8502 Disinformazione sulla guerra in Libia

 
20110226 15:50:00 redazione-IT

da: www.inviatospeciale.com

[b]La situazione nel Paese è grave, ma potrebbe essere molto diversa da come viene raccontata. Al Jazeera ed Al Arabya diffondono notizie allarmistiche seguite dai media occidentali. Intanto arrivano le sanzioni.
Il quadro del conflitto interno libico è molto preoccupante. Una raffica di notizie su stragi e bombardamenti di civili staanno autorizzando Usa ed Europa a prendere non solo misure economiche contro il regime del colonnello Gheddafi, ma a prevedere interventi militari di vario genere.
In Italia la sinistra, che nei primi anni dopo l’avvento del dittatore a Tripoli lo salutava come un ‘combattente internazionalista’, non solo si è fortunatamente ravveduta, ma desso forse ha perso di vista la giusta misura. I rapporti tra Berlusconi ed il Rais nutrono un tifo da stadio, ma i progressisti non fanno alcuno sforzo per elaborare una analisi obiettiva dei fatti.

Innanzi tutto è ormai chiaro che una serie di bufale sono state rilanciate dai media. Si è parlato di 300mila possibili sbarchi di profughi sulla nostre coste.[/b]

Ma nessuno ha tenuto conto che nel D-Day di Normandia, la famosa operazione Overlord, l’esercito immenso che doveva riconquistare l’Europa occupata dai nazisti era composto da ‘soli’ 150 mila uomini e dalla bellezza di 12.000 navi da guerra, 4.200 mezzi da sbarco. Una flotta necessaria non solo per cannoneggiare le coste francesi, ma soprattutto importante per trasportare i soldati. Esistono in Libia tanti natanti per tragettare la marea umana che secondo alcuni sarebbe pronta a salpare? Ovviamente no.

I bombardamenti di manifestanti con caccia e caccia bombardieri ed il numero dei morti, secondo alcuni 10mila, secondo altri ancora di più. L’aviazione militare libica è in mano esclusiva al clan dei Qadhadfa, quello di origine del Colonnello e questo è un elemento di grande importanza. Ecco perchè si parla di ‘no fly zone’. Esercito, polizia e milizie popolari invece sono composte da appartenenti a clan diversi. Mettere in difficoltà l’areonautica significa compromettere una parte rilevante dell’apparato difensivo del regime. Quello che non si capisce è il motivo per il quale un’arma ben attrezzata debba utilizzare per contenere manifestazioni di massa jet che volano ad oltre 1000 km orari e che quindi hanno molta difficoltà nel colpire piccoli obiettivi in lento movimento e non gli oltre 50 elicotteri in dotazione, pensati proprio per quel tipo di attività. Inoltre la diffusione di video su fosse comuni, reso pubblico su One day on earth e subito diffuso da tutte le televisioni del mondo, era un falso accertato. Nelle immagini si vedeva in realtà il ‘Sidi Hamed Cemetery’, e le tombe inquadrate esistevano da tempo. Niente azioni sepolture clandestine ‘di emergenza’, insomma.

L’esponente libico del Tribunale Penale Internazionale, intervistato dall’emittente araba Al Arabiya, e che ha annunciato al mondo lo sterminio (anzi il genocidio in atto) si è scoperto dopo essere un millantatore, tanto da costringere la Corte a diffondere un comunicato: “Diverse fonti mediatiche hanno pubblicato una notizia riguardo alla situazione in Libia attribuita a Sayed Al Shanuka (o El-Hadi Shallouf) presentato come ‘membro della Corte penale internazionale’. La Cpi desidera chiarire che questa persona non è né membro del personale della Corte, né parte in causa in un caso attualmente in corso davanti a essa, e che non può in alcun caso parlare a nome della Corte. Ogni sua dichiarazione è a titolo personale”.

Sul numero di feriti Angelo Del Boca, massimo storico del colonialismo italiano ed esperto di Libia ha detto: “Non si può parlare di 10mila morti e 50mila feriti. Ma scherziamo? 50mila feriti non ci stanno in tutti gli ospedali del Medioriente. Sono cifre false e tendenziose”. Poi ha spiegato che al Shanuka “non sta in Libia, se ne sta tranquillamente negli Stati Uniti” aggiungendo: “Stamattina un caro amico da Tripoli me l’ha confermato: i morti sono tanti, ma sono al massimo un migliaio. Ciò non toglie che sia in corso un massacro”.

Le testimonianze su miliziani che stuprerebbero le donne “casa per casa” non hanno trovato un solo risconto, ma hanno occupato lo stesso pagine di giornali ed aperture di Tg. A questo proposito Debora Billi, una giornalista-analista che si occupa di mercato del petrolio, ha commentato che la notizia “ricorda tanto la faccenda dei neonati strappati alle incubatrici dai soldati di Saddam: si scoprì che era stata “fabbricata” da un’agenzia di pubbliche relazioni” ed ha rilevato ancora: “I mercenari col cappello giallo. Ora, io non mi intendo di mercenari: ma vi pare possibile che vadano in giro a massacrare la gente indossando un cappello giallo canarino, in modo da farsi riconoscere a 500 metri… anche dalle telecamere?”.

Poi le indiscerzioni sulla morte di Gheddafi, sulla sua fuga e su quella di una sua figlia, Aisha, sulla resistenza disperata del dittatore nel bunker. Tutti fatti smentiti. Gheddafi venerdì scorso è persino comparso in una piazza di Tripoli, ha parlato ai suoi sostenitori e si è allontanato indisturbato.

In una lettera pubblicata da ‘Il Giornale’ e firmata da tale Paolo Pazzini, un italiano rimpatriato dalla capitale libica in queste ore, si legge: “La nostra azienda ha dei contatti in Libia per questo vivo lì, nel centro di Tripoli. Vorrei confortare le dichiarazioni dell’Ambasciatore italiano Schioppa: a Tripoli fino a ieri tutti lavoravano, e i bombardamenti sulla fossa sono propaganda pura […] i giornali italiani stanno raccontando una marea di menzogne mirate con l’appoggio di elementi libici che vivono all’estero cacciati dal Paese […] Le due navi che avrebbero disertato sono propaganda pura. E’ stato smentito anche dalle forze Armate maltesi (“Times” di Mata): nessuna nave militare libica è approdata a Malta”.

Ma c’è una cosa particolarmente inquietante nella testimonianza di Pazzini: “La rivolta è iniziata a Bengasi, mi hanno spiegato i militari, perchè è stata fatta da egiziani, armati fino ai denti, entrati in Libia illegalmente che hanno preso il potere a Bengasi con l’appoggio di elementi libici dell’opposizione. Sono state fermate carovane di auto, nella zona di Tripoli, cariche di egiziani e colme di armamento ed esplosivo di fabbricazione occidentale. E queste bande egiziane sono state finanziate non si sa da chi”.

La ricostruzione del lavoratore italiano appena rientrato potrebbe avere un suo fondamento, perchè alla cosiddetta ‘battaglia di Tripoli’, per quanto se ne sappia fino ad ora e nonostante anche su questo argomento siano state diffuse notizie inesatte, non partecipano i ‘clan della montagna’, gli Orfella, gli Zintan e i Roseban, che vivono a soli 50 chilometri dalla capitale e che sarebbero immobili in attesa di prendere una posizione. Per questo non si capisce chi stia ‘marciando verso la città’. E siccome i clan della Cirenaica sono al momento occupati a difendere i territori appena conquistati (e i pozzi di petrolio e gli oleodotti) non si comprende da chi siano composte le armate degli insorti.

Per quanto riguarda la presenza di contractors in Libia vi sono due elementi da tenere in conto. In occasione dell’ultimo Festival delle arti e culture di Dakar, in Senegal, il dittatore aveva detto: “I Paesi africani devono unire le proprie forze per dare vita ad un esercito che possa contare su un milione di soldati”. Gheddafi è stato presidente dell’Unione africana fino al 31 gennaio di quest’anno, ovvvero fino a pochi giorni prima della rivolta. Il Rais è un fautore della proposta di costruire gli Stati Uniti d’Africa e durante la sua leadership ha lavorato a fondo per trasformare una semplice idea in qualcosa di più. Il Consiglio di Pace e di Sicurezza dell’Ua attualmente guida due missioni di cosiddetta ‘peacekeeping’: l’African Mission in Sudan attiva dal giugno 2004 e l’African Mission in Somalia attiva dall’inizio del 2007.

Secondo voci non confermate il dittatore avrebbe allestito una specie di ‘Legione straniera’ composta da militari di altri Paesi africani e questo spiegherebbe l’impiego di ‘mercenari’, che altrimenti mai avrebbero potuto essere reperiti e organizzati in pochi giorni.

In Italia intanto la confusione sull’affaire regna sovrana. Il cosiddetto ‘popolo di Santoro’, quello che segue con passione AnnoZero, è stato informato ancora una volta da Edward Luttwak, un ‘esperto’ americano noto negli Usa perchè “frequently cited by Italian media on political subjects” (frequentemente interpellato dai media italiani su questioni politiche) e autore di un intervento nel 2008 sul New York Times nel quale sosteneva una tesi discriminatorio nei confronti di Barak Obama.

Nel maggio 2008 il quotidiano aveva pubblicato un articolo nel quale Luttwak sosteneva che l’allora candidato alla Casa Bianca era “nato musulmano sotto leggi musulmane, come è universalmente noto” e che se fosse diventato presidente sarebbe stato considerato da tutti gli islamici del mondo come un “apostata”, con tutte le conseguenze del caso. Luttwak fu subito duramente accusato da molti per aver travisato la realtà e censurato garante dei lettori del prestigioso giornale, Clark Hoyt. Perchè è così presente nella tv italiane?

Più interessati a polemizzare contro l’amico di Gheddafi, Berlusconi, che ad approfondire i fatti in corso in Libia, i presenti in studio hanno vigorosamente applaudito i manifestanti di Bengasi che innalzavano le bandiere monarchiche del regno di re Idris (che fatte le debite differenze sarebbe come inneggiare ai nostalgici del Regno Sabaudo) senza domandarsi perchè avessero quei vessilli ed hanno scoltato in religioso silenzio uno dei “coraggiosi giovani” protagonisti della ‘rivoluzione’ che viveva però comodamente in Svizzera e chattava su internet. Secondo il conduttore era un protagonista della ‘rivoluzione dei Golia cybernetici’. E la testimonianza di Pazzini?

Tuttavia, adesso il ‘popolo di sinistra’ si trova in sintonia con Cavaliere. Perchè con una straordinaria rapidità, dopo l’avvio delle prime sanzioni imposte da Washigton al governo libico, Berlusconi ha cambiato linea e dichiarato: “Gheddafi non controlla più la Libia […] Le vicende internazionali che infiammano il Nordafrica ci pongono di fronte a scenari nuovi ed imprevedibili. L’Italia è coivolta più di ogni altro Paese. Nessuno aveva previsto quanto è accaduto in Tunisia ed Egitto”. Di fronte a tutto questo, ha aggiunto il premier, “l’Europa e l’Occidente non possono rimanere spettatori perchè” da quanto sta accadendo “dipendono gli assetti economici futuri e gli approvvigionamenti energetici”.

Il Cavaliere, forse distratto, non si è accorto di aver involontariamente rivelato il convitato di pietra del conflitto, ovvero “gli assetti economici futuri e gli approvvigionamenti energetici”.

Ma i fatti reali quali sono? Mentre i corrispondenti italiani raccontano di stragi e combattimenti, Jordán Rodríguez, reporter di TeleSur, sostiene che l’aeroporto di Tripoli è una bolgia piena di gente che cerca di partire, ma proprio per questo motivo è evidentemente raggiungibile e non al centro di alcuna furiosa battaglia. L’inviato ha anche sostenuto: “Trípoli amanece en tensa calma, tomada por fuerzas policiales y grupos de apoyo a Gaddafi. No hay disturbios”, en la capital. “Tripoli si mostra all’alba in una tesa calma, controllata dalle forze di polizia e dai gruppi di sostenitori di Gheddafi. Non si segnalano incidenti” nella capitale.

Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, legato da stretti rapporti diplomatici con la Libia, da parte sua ha avvertito: “Abbiamo mantenuto un silenzio pridente non solo nel caso della Libia, ma anche per l’Egitto, perchè la cosa principale è che su queste vicende c’è molta disinformazione. Mi sono detto: “Nicolás prudenza!”, perchè lo sappiamo e siamo abituati alla disinformazione messa spesso in atto dal sistema globale dei media”.

Resta da capire perchè le tv panarabe Al Arabya ed Al Jazeera siano così prolifiche nel rilanciare notizie non veritiere e perchè lo stesso stiano facendo i media occidetali. Ma i prossimi giorni forse sveleranno almeno una parte del mistero.

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