20071113 23:51:00 redazione-IT
Duecento votazioni: martedì di lavoro al Senato, nel penultimo giorno di esame della Finanziaria. Prodi è «fiducioso», nessuna preoccupazione per altri "sgambetti" dei diniani che avevano votato contro il governo sul tema degli assegni per i dottorati di ricerca. Anche Mastella punta i piedi: non gli va giù l’ipotesi che un manager pubblico possa guadagnare al massimo 274mila euro l’anno. Sforbiciata alla giustizia militare: i magistrati in esubero passeranno a quella ordinaria.
Mastella non vuole il tetto agli stipendi
Oltre duecento votazioni. Un martedì di lavoro al Senato, dove la Finanziaria è arrivata al suo penultimo giorno di esame. Una bocciatura, ma nulla di più di una fisiologica battuta d’arresto per una legge che ha 97 articoli e un’infinità di emendamenti. «Che su emendamenti molto particolari e specifici la maggioranza vada sotto, mi sembra che non sia un elemento straordinario e si è verificato tantissime volte anche quando c’erano in Parlamento maggioranze enormi. Quello che è importante è il voto finale», chiude così ogni possibilità di polemica il premier Romano Prodi che si dice «fiducioso» sulla conclusione dell’iter della manovra perchè «tutto è stato preparato bene».
Lo “sgambetto” al Senato – riguardava l’incremento dell’assegno di dottorato di ricerca – è opera di Lamberto Dini, che già lunedì aveva confermato di volersi tenere «con le mani libere» sull’esame della Finanziaria al Senato. Votano contro il governo anche il diniano Giuseppe Scalera, Domenico Fisichella, Franco Turigliatto e Fernando Rossi. Si erano invece astenuti – ma l’astensione al Senato equivale a un voto contrario – i socialisti Angius, Barbieri e Accurzio Montalbano. Assente Roberto Manzione. Ma il passo falso dei diniani non desta preoccupazioni: «Tutti abbiamo le mani libere – ha ironizzato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti – In realtà, finora i diniani hanno dato un utile contributo. Non vedo perché dovrebbero cambiare giudizio alla fine». Anche il senatore a vita Giulio Andreotti, che martedì non ha partecipato al voto degli articoli, tornerà in Aula: «Se serve il mio voto – ha annunciato – voterò la Finanziaria».
Tra gli articoli approvati nel corso del pomeriggio, la reintroduzione di crediti d’imposta automatici per le nuove assunzioni al Sud, che introduce uno sgravio di 333 euro al mese per i lavoratori e 416 euro per le lavoratrici assunte. Passa anche la riduzione dei componenti dei consigli di amministrazione delle società pubbliche, compresa l’abolizione del gettone di presenza per i componenti degli organi societari. Confermata la destinazione dell’8 per mille alle organizzazioni impegnate nella ricerca e alle onlus. Sforbiciata, invece, per la giustizia militare: la Finanziaria sopprime numerosi uffici di primo e secondo grado e la riduce l’organico della magistratura militare. I giudici militari in esubero passeranno alla magistratura ordinaria.
Momentaneamente accantonata la votazione sul tetto degli stipendi ai manager pubblici. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella aveva annunciato il suo voto contrario: «Bonolis – aveva spiegato prendendo ad esempio il noto conduttore tv – ha la possibilità di guadagnare – ha concluso Mastella – un milione di euro mentre un servitore dello Stato si ferma a 274mila euro». Bruscolini.
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EmiNews 2007
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