3597 SILVANA MANGIONE: "Se ci fosse Zoratto…"

20070912 11:20:00 redazione-IT

Sono andata a vedere su Google.it la definizione del termine deontologia, che alcuni usano, spesso a sproposito, soltanto perché vocaboli di cinque o più sillabe riempiono la bocca a prescindere dall’effettiva comprensione del termine da parte di chi li usa. Bene, ecco cosa ho trovato: «Deontologia, dal greco δεοντος ("dovere"). La deontologia è l’insieme dei doveri inerenti ad una particolare categoria professionale. Alcune professioni, per il loro carattere sociale, sono tenute a rispettare un certo codice di comportamento atto a non ledere chi è oggetto del loro operato».

Sono poi andata a cercare i codici di comportamento delle diverse categorie professionali. Ho trovato quello dei medici, degli avvocati, dei giornalisti, dei geometri, dei gestori di informazione. Stranamente non c’era alcun codice di deontologia dei rappresentanti eletti da qualsiasi gruppo a qualunque livello, dal condominio al consiglio di quartiere, dal Comune, alla Provincia, alla Regione, al Parlamento. Negli USA la questione è facilmente risolta, esiste un codice di etica degli eletti, anch’esso – ahimé – spesso infranto da una parte e dell’altra, spesso applicato contro i nemici e interpretato per gli amici, vecchia abitudine difficile da sradicare. Nelle cose italiane evidentemente si pensa che debba essere talmente insito nell’animo di chi offre la propria vita al servizio della comunità, che non c’è alcun bisogno di stilare un codice della deontologia degli eletti alle cariche di rappresentanza, in Italia o all’estero. È dunque inutile che io racconti ancora una volta le ragioni della mia mancata partecipazione alla riunione della Commissione Continentale Anglofona di Miami, poiché esse derivano dal codice deontologico che ispira, ne sono certa, tutti i componenti del CGIE e dei Com.It.Es.. Sono quindi – si può ben capire – in ansiosa attesa di leggere le conclusioni sia dell’incontro dell’Intercomites sia della Commissione Continentale. I rispettivi ordini del giorno contenevano tutti i punti più volte e lungamente dibattuti in passato, con interventi dotti e approfonditi, quindi le due assemblee concomitanti devono certamente aver avuto come risultato una concreta proposta finale da presentare al mondo, articolata nella stesura di almeno tre importantissimi documenti. Il primo, ad opera dell’Intercomites USA con il CGIE USA, è il Piano Paese per il 2008, con chiare definizioni di realtà, priorità ed esigenze delle nostre comunità in USA, accompagnate da suggerimenti concreti tesi ad evitare che gli Stati Uniti vengano per la seconda volta tagliati fuori dal bando per gli interventi di formazione professionale del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Infatti, da quando il Consigliere della nebbia degli USA è passato dalla V Commissione di Lavoro, che si occupa anche di formazione professionale, alla VI Commissione (dove già c’era una Consigliere USA) gli Stati Uniti non hanno più voce diretta nell’elaborazione delle indicazioni da dare agli uffici competenti del Ministero del Lavoro. Il secondo documento, che riguarda il CGIE in collaborazione con i Com.It.Es. dei rispettivi Paesi, è la relazione annuale citata, nella legge istitutiva del CGIE, all’art.2, punto d): «…il CGIE provvede a:…. elaborare una relazione annuale con proiezione triennale da presentare, tramite il Governo, al Parlamento, nella quale si valutino gli eventi dell’anno precedente e si traccino prospettive e indirizzi per il triennio successivo». Il terzo, di mera competenza del CGIE, (che tuttavia non potrebbe farlo senza il valido aiuto dei Com.It.Es. propositivi, nei Paesi nei quali i Com.It.Es. analizzano, raccolgono informazioni e idee, le sintetizzano e le propongono al CGIE) è previsto all’art. 8-ter, comma 4: «Le Commissioni per le aree continentali hanno il compito di redigere annualmente un rapporto sui processi di integrazione delle comunità italiane residenti nelle aree di loro pertinenza, sullo stato di diritti delle stesse comunità e sui contenziosi bilaterali aperti fra l’Italia e i Paesi dell’area, che hanno riflessi sulla situazione delle comunità italiane ivi residenti». Ho letto con interesse gli interventi della prima giornata di lavori, come riportati fra virgolette da Gente d’Italia dell’8 settembre. I Colleghi Consiglio e Pinna lamentano il cambiamento profondo del CGIE dal 2004 in poi. Nell’ipotizzarne le cause, però, non ne ricordano una fondamentale, che consiste nella gravissima perdita che ha colpito il mondo dell’emigrazione con la morte di Bruno Zoratto, il 2 febbraio 2004. Come tutti sanno, il CGIE ha sempre avuto una maggioranza di centrosinistra, sin dal suo primo mandato nel 2001. Conoscevo e stimavo Bruno Zoratto dal 1988, quando facevamo ambedue parte dei Comitati Organizzatore e Ristretto della II Conferenza nazionale dell’emigrazione. Con Bruno Zoratto a tenere le fila della minoranza all’interno del CGIE si trovava sempre una soluzione a favore degli italiani all’estero. Più di una volta, nel corso dei primi due mandati sono stati presentati e votati ordini del giorno con firme congiunte, non frutti di inciuci per governare, ma di raggiungimenti di «sofferte unitarietà». Ce ne sono state anche un paio Zoratto–Mangione. Più di una volta, quando si lavorava alla modifica alla legge istitutiva dei Com.It.Es. (quasi interamente sostituita dal testo della Farnesina, che riduce i diritti ed aumenta le costrizioni ai Com.It.Es.) ci siamo trovati a votare, insieme, parte del centrosinistra con il centrodestra per aggiustare il tiro su precetti che andavano contro l’interesse delle comunità. Quando c’era Bruno, non c’erano conflitti che non fossero risolvibili politicamente e intelligentemente. Chi c’era già ricorderà che durante il governo Berlusconi 2001-2006, alla fine della relazione di governo Zoratto andava al podio ed esordiva dicendo: «Lo so che il governo in carica è della mia parte e non dovrei criticare, ma sarei contento se…» e con fermezza e maturità proponeva, suggeriva, indicava, dirigeva. Di Bruno, fino alla fine, si è sempre potuto dire che godeva di grande onestà intellettuale. Dal 2004 a questa parte l’obiettivo primario del CGIE, da quelli di: «promuovere e agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita delle comunità all’estero… e assicurare la più efficace tutela degli italiani all’estero…» (art. 1. comma 2) è diventato – da sinistra, dai centri e da destra – l’occupazione delle cariche e l’impedire che vengano portati avanti progetti, anche se utili e validi, il cui successo possa essere ascritto alla parte «avversaria». Basti un esempio. La VI Commissione di Lavoro «Stato, Regioni, PA, CGIE» aveva elaborato il formato di alcuni seminari da realizzare fra il 2007 e il 2008, in adempimento ai dettami del documento finale della II assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato-Regioni-PA-CGIE. Nel 2007 i Consiglieri Centofanti (CTIM – USA), Consiglio Carlo (CTIM–Canada), Ferretti (CTIM –Italia), Laspro (CdL–Brasile), Nanna (CTIM-Sud Africa), Pascalis (CdL), Pinna (CTIM–Sud Africa), Sorriso (FI – USA) hanno chiesto il trasferimento alla VI Commissione, portandola da 15 a 23 componenti. Nella successiva riunione si è eletto all’unanimità, a seguito del programma presentato e degli impegni assunti, Domenico Azzia dell’UNAIE, vicino alla Casa delle libertà. Subito dopo i succitati Consiglieri hanno chiesto di essere ritrasferiti alle Commissioni di provenienza. I validissimi progetti di seminari sono stati cancellati o rinviati sine die. No comment.
Silvana Mangione

 

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EmiNews 2007

 

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