che coinvolga i giovani come fruitori delle notizie, ma anche come protagonisti delle stesse. Questo in sintesi quanto riportato nel documento finale dal gruppo tematico "Informazione e Comunicazione" nella I Conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo, conclusa oggi alla Fao.
Di seguito il testo integrale del documento.
"L’informazione è un diritto. È lo strumento necessario per la crescita e lo sviluppo di ogni democrazia. In particolare, riteniamo che conoscere ciò che accade in Italia per gli italiani all’estero e far conoscere in Italia come vivono gli italiani nelle diverse comunità nel mondo sia un diritto irrinunciabile che qui vogliamo riaffermare con forza. Solo attraverso l’informazione, la comunicazione e, quindi, la conoscenza è possibile tutelare e alimentare il sentimento di italianità nel mondo e dare un senso alle radici che ci legano in modo così profondo.
Riteniamo, quindi, che vadano razionalizzati e resi più efficaci gli strumenti di informazione esistenti oggi per gli italiani all’estero e valorizzate le esperienze migliori, vengano esse dalle comunità fuori dall’Italia o da singole Regioni italiane. A questo proposito, chiediamo sin d’ora una maggiore trasparenza nell’utilizzo dei contributi ai giornali italiani nel mondo.
In un difficile momento per la congiuntura economica internazionale, di sacrifici per la spesa pubblica di tutti i paesi e dell’Italia in particolare, di gravi difficoltà e di ripensamento per il sistema dell’informazione nel mondo, crediamo che i criteri di assegnazione non possano più prescindere da parametri oggettivi e dalla verifica degli obiettivi raggiunti.
In particolare, essendo quello delle nuove tecnologie e dell’informazione via Internet un processo mondiale irreversibile, chiediamo che il riparto delle sovvenzioni tenga conto di questa nuova realtà. Inoltre, la scommessa per il futuro del "Villaggio Globale Italia" nel mondo deve fare leva sui giovani più di quanto non accada oggi, siano essi di prima, seconda o terza generazione. È fondamentale, quindi, far giungere le informazioni nel modo a loro più naturale, più semplice ed efficace possibile.
Premesso questo, passiamo alle proposte operative per riempire di contenuti le affermazioni di principio.
Il Ministero degli Affari Esteri ha messo a disposizione dei giovani delegati un blog sul quale discutere i temi che sarebbero stati affrontati nella Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo. È stata un’esperienza importante anche se limitata.
Chiediamo, quindi, che questo blog possa evolvere in un vero e proprio sito con riconosciuti crismi di ufficialità, e che possa, in tempi brevi, trasformarsi nella piattaforma globale per l’informazione e la comunicazione tra tutti i giovani italiani all’estero, ma anche, e soprattutto, in un network sociale dove gli italiani all’estero possano scambiarsi esperienze e tenersi in contatto con altri giovani in Italia. Questo nuovo strumento metterà ordine e mapperà (con link o rassegne stampa) l’arcipelago di siti e giornali per italiani all’estero oggi esistente, dando così visibilità e mettendo a disposizione di tutti un’importantissima messe di informazioni che spesso vanno disperse.
Riteniamo che il sito debba avere un "amministratore" centrale a Roma, a cui facciano riferimento singoli coordinatori per continente, ai quali, a loro volta, faranno capo i responsabili per nazione. Le redazioni nazionali provvederanno a reclutare giornalisti tra gli italiani che lavorano e vivono in quella nazione, che scriveranno in maniera volontaria i loro contributi.
Naturalmente, ogni singola redazione dovrà verificare e garantire la veridicità dei contenuti e delle informazioni. Fondamentale è che l’informazione sia professionale e mai improvvisata, che faccia riferimento alle singole comunità e ai supporti consolari in loco.
A questo proposito è auspicabile che, con il tempo, attorno al sito nascano delle commissioni giovanili, veri e propri club con l’obiettivo di diffondere il sentimento di italianità e l’amore per la lingua italiana all’estero, con base in ogni nazione e che si coordino tra di loro in una confederazione mondiale dei giovani italiani all’estero.
La lingua ufficiale del sito è, naturalmente, l’italiano. Le singole commissioni locali decideranno l’opportunità di tradurre parte del sito nella lingua locale qualora ravvisino la necessità di avvicinare italiani di seconda o terza generazione che hanno ormai difficoltà ad esprimersi o a documentarsi nella lingua italiana.
I siti stessi, comunque, si faranno promotori della conoscenza della lingua italiana all’estero.
Questo documento pone particolare enfasi sulle nuove tecnologie, ma ciò non significa che debba venire meno la pluralità dell’informazione, soprattutto cartacea, televisiva e radiofonica. Siamo consapevoli dell’importante ruolo giocato fino ad oggi dai quotidiani e dai periodici in lingua italiana all’estero, temiamo però che le nuove frontiere dell’informazione li possano spingere su un binario morto e questo potrebbe avere un riflesso negativo per la diffusione dell’italianità nel mondo.
Riteniamo che il sito dei giovani italiani all’estero debba produrre anche materiali in pdf, che possano essere stampati se le redazioni locali lo riterranno necessario, sia per fornire informazioni a persone che non hanno familiarità con le nuove tecnologie e con Internet, sia per raccogliere pubblicità che possa contribuire ad auto-finanziare l’attività di informazione.
Per quanto riguarda i contenuti sia del sito, sia dei giornali cartacei esistenti, ma anche della televisione e delle radio, fondamentale è un ripensamento che tenga conto delle esigenze dei giovani: attualità, lavoro, associazionismo, regionalità, politica restano i temi fondamentali per la diffusione dell’italianità nel mondo, ma riteniamo opportuno che vengano sviluppate tematiche "più giovanili", vicine al mondo della cultura, della letteratura, della musica, dello spettacolo e dello sport.
L’informazione deve anche tenere conto della multiculturalità degli italiani all’estero e, quindi, delle specificità delle comunità nei singoli Paesi (es. italo-canadesi, italo-brasiliani, italo-belgi, ecc.). Perché questo, in un mondo globalizzato, è un elemento che arricchisce e che consente di far diventare patrimonio italiano anche le esperienze degli italiani all’estero.
Questo ci consente di aprire una parentesi speciale sul tema dei contenuti della televisione di Stato, in particolare di Rai International. Chiediamo, sin d’ora, che sia possibile attivare un contatto diretto e continuativo con la Rai dedicata agli italiani all’estero per poter partecipare, anche solo a livello di consigli, alla creazione di palinsesti più vicini alle esigenze di informazione e di conoscenza delle comunità italiane nel mondo. Sarebbe auspicabile che, periodicamente, venisse messo a disposizione di tutti, via Internet, un questionario per fornire suggerimenti e giudizi sui programmi di Rai International.
Chiediamo, inoltre, che si riducano i tempi per la creazione (già in corso d’opera) di due-tre reti di Rai International: una dedicata allo sport, una all news e l’altra particolarmente attenta alla cultura, alla società italiana e alle esperienze degli italiani nel mondo. Chiediamo, inoltre, che vengano "messe in chiaro" le frequenze di Rai International anche per gli italiani d’Europa. Che la Rai aumenti i contenuti messi a disposizione su Internet. Che Rai International sia visibile via internet in streaming. Che la Rai, in questo suo sforzo di comprensione dei "diversi" mondi degli italiani all’estero, dia la possibilità alle comunità locali di contribuire alla formazione dei palinsesti con materiali e informazioni prodotte volontariamente in loco.
Chiediamo, inoltre, che anche Radio Rai possa diventare uno strumento per promuovere l’italianità all’estero. La radio resta un ottimo strumento di penetrazione anche nelle aree più lontane del mondo ed è la migliore palestra per esercitare e facilitare la conoscenza e l’uso della lingua italiana all’estero.
Vorremo concludere sottolineando che queste proposte provengono da giovani. E che per i giovani gli strumenti più efficaci per apprendere, per esprimersi e per comprendersi sono lo spettacolo, la cultura e lo sport.
Se anche gli italiani all’estero potessero avere facile accesso a questi mondi (spettacolo, cultura e sport) italiani, con interscambi, magari anche con semplici stage, nei programmi della televisione di Stato o in progetti finanziati con denaro pubblico, questo potrebbe dimostrarsi uno strumento rivoluzionario e moderno di far sentire i giovani italiani sparsi per il mondo italiani di serie A a tutti gli effetti. Contribuirebbe, certamente, allo sviluppo di un social network giovanile in tutto il globo. E consentirebbe di riportare in patria capacità artistiche affinate fondendo l’italianità con le culture delle nazioni in cui molti giovani italiani si trovano a vivere.
Proponiamo, infine, che in breve tempo venga individuato un referente, presso il ministero degli Affari Esteri, a cui venga delegato il dialogo con i giovani italiani all’estero sulla base di questi propositi per il futuro".

www.aise.it

 

 

6254-conferenza-dei-giovani-allestero-i-documenti-finali

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EmiNews 2008

 

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