3653 IMMIGRAZIONE: Ex-lavoratori clandestini, premiati dopo aver denunciato il loro boss

20070926 13:39:00 redazione-IT

Dodici moldavi hanno ottenuto a Bologna il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale. ”E’ la prima volta che accade in Italia”, dice il sindaco Cofferati, dopo la circolare del ministero dell"Interno

BOLOGNA – Dodici moldavi, tutti ex lavoratori clandestini, hanno ottenuto il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale dopo aver denunciato, un anno e mezzo fa, i propri "caporali”. “E’ la prima volta che accade in Italia” ha dichiarato il sindaco di Bologna Sergio Cofferati.

La regolarizzazione dei 12 lavoratori stranieri è stata possibile grazia a una recente circolare del Ministero dell"Interno (circolare Amato dell’agosto scorso) che consente a Questure e Procure della Repubblica di interpretare in maniera estensiva l’art. 18 del Testo unico sull’immigrazione (decreto legislativo 286/98, tradotto poi nella legge 40/98, la cosiddetta Turco-Napolitano) e applicato in genere alle prostitute “clandestine” che denunciano gli sfruttatori.

E oggi, due dei 12 permessi di soggiorno sono stati simbolicamente consegnati a Ion Caraisin e Chiril Ersov in rappresentanza di tutti i 14 lavoratori moldavi (due sono tornati in patria rinunciando al permesso) che un anno e mezzo fa si rivolsero al Comune e alle altre istituzioni locali in seguito a un appello “di venire allo scoperto” lanciato da Cofferati. A consegnare i documenti di regolarizzazione sono stati il primo cittadino di Bologna, il questore Francesco Cirillo e il pubblico ministero Walter Giovannini.

Non solo il permesso di soggiorno, quindi, ma anche la “protezione sociale” e la possibilità di un’occupazione regolare con l’avvio di percorsi di formazione e inserimento per gli stranieri costretti a lavorare in nero che decidono di denunciare i propri datori e di collaborare alle indagini. “Prima della circolare Amato, che di fatto estende l’art. 18 anche ai lavoratori clandestini, era possibile applicare agli stranieri solo la norma sul permesso di soggiorno per motivi di giustizia (art. 11 del dpr di attuazione della Turco-Napolitano n. 394/99), che consentiva loro di rimanere in Italia ma che non gli permetteva di lavorare”, ha spiegato il questore.

Bologna è quindi la prima città italiana a “creare un precedente e a concludere positivamente un percorso inedito iniziato grazie al coraggio di un gruppo di lavoratori dell’Est europeo, e del loro avvocato, che decisero di fidarsi del Comune, della Questura e della Procura”, ha commentato Cofferati. E ora la speranza delle istituzioni è che “questa vicenda unica in Italia rappresenti per il legislatore un’occasione di riflessione per arrivare poi a una riforma della normativa”, ha precisato il pm Giovannini. “Voglio chiedere infatti ai parlamentari bolognesi di adoperarsi affinché quello che è successo qui diventi la regola”, ha aggiunto Cofferati. (mt)

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EmiNews 2007

 

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