3685 Welfare, il sì tra il 70 e l'80%. Ma la Fiat boccia l'accordo.

20071010 22:51:00 redazione-IT

Da Mirafiori a Melfi, le percentuali dei no sono altissime, fino all’80%. Tuttavia tra i metalmeccanici il sì raggiunge il 53% (dati Fiom)

ROMA – Accoglienza più che positiva per il protocollo sul welfare, promosso da un’alta percentuale di lavoratori, tra il 70 e l’80 per cento. Lo attestano le rilevazioni dei sindacati confederali, che in un primo momento, poco dopo la chiusura delle urne, avevano parlato di una percentuale più alta, oltre l’80 per cento. Il sì prevale nelle piccole e medie imprese, nella Pubblica Amministrazione, tra i lavoratori dei call center e nei servizi. Il no è nettissimo in tutti gli stabilimenti Fiat e in alcune grandi aziende, non solo metalmeccaniche.

Risultati che continuano a tenere vivo il dibattito politico sulla questione.

I primi dati ad arrivare, quasi in coincidenza con la chiusura dei seggi, alle 14, sono stati quelli della Fiat Mirafiori, un no che andava oltre l’80 per cento (che in serata si è attestato intorno al 76), ma che si è rivelato quasi subito di segno opposto rispetto alla tendenza delle altre realtà. Infatti poco dopo da una prima rilevazione di Cgil, Cisl e Uil è emerso che il sì sarebbe arrivato oltre l’82 per cento. Dati "privi di credibilità", secondo il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi. Dati specchio del tessuto produttivo italiano, ha invece osservato il segretario generale della Fim-Cisl Giorgio Caprioli, che ha rilevato come il no si sia "concentrato nella grande fabbrica, più politicizzata", e come al contrario il sì abbia prevalso nella piccola impresa.
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Le piccole e medie imprese (dati Istat), costituiscono il 99,99 per cento del tessuto produttivo italiano. Basterebbe questo dato a spiegare dunque il successo del referendum, successo accolto con soddisfazione dai tre leader confederali Epifani, Angeletti e Bonanni. "Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani – i primi dati sono già molto significativi e confermano che si profila una netta vittoria dei sì , al di là delle aspettative. I sì vincono in particolare tra i lavoratori attivi, tra gli operai ed i precari."

In effetti però i confederali hanno pubblicato già nelle prime ore del pomeriggio un’indagine effettuata su 115 aziende di diversi settori produttivi, collocate in differenti aree del Paese, per un totale di 96.400 lavoratori attivi, dalla quale emerge una nettissima prevalenza del sì anche nelle grandi imprese. All’interno del campione ci sono soprattutto imprese con oltre 250 dipendenti: si va dalla Nuova Pignone di Firenze dove hanno votato 2.030 lavoratori su un totale di 2.530 e i sì sono stati 1.587, ai Cantieri navali di Palermo dove i sì sono stati 686 su 739 votanti, alla Whirpool di Varese dove su 2.059 votanti si sono contati 1.525 sì, alla St Microelectronics di Agrate Brianza dove su 1.918 votanti i sì 1.260.

In molte grandi imprese il responso è stato sì, dunque, anche con percentuali alte: nel gruppo chimico Solvay di Rosignano (Livorno) si è arrivati al 79,28 per cento.
Mentre il no è stato ampiamente confermato da tutti gli stabilimenti Fiat, da Nord a Sud, con punte del 90 per cento (è la percentuale registrata a Pomigliano). A Melfi il protocollo è stato bocciato dall’85 per cento dei votanti, a Cassino i no sono stati 2059 con una percentuale dell’84,42 per cento. Stessa musica negli stabilimenti non auto del gruppo, come l’Iveco di Torino, dove i no sono stati 1427, il doppio dei sì (708). No massicci anche dall’Alenia Aerospazio di Caselle, dove su 1.500 aventi diritto hanno votato in 1.015 e i no sono stati 651, e alla Pininfarina i no sono stati 851, l’80 per cento, contro 219 sì.
Welfare, il sì tra il 70 e l’80%
Ma la Fiat boccia l’accordo

Ma a fine giornata è emersa nettamente la prevalenza del sì, che non raggiungerà l’82 per cento del quale avevano parlato i sindacati nel primo pomeriggio, ma sembra stabilizzarsi tra il 70 e l’80 per cento. Infatti, a parte la plateale bocciatura del protocollo da parte del Gruppo Fiat e di alcune grandi fabbriche metalmeccaniche, dal resto dei lavoratori dell’industria e del terziario il sì passa con una larga maggioranza. I sindacati sottolineano l’alta affluenza alle urne con il voto di oltre cinque milioni di lavoratori, pensionati, precari e disoccupati.

Il no di tutti gli stabilimenti Fiat non deve far pensare a un no generalizzato dei metalmeccanici: infatti su 484.507 voti espressi al referendum, i no raggiungono il 53 per cento dei consensi, secondo il dato, ancora provvisorio ma pressoché definitivo, diffuso in serata dalla Fiom. Mediamente, nelle grandi fabbriche il no raggiunge il 65 per cento dei consensi, mentre nelle piccole e medie aziende si attesta al 53 per cento.

Tra le altre categorie di lavoratori, hanno votato a grande maggioranza sì i dipendenti dei call center, con una percentuale che supera l’80 per cento. "I giovani hanno capito che l’accordo riguardava soprattutto loro e la loro speranza di futuro. Il dato è incoraggiante", ha commentato Emilio Miceli, Segretario Generale Slc-Cgil.

Secondo la Cgil Funzione Pubblica, si sono mostrati largamente favorevoli al protocollo anche i dipendenti pubblici: su 265.313 votanti il sì ha raccolto il 74,9 per cento ed il ‘no’ il 23,5 per cento, bianche e nulle 1,6 per cento.

Ma anche oggi è stato avanzato il dubbio sulla legittimità delle operazioni di voto, sia da parte di alcuni esponenti politici della sinistra radicale che da parte di esponenti sindacali. "Per quanto riguarda il voto all’esterno dei luoghi di lavoro, nei seggi territoriali, riteniamo che le denunce formali e molte segnalazioni ci possano far dire che esiste un’area grigia che va chiarita", ha denunciato Cremaschi.
(10 ottobre 2007)

www.repubblica.it

 

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EmiNews 2007

 

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