4053 'Monongah, la Marcinelle americana': 100 anni fa il sogno infranto di molti calabresi

20071206 11:35:00 redazione-IT

di Giulia Fresca (da Articolo 21)

Era il 6 dicembre del 1907, quando nelle miniere n°6 e n°8, gestite dalla Fairmount Coal Company, una serie di esplosioni causano una ecatombe di vite umane; quella terribile esplosione, una fuga di gas, spense per sempre i sogni di quei 1000 minatori, tra essi oltre 350, si calcola ufficialmente, di età compresa tra 13 e 50 anni, erano italiani in gran parte provenienti dall’Abruzzo, dalla Calabria, dal Molise e dalla Campania. Un bilancio terrificante che soltanto l’opera tenace di padre Everett Francis Briggs, scomparso lo scorso anno, ha permesso di non far finire nell’oblio e che soltanto da qualche anno l’Italia, grazie all’impegno di ricercatori, editori e giornalisti, ha potuto riscoprire.

Molti di questi, 171 italiani identificati, provenivano da San Giovanni in Fiore, Castrovillari, San Nicola dell’Alto, Falerna, Gizzeria, Civitella Roveto, Duronia, Civita d’Antino, Canistro, Torella del Sannio ed altre cittadine della Campania, Calabria, Abruzzo e Molise.

Le miniere 6 e 8 erano collegate al terreno circostante da ponti di acciaio sul West Fork River e da un labirinto di tunnel sotterranei. Un’enorme frana ostruì l’ingresso principale della miniera numero 6 e della zona circostante, l’apertura principale fu bloccata dal rottame di due binari per carrelli adibiti al trasporto di minerale ferroso e da due motori elettrici a dimano. La struttura sotterranea crollò sotto una massa di pietre, metallo e legno. Alle 10 e 30 del mattino, minuto più minuto meno, una violenta esplosione fece crollare le vene 6 e 8 della miniera più importante della contea. Un vero e proprio terremoto che scosse la terra per oltre 13 kilometri, spazzando via case e strade, persone e animali, e sradicando addirittura le rotaie della locale stazione ferroviaria. L’esplosione distrusse il sistema di ventilazione, causando una fuoriuscita di gas mortale che rimase intrappolato sotto le miniere. Laggiù, nelle viscere della terra, 478 minatori uomini e ragazzi, il viso annerito dal carbone, gli abiti dismessi, furono investiti in pieno dallo scoppio. Un misto di polvere di carbone, e gas metano che trasforma in pochi secondi i due tunnel in una camera ardente. Secondo le cifre ufficiali muoiono in totale di 362 uomini e ragazzi lasciando 250 vedove ed oltre 1000 bambini senza supporto.

Erano americani, polacchi e russi, ma sono sopratutto italiani. Centosettantuno. Una cifra spaventosa, che una corrispondenza da Washington del 9 marzo del 1908 (cioè dopo il completamento delle inchieste sulla tragedia del 6 dicembre 1907) sostiene che "il bilancio dello scoppio della miniera di Monongah avrebbe raggiunto un totale di 956 vittime, la maggioranza delle quali era italiana…" Il merito di aver riportato alla luce questa triste pagina di storia italiana è del settimanale “Gente d’Italia”, che, grazie alla determinazione del suo direttore Mimmo Porpiglia ha consentito agli italiani di conoscere la verità sullo scoppio di Monongah. Ed oggi, dopo cento anni, cosa rimane di quella tragedia?. I nostri governanti italiani si sono ricordati solo di Marcinelle dove quell’8 agosto del 1956, nella miniera Bois de Crazier, morirono in 262, di cui 136 italiani. Monongah con i suoi morti rappresenta oggi l’icona del sacrificio dei nostri lavoratori costretti ad emigrare per poter sopravvivere, ma Monongah dov’è? Oggi, a distanza di un secolo, per interessamento dei volontari e del governatore dello Stato della Virginia i nostri ignoti sono stati ricordati con il marmo di Carrara della loro terra d’Italia: una statua in loro onore eretta nella piazza centrale di Monongah, nella totale assenza dei rappresentanti italiani. Ciò che resta è un impressionante monumento "naturale" è rappresentato dalla cosiddetta collina di carbone, un cumulo creato da Caterina Davia, madre di quattro figli e vedova di un minatore rimasto seppellito nella miniera, che, sconvolta dalla scomparsa del marito, ogni giorno, per ventinove anni, si sarebbe recata alla miniera, distante tre chilometri, per prelevare un sacco di carbone che avrebbe poi svuotato accanto alla propria casa, ritenendo che in tal modo avrebbe alleviato il peso del terreno che gravava sul marito lì sepolto

Una tragedia che non può essere dimenticata, ma che deve servire a ridare la voce a quegli uomini rimasti in silenzio per troppo tempo e che rappresentano il destino segnato di quanti sono partiti portandosi dietro il "sogno italiano".

Monongah – La Marcinelle Americana
Guarda il film documentario prodotto da FILEF sull’emigrazione del primo novecento verso gli USA e sulla tragedia mineraria di Monongah.

[url]http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=6298[/url]

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=6298

 

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EmiNews 2007

 

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