11994 Referendum 2016. Votare SÌ o NO?

20160407 12:13:00 redazione-IT

[b]di Licia Linardi[/b]
Il prossimo 17 aprile gli italiani saranno chiamati a votare ad un Referendum richiesto dalle regioni invece, come al solito accade, tramite raccolta di firme.
Il Referendum – No Triv serve per decidere se abolire il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti già in possesso entro le 12 miglia dalla costa italiana.

Perché, come sapete già, la Legge di Stabilità 2016 esclude la possibilità di richiedere e stipulare nuove concessioni entro il limite delle 12 miglia. Inoltre bisogna sapere che il referendum non cambierà nulla per quanto riguarda le trivellazioni sulla terraferma o in mare fuori dalle 12 miglia. A chiedere il referendum sono state nove regioni: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise e l’esito del referendum sarà valido solo se andranno a votare il 50% più uno degli aventi diritto al voto.

Ma cosa vuole cambiare il referendum?

Se dovesse vincere il SÌ, le concessioni già in possesso potrebbero continuare ad operare fino alla loro scadenza naturale e una volta scaduto il termine non si potranno più concedere rinnovi o proroghe anche se nei giacimenti ci fossero ancora materie prime da estrarre.

Se invece dovesse vincere il NO, una volta scadute le concessioni le compagnie petrolifere avranno la possibilità di rinnovare i contratti e le operazioni di ricerca ed estrazioni fino all’esaurimento totale della fonte. Bisogna precisare che il referendum riguarda soltanto 21 delle 66 concessioni estrattive marine presenti in Italia situate nelle 12 miglia

Le ragioni del SÌ

Secondo i sostenitori del Sì, il comma 239 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità sarebbe illegittimo. Infatti, in base a quest’ultimo, una volta raggiunta la scadenza naturale della concessione, il rinnovo non sarebbe più a tempo determinato bensì fino all’esaurimento del giacimento. Una caratteristica, questa, contraria alle regole sulla libera concorrenza e che non rispetterebbe le regole stabilite dall’UE, dove la durata dell’autorizzazione non dovrebbe superare “il periodo per portare a termine le attività per le quali essa è stata concessa”. Un’altra motivazione del Sì, riguarda i pericoli ambientali, cioè non tanto i possibili danni causati da eventuali incidenti, ma anche i danni causati alla fauna marina. Per es. per ricercare ed estrarre gli idrocarburi viene utilizzata una tecnica chiamata air-gun, cioè vengono effettuati degli spari ad aria compressa che generano onde che leggono il sottosuolo. Un meccanismo che potrebbe causare lesioni e danni irreparabili ai cetacei e ad alcune specie di pesci, nonché, questa tecnica potrebbe provocare l’abbassamento della superficie del suolo. Ma la speranza dei simpatizzanti del Sì, è quella di costringere il Governo a puntare su strade alternative cioè puntare sulle energie rinnovabili per salvaguardare l’ambiente, un campo in cui l’Italia è molto indietro rispetto agli altri Paesi.

Le ragioni del No

Contro il referendum è stato fondato il comitato “Ottimisti e razionali” presieduto da Gianfranco Borghini, ex deputato del Pc e poi del PdS. Per il Comitato, il motivo più importante per votare No, riguarda il fatto che le piattaforme attualmente esistenti, estraggono da anni, in tutta sicurezza, il gas necessario per il fabbisogno del Paese: l’Italia estrae circa il 10% del gas e del petrolio che utilizza, e questa produzione evita il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere. Una altra motivazione dei sostenitori del No, sono le conseguenze sull’occupazione che si avrebbero se dovesse vincere il Sì, visto che molti lavorano nel settore e la fine di tali concessioni significherebbe la perdita dei posti di lavoro. Infine, secondo i sostenitori del No, nessuna pala eolica o nessun pannello solare sarebbe in grado di produrre la stessa quota di materia prima, aumentando quindi la dipendenza dell’Italia verso i Paesi fornitori.

Ma perché il PD e il Comitato del NO chiedono agli italiani di non andare a votare?

La risposta è molto semplice, perché il referendum sia valido e dunque idoneo ad abrogare la norma in oggetto, si deve raggiungere un numero minimo di partecipanti alla votazione. In base all’articolo 75 della Costituzione, il referendum è considerato valido se ad andare a votare è la maggioranza degli aventi al diritto (50% più uno), e secondo lo stesso articolo deve essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

Ma è importante votare? Sì, perché il voto è democrazia!

È importantissimo votare: perché siamo un popolo democratico, perché il potere e del popolo (democrazia dal greco: demos kratos, potere del popolo). Perché votando esprimiamo la nostra volontà. Anche se i referendum in Italia, da alcuni anni, non godono di buona fama, la tendenza che si ha è di cercare di boicottarli in tutti i modi: con il silenzio, facendoli passare per inutili, ricordando alla gente che non è un obbligo andare a votare e, conseguentemente, invitandola più o meno esplicitamente appunto a non andare a votare. Eppure il referendum è forse il principale strumento di democrazia diretta, attraverso il quale il cittadino esprime direttamente la propria volontà su un tema specifico. E la decisione presa dal Popolo Sovrano, cioè da noi, vincola il legislatore al rispetto della stessa.

Il votare ai referendum certo non è un obbligo ma è un diritto-dovere civico, sociale e istituzionale, garantito dalla Costituzione.

E allora, per senso delle istituzioni e per l’alto valore educativo della partecipazione, è importante che si vada a votare per i referendum e si esprima così il proprio parere che non può essere espresso con il non voto. Il “Non votare” non è utile né a se stessi né al Paese.

http://www.corritalia.de/home/dettaglio/referendum-2016-votare-si-o-no/d990c52825ca1aef4bcb4010d23b12a7/

 

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