3434 PD, VELTRONI, EMERGENZE GLOBALI: Diciamoci la verità

20070703 03:39:00 redazione-IT

di Andrea Ermano

Ci scrisse, il 13 ottobre del 1999, Walter Veltroni in occasione del centenario dall’ADL. Ci scrisse una lettera di felicitazioni dalla quale ci pare utile ricordare queste parole: "Lo stesso partito della sinistra aperto e moderno che stiamo cercando di immaginare sarà tale, allora, se saprà guardare a quanto di nuovo attraversa il nostro tempo ma anche se riuscirà a tenere con sé, traducendole all’oggi, le pagine migliori della storia del movimento operaio italiano. E tra queste pagine, in questa storia, c’è sicuramente L’Avvenire dei lavoratori".

Il messaggio veltroniano giungeva a Zurigo come un segnale di simpatia nei riguardi del centro estero socialista (oggetto di varie manovre, di cui non vale qui neppure la pena parlare perché tutte nel frattempo fallite). In redazione, tuttavia, notammo che nella lettera non compariva mai, nemmeno una volta, la parola "socialismo". Il che ci parve anch’esso un segnale.
Era come se il segretario nazionale volesse esortarci ad andare oltre le battaglie nobilmente identitarie. Ci mettemmo una nobil mano sulla nobil coscienza. E decidemmo di ringraziare fraternamente l’allora segretario nazionale dei DS, "fiduciosi che la nuova sinistra italiana saprà comporre la cultura riformista acquisita con il rilancio di una prospettiva d’avvenire nella sua necessaria ispirazione ideale socialista democratica".
Da allora sono passati circa otto anni e la leadership di Veltroni veleggia verso la guida di quel "partito della sinistra aperto e moderno" che allora, a fine anni Novanta, l’attuale sindaco di Roma stava già "cercando di immaginare". E di questo tutti gliene danno ora atto a testimonianza del fatto che, se la sai gestire con ragionevolezza, anche la presbiopia può essere trasformata da problema a opportunità. Ci vuole tantissima saggezza e tantissimo senso della misura per calibrare lungimiranza e consenso. E il leader per acclamazione del partito che non c’è ha dimostrato in questo campo doti indubbie ed eccezionali.
Ma la questione è un’altra. Il centro-sinistra italiano dichiara di essere approdato alla realizzazione del PD, su basi democratiche e non oligarchiche, come dimostrano le incipienti primarie. Bene. Allora sarà lecito domandare: con quali idee sull’appartenenza internazionale del PD si andranno a chiedere i voti del 14 ottobre.
Di questo nodo Veltroni non ha parlato molto: "Diciamoci la verità" — ha detto ha un certo punto del suo recente discorso a Torino — "ciò di cui non solo noi, ma l’Europa ha bisogno, è un nuovo campo, che racchiuda dentro di sé la straordinaria esperienza del socialismo e la molteplicità delle culture democratiche e dell’innovazione che esistono in tanta parte del mondo. Non credo si possa pensare ad una grande organizzazione mondiale delle forze di progresso che non racchiuda dentro di sé i democratici americani o il Partito del Congresso indiano e tante nuove forze che in Africa, in Asia e in Europa nascono dalle sfide del nuovo millennio. Rimango dell’idea che ho sostenuto in questi anni: una grande casa dei democratici e dei socialisti".

L’ex Vicepresidente Usa, Al Gore, oggi
presidente dell’Alliance for Climate Protection
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Diciamoci la verità: eccola lì di nuovo, la parola "socialismo", dopo la sua enucleazione dalla neo-lingua degli anni Novanta.
Sappiamo che la maggioranza del popolo delle primarie oggi voterebbe a favore dell’adesione al PSE e all’Internazionale Socialista, organizzazioni alle quali in questi ultimi anni si sono venuti associando anche i partiti democratici di grandi paesi come gli USA, l’India e il Brasile. La "grande casa dei democratici e dei socialisti", cui faceva cenno Walter Veltroni dal podio del Lingotto, esiste già: è per l’appunto l’Internazionale Socialista. Una bella notizia. Pensate a quanto stress (e quanti fanculi dal resto del mondo) ci risparmiamo noi italiani se adesso non dobbiamo accollarci anche l’edificazione di un’internazionale tutta nuova e tutta nostra.
Diciamoci la verità: dopo gli altisonanti proclami neo-giobertiani, all’orizzonte si profila già il classico pugno di mosche: "Se il governo Prodi andasse in difficoltà" — ha dichiarato in questi giorni Veltroni — "la prospettiva del Partito democratico sarebbe fortemente compromessa". E dato che nei ragionamenti politici bisogna esplicitare le subordinate, bisogna iniziare a chiedersi che cosa succederebbe "se".
Diciamoci la verità: il "Piano B" della leadership di Veltroni consiste se possibile nell’evitare la liquefazione del PD. Ma se questo fosse impossibile — contrordine compagni — Veltroni si opporrà allo sfarinamento generale quanto meno dei DS (o come si chiameranno tra un po’). Con il che il problema dell’adesione internazionale sarebbe di nuovo superato. O no? E per concludere, menzioniamo l’editoriale pubblicato da Al Gore oggi sul quotidiano "La Repubblica". In esso Gore parla di una vera e propria emergenza climatica alla quale occorrerebbe dare delle risposte globali molto forti e in tempi molto brevi: si parla di una decina d’anni! "Noi, la specie umana, siamo giunti ad un momento decisivo" — scrive Gore — "È inaudito, e fa perfino ridere, pensare di poter davvero compiere delle scelte in quanto specie, ma è proprio questa la sfida che ci troviamo davanti. La nostra casa – la Terra – è in pericolo. Non è il pianeta a correre il rischio di essere distrutto, ma le condizioni che lo hanno reso un luogo accogliente per gli esseri umani". Con queste parole esordisce l’articolo dell’ex Vicepresidente Usa, oggi presidente dell’Alliance for Climate Protection. Gore propone il superamento del Protocollo di Kyoto. E delinea un programma di contenimento globale delle emissioni: "A questo scopo, dovremo esigere dai nostri governanti che gli Stati Uniti sottoscrivano, nel giro dei prossimi due anni, un trattato internazionale che tagli le emissioni inquinanti del 90 per cento nei Paesi sviluppati e di oltre la metà a livello mondiale, in tempo perché la prossima generazione possa ricevere in eredità una Terra in buona salute". Ebbene, la domanda che abbiamo posto in diverse occasioni e che ora ribadiamo parendoci decisiva è la seguente: con quale attrezzatura politico-organizzativa globale si pensa, di grazia, di riuscire ad avviare un movimento così ampio e generale di governance del Pianeta?
Diciamoci la verità: nessuna persona minimamente ragionevole e informata affermerà che un cosiffatto movimento politico generale sia pensabile senza l’apporto determinante delle socialismo democratico europeo. Perciò, tessa ciascuno la propria tela, ma noi — come ha detto bene Gavino Angius su MondOperaio — "noi non ci priveremo dei valori di libertà, giustizia, solidarietà che ispirano il socialismo democratico e che sono fonte di speranza per miliardi di essri umani in ogni parte del mondo. E’ solo mantenendo viva questa speranza che si potrà compiere, nel tempo, una nuova sintesi, di programma e di progetto, per un governo democratico capace di riorientare la globalizzazione verso lo sviluppo umano".

 

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EmiNews 2007

 

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