3902 Ancora sul “reale scazzo” di Santiago

20071113 17:55:00 redazione-IT

Il gran polverone che si è levato a Santiago del Cile durante il Vertice delle Indie Occidentali, comincia a diradarsi. La causa scatenante si chiama Repsol, Gruppo Santander, Unión Fenosa, utili delle imprese spagnole che si istallarono con la Gran Privatizzazione. Fino al punto che adesso guardano da pari a pari ai canadesi e ai gringos che l’avevano fatta sempre da padroni.
Queste sono cose serie e Re Borbon si scomoda per trasportare la sua persona in questi fastidiosi conciliaboli annuali, a contatto diretto con gli amerindios e la loro trivialità. Gli affari sono affari.

Non si fida degli scudieri, dei Zapatero o degli Aznar. La disquisizione “politichese” di Santiago tentava di ottenere che si finisca una buona volta di parlare di “lotta alla povertà”. E’ un concetto obsoleto, sgradito a “sua maestà”. D’ora in avanti si deve adottare la più moderna e aerodinamica “coesione sociale”. Che vor ddì? Boh! A scanso di equivoci, però, è stato inmediatamente chiarito che “l’impegno sociale” delle imprese è facoltativo e volontario. Non si pretenda che reinvestano una percentuale –sia pure minima- nei Paesi in cui fanno business! Sarebbe un attentato contro l’anima di Montesquieu.
Lo scudiero Zapatero si è esibito in acrobazie audaci, confidando nella forza degli eufemismi e delle astrazioni, ha persino ricordato che Marx era europeo, quindi lui la sa più lunga…su tutto. Ma la realtà è molto più semplice, e si riduce a questo: Evo Morales, Daniel Ortega, i Kirchner e il resto della indiada, per poter migliorare la sorte dei loro elettori devono strappare migliori condizioni alle multinazionali. In questo caso a quelle spagnole. Per poter fare politica di ridistribuzione sociale devono pur prendere da qualche parte. Basta la “coesione sociale”? Ai governanti della Colombia, Salvador, Costa Rica, México e Perù, basta e avanza. A tutti gli altri, in differente misur, non basta.
Il dialogo tra sinistra del nuovo e quella del vecchio mondo, è un dialogo tra sordi perchè in definitiva il neoliberismo ha portato il trasloco della banca, industrie e commerci oltreconfine. Non sono andate in Spagna le fabbriche argentine o ecuadoriane, no. Lì sono andati solo i braccianti clandestini, non i prodotti agricoli. I Zapatero, i D’Alema difendono gli interessi strategici dei capitalisti di punta dei loro Paesi. Kirchner, Chavez, ma anche Lula, se vogliono salvare il sistema produttivo, ecologico, salute, aspettative di vita e futuro delle loro genti, devono stabilire delle regole più rigorose anche al capitalismo europeo e spagnolo. Che non è migliore o umanista per definizione, o in ragione dello “spirito immanente”. I Zapatero e i D’Alema sono protezionisti come Bush e Clinton: mantengono blindata la loro agricultura dietro una cortina di ferro invalicabile. Signora Intenazionale Socialista, ci vogliono i fatti. Non sermoni, rampogne ed eufemismi.

 

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EmiNews 2007

 

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