6290 Un romanzo per il Darfur. L'ha scritto l'ambasciatore Lorenzo Angeloni

20081222 16:47:00 redazione-IT

[i]Un particolarissimo e sentito "grazie" a Lorenzo Angeloni per questo suo lavoro solidale e attento ed il sostegno ad Emergency. Con Lorenzo Angeloni abbiamo condiviso un periodo di forte impegno innovativo a favore dei connazionali emigati in Germania negli anni ’90. Lorenzo Angeloni, allora Console a Francoforte, volle sviluppare e sostenere i tentativi di miglioramento che le organizzazioni dell’emigrazione portavano avanti in quegli anni nel campo del sostegno scolastico e della formazione, della trasparenza degli interventi, della ricerca di una migliore efficacia dei risultati. A Lorenzo e ad alcune sue valenti collaboratrici e collaboratori consolari si deve anche, in quegli anni, il contributo al varo del "piano paese" per l’emigrazione in Germania che fu ripreso anche da un altro giovane e qualificato console suo successore, Lucio De Michele.
Buon sangue non mente. I migliori auguri dalla FIEI per il suo lavoro e la sua attività. (Rodolfo Ricci)[/i]

Lorenzo Angeloni è stato per cinque anni in Sudan. pubblica solo online, il ricavato andrà ad Emergency.
di PIETRO VERONESE (da La Repubblica)

[b]Un romanzo per il Darfur l’ha scritto l’ambasciatore[/b]

Il tam tam è già incominciato, almeno nelle caselle e-mail di chi a vario titolo si occupa di vicende africane: "Comprate e leggete In Darfur". Il consiglio è sorprendente per vari motivi. Primo, perché In Darfur (302 pagine, 15 euro) non si trova nelle librerie, ma soltanto online. Secondo perché il suo autore, Lorenzo Angeloni, non è uno scrittore di professione bensì un diplomatico italiano che per cinque anni, dal 2003 al 2007, è stato ambasciatore in Sudan, cioè proprio il Paese dove le vicende del libro sono ambientate. Terzo, perché si tratta di un romanzo ed è davvero poco consueto che gli addetti ai lavori si segnalino l’un l’altro un’appassionante opera di fiction piuttosto che un saggio, un rapporto, un trattato.

[url]http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=66414[/url]

L’ultimo motivo è poi il più sorprendente. Tutti i proventi delle vendite del libro destinati all’autore vengono devoluti al Salam Centre, l’ospedale cardiochirurgico realizzato dall’organizzazione umanitaria Emergency alle porte di Khartoum, la capitale sudanese. Così il portale di self-publishing del Gruppo Espresso, www.ilmiolibro.it, è parte di una catena di raccolta fondi per aiutare il centro d’eccellenza creato da Gino Strada e dai suoi collaboratori in Sudan, inaugurato un anno e mezzo fa e diventato un breve tempo il riferimento regionale – non solo sudanese – per la cardiopatie gravi. E il libro ha le carte in regola per diventare un regalo di Natale "virtuoso".

Lorenzo Angeloni è nato nel 1958 e quando assunse le funzioni di ambasciatore d’Italia a Khartoum cinque anni fa fu in assoluto uno dei più giovani capo missione italiani per una sede di quella importanza. Il fatto fu dovuto tanto ai suoi meriti quando all’assenza di concorrenti. Era l’anno della guerra in Iraq e il Sudan era considerato in quei mesi il possibile successivo bersaglio della macchina bellica americana, comunque un "Paese canaglia" percorso da sentimenti di simpatia per l’estremismo islamico e collegato da vecchi legami ad Al Qaeda, nel quale gli occidentali non avevano vita facile. Le cose andarono invece diversamente: il governo di Khartoum mise fine a decenni di guerra civile con il Sud del Paese; con il processo di pace riprese la produzione petrolifera, e con essa sintomi di sviluppo; molti protagonisti della scena internazionale, a cominciare dalla Cina, fecero a gara nello stabilire buoni rapporti con il Sudan. Per un diplomatico, il lavoro sulla scena sudanese era appassionante.

Dapprima in forma frammentaria e confusa, poi catastrofica, si manifestò però a un altro capo del Paese, lontano dall’attenzione di tutti, un crisi devastante. Il Sudan è enorme, il più esteso territorio dell’Africa, e il semidesertico Darfur, ai suoi confini occidentali, è davvero remoto. Le proporzioni di quello che stava accadendo apparvero presto terrificanti: decine di migliaia di morti, milioni di profughi.

Il governo di Khartoum fu accusato da più parti di essere il mandante, quando non l’esecutore diretto, delle stragi in Darfur. La comunità internazionale fu sollecitata a fare qualcosa, ma fece poco e male, dilaniata dall’impotenza e dai dubbi nei quali tuttora in larga misura si dibatte. Per un diplomatico, il Sudan divenne un lavoro angoscioso.

È questa la materia prima di "In Darfur": un romanzo, però scritto da una persona molto informata dei fatti. Il protagonista è l’italiano Giorgio Respighi, "esperto" inviato dall’Onu per cercare di capire che cosa stia accadendo laggiù e che cosa si possa fare. Il lettore lo segue nei luoghi del conflitto, in un percorso di conoscenza e di disillusione. Nella narrazione, il Darfur finisce con l’apparire come l’occhio di un ciclone, nel mezzo di cerchi concentrici nei quali ruotano i professionisti dell’umanitarismo, i grandi apparati internazionali che vivono delle tragedie del mondo, gli spettatori più o meno interessati delle sofferenze altrui. Le conclusioni alle quali giungerà Respighi saranno radicali. Buona lettura.

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Sullo sfondo della crisi del Darfur – la peggiore catastrofe umanitaria in corso sulla Terra, secondo quanto dichiarato dalle nazioni Unite nel 2004 – il romanzo, liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, narra le vicende di Giorgio Respighi, esperto di mantenimento della pace in servizio all’ONU, “spedito” a Khartoum per contribuire alla analisi e comprensione politica della grave situazione creatasi con l’avvio della ribellione nella remota regione occidentale del Sudan. A contatto con le drammatiche situazioni vissute dalle popolazioni vittime del conflitto, e sempre più consapevole della distanza con cui si guarda alla crisi dalle capitali del mondo che conta, Respighi compie un percorso interiore che lo condurrà a compiere scelte imprevedibili e dirompenti. Intorno a lui, una serie di personaggi, a simbolizzare la straordinaria varietà umana che la crisi del Darfur ha riunito e messo confronto: gli sfollati, con i racconti delle loro terribili storie; gli operatori umanitari, e le difficoltà di ambientamento patite; i ribelli e le loro aspirazioni; i Janjaweed e la ferocia dei loro attacchi; i funzionari governativi e internazionali, con le loro idee a confronto. Il Darfur, un altro posto sulla Terra, che la guerra trasforma, con ogni probabilità in peggio e per sempre. E la guerra, insieme alle sue conseguenze e agli sforzi per arginarle, al pensiero elevato di chi vorrebbe abolirla, viene presentata in tutta la sua sconvolgente crudezza. Chi acquista “In Darfur” contribuisce ( nella misura dei proventi dell’autore, interamente devoluti) al Centro cardiochirurgico di Emergency a Khartoum, Salam Centre, dove vengono operati gratuitamente bambini, giovani e adulti sudanesi e dei Paesi limitrofi.

[url]http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=66414[/url]

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EmiNews 2008

 

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