4077 SINISTRA – Un leader c’è: Nichi Vendola

20071210 19:39:00 redazione-IT

di Gianfranco Pasquino (da l’Unità)

«Unita, plurale, federata»: è una prospettiva della sinistra che, altrove, ovvero nella vicina Francia, grazie al coraggio, alla leadership, all’azione di François Mitterrand è stata coronata da successo. A tale proposito, mi fa piacere ricordare agli esponenti della sinistra-arcobaleno che il successo della gauche plurielle è stato notevolmente facilitato dal semipresidenzialismo, con elezione diretta del presidente della Repubblica.

Ma anche dal sistema elettorale a doppio turno che premia le aggregazioni, incoraggia le coalizioni, garantisce il bipolarismo, consente l’alternanza, dà molto potere agli elettori. Probabilmente, gli elettori italiani, almeno quelli della variegata galassia di sinistra, vogliono, come scrive il Manifesto approvato a conclusione degli Stati Generali della Sinistra, non disdegnando la governabilità, più autorevolezza e legittimità (che, in democrazia, sono sempre e soprattutto la conseguenza delle consultazioni elettorali), ma desiderano anche che la rappresentanza politica abbia stretti rapporti con la rappresentanza sociale. Dunque, qualche indicazione in più sul ruolo dei sindacati, che non possono continuare a trincerarsi dietro un muro di sdegnosa autonomia, risulterebbe utile. In Francia, la CFDT costituì deliberatamente uno straordinario organismo di sostegno e di legittimazione delle politiche della sinistra governante. Se, qui, in Italia, le diverse sensibilità di sinistra e ambientaliste sapranno, in tempi che, inevitabilmente, debbono essere molto ristretti, dare vita ad un’unica organizzazione attraverso ampi processi di consultazione, di coinvolgimento, di partecipazione incisiva, anche il Partito Democratico e il governo Prodi saranno obbligati a tenerne conto.

Questa sinistra-arcobaleno rimette al centro dell’attenzione politica e governativa due temi che, per ragioni diverse, sono egualmente importanti: il lavoro e la laicità. È giusto che sia così, ma molto conta come i due temi verranno concretamente declinati nella consapevolezza che, dentro il Partito Democratico, entrambi costituiscono frequente occasione di scontro. In quanto “arcobaleno” questa sinistra dà notevole e opportuno rilievo all’ambiente che, anche preso a sé, potrebbe informare da solo tutto un programma di governo. Particolarmente importante è la dichiarazione esplicita della disponibilità ad assumersi responsabilità di governo (nonché, appena un po’ sibillinamente, l’impegno a sostenere l’attuale governo «per il tempo della legislatura che resta»).

I Manifesti contano, soprattutto quando sono scritti in maniera partecipata e appassionata e sono trasparentemente discussi e approvati. Tuttavia, molto spesso nell’interpretazione del pensiero e delle possibilità di un’organizzazione politica bisogna guardare anche ai simboli e agli umori.

Pietro Ingrao merita applausi per il suo percorso, peraltro tutto, senza ripensamenti, comunista, ma, sicuramente, mai di accettazione di responsabilità di governo e della conseguente necessità di tenere conto delle compatibilità fra le forze da “mettere in campo” e gli obiettivi da perseguire. Icona del passato, Ingrao non può certamente assumere il ruolo di padre nobile di una sinistra che voglia governare.

Sono assolutamente consapevole della litania classica di molti settori di molte sinistre per le quali prima viene il programma poi il resto e, talvolta, da ultimo, la leadership. Incidentalmente, non è stato questo il percorso delineato e completato dal leader del Partito Democratico. Ma la sinistra-arcobaleno ha effettivamente un grande bisogno di leadership. Se sarà quella del presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, accolto con ripetuti e intensi applausi, rappresenterà, da un lato, l’innovazione, dall’altro, la capacità di trasformare una sinistra sociale in una leadership di governo (a suo tempo, incoronata da primarie vere). Prudente (e, finalmente, “misurato”), Bertinotti si è limitato a dichiarare che con questi Stati Generali la sinistra-arcobaleno si è tuffata, immagino, nel mare di una difficile politica, lasciando intuire che il problema è imparare a nuotare. Poiché non erano pochi i presenti agli Stati Generali che avevano già avuto oppure occupano attualmente cariche di governo, il problema della sinistra-arcobaleno si trova piuttosto, penso, nelle propensioni dei suoi dirigenti a differenziarsi, per ricerca di visibilità, e a blandire qualsiasi gruppo che si muova nei loro dintorni dai no global al “no Dal Molin” quando, invece, dovrebbero interloquire, educare, guidare, spiegare come risolvere le contraddizioni. In definitiva, però, anche coloro che sanno nuotare debbono porsi delle mete e indicare degli approdi. Mentre la sinistra-arcobaleno nuota mi parrebbe opportuno segnalare che, senza il suo apporto, non soltanto il Partito Democratico non avrebbe abbastanza voti-seggi per governare, ma pezzi di società italiana rimarrebbero privi di rappresentanza sociale e politica.

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EmiNews 2007

 

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