8487 EGITTO 18 e 19 febbraio: Grande manifestazione a piazza Tharir. Disinformazione in Italia.

 
20110219 15:03:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

19 febbraio: E’da ieri sera che vedo servizi in tv, sulla grande manifestazione in piazza Tahrir, a dir poco sconcertanti. Si dice che la festa di ieri sia stata monopolizzata dai Fratelli Musulmani e che Wael Ghonim, il manager di Google divenato il personaggio simbolo della rivoluzione, non abbia potuto parlare. In tutta sincerità, non ho trovato traccia di tutto ciò sui mass media arabi. Ho seguito la diretta di al-Jazeera, i commenti di BBC Arabic, ho cercato in diversi giornali egiziani, ho controllato gli articoli di commentatori che so essere molto critici nei confronti dei Fratelli Musulmani e anche con la rivoluzione, ma niente di niente. Da nessuna parte ho trovato menzionato quanto raccontato nei servizi delle nostre tv. Il quadro descritto dai mass media arabi è sì complesso, ma niente a che vedere con quello dipinto dalla pochezza dell’informazione italiana. E’ mancanza di professionalità o malafede?

Ma per essere ulteriormente sicura, mi sono messa in contatto con gli amici egiziani che sono stati presenti alla manifestazione. Il primo che riesco a contattare è Hosam Mikawi, il quale, attraverso una breve chat, mi dice che non è vero nulla. Alcuni Fratelli Musulmani hanno tentato di gridare qualche slogan islamico, ma sono stati subito zittiti, come già accaduto nelle settimane scorse. Nei giorni passati, poi, hanno perso molto terreno. A proposito di Wael Ghonim dice semplicemente che contro di lui c’è una campagna di diffamazione in corso.

Dopodichè riesco a parlare con Wael Farouq per telefono e, durante una conversazione di quasi mezzora, raccolgo il suo sfogo. Non ha tempo di scrivere, c’è troppo da fare, dunque chiede a me di trasmettere il suo messaggio.

Anche Wael nega recisamente l’immagine della rivoluzione convogliata dai mass media italiani in questi giorni. Al-Qardawi, ieri, era in piazza Tahrir non in veste di Fratello Musulmano (e comunque formalmente non fa parte della Fratellanza), bensì come simbolo di tutti coloro che sono stati isolati dal regime per decenni (Al-Qardawi era in esilio in Qatar e aveva il divieto di predicare in Egitto). Wael Ghonim non è stato voluto al microfono, perché nei giorni scorsi la tv l’ha sopreso a partecipare ai riti di una setta satanica (allora esistono anche lì, questa sì che è una notizia interessante!), ma Wael (Farouq) non dice se crede o no al complotto contro il giovane manager da parte della controrivoluzione e prosegue diritto… Afferma con forza che in piazza c’è soprattutto la classe medio-alta degli egiziani, acculturata, civile e pacifica. La maggioranza delle donne non era velata. "Siamo arrivati a tre milioni di persone e non c’è stato né un incidente, né un episodio di molestie sessuali. Vi immaginate? Tre milioni di persone tutte insieme nello stesso posto e neanche un incidente! Voi invece, quando andate allo stadio, avete bisogno della polizia". Beh sì, ammetto che il self-control e l’auto-organizzazione dei ragazzi della rivoluzione del 25 gennaio sono degni della più alta ammirazione.

Poi Wael precisa ancora una volta che i Fratelli Musulmani non sono che una minoranza, un partito in mezzo agli altri. "Abbiamo i comunisti, i nazionalisti, i liberali e anche i Fratelli Musulmani, che rappresentano non più del 5-10% della popolazione, ma la stragrande maggioranza è liberale e vuole uno stato laico". Inoltre – prosegue Wael – i Fratelli Musulmani hanno dichiarato che non si candideranno alla Presidenza della Repubblica e, anche in Parlamento, concorreranno solo per il 20% dei seggi. Dunque, anche nel caso peggiore, non supereranno questa percentuale.

E a questo punto, evidentemente sfibrato dalle domande occidentali sui fondamentalisti islamici, Wael si fa polemico. Dice che i Fratelli Musulmani si stanno comportando con grande correttezza, accettando le decisioni della maggioranza liberale. Dimostrano di avere un’etica politica (e non solo) migliore di quella della maggior parte dei parlamentari europei (le notizie sul nostro governo "prostitucratico", purtroppo, sono giunte pure lì). Sono sicuramente meno pericolosi e persone più degne dei parlamentari della Lega, alla quale il popolo italiano ha permesso addirittura di andare al governo, quindi l’Italia non può criticare l’Egitto a nessun titolo. Per ora, inoltre, i Fratelli Musulmani si stanno comportando bene, sono cambiati, vogliono anche loro uno stato liberale. Poi, quando la nuova Costituzione sarà pronta e si andrà alle elezioni, parteciperanno come gli altri alla competizione democratica, rispettando le regole. "E se vincessero- dice sempre Wael – sosterrei il risultato delle elezioni, anche se non sono d’accordo con loro, perché sarebbe la libera scelta della gente". Wael si sente totalmente libero di difendere i Fratelli Musulmani, proprio perché è sempre stato su posizioni molto lontane dalla loro ideologia.

A proposito dell’esercito, Wael si dichiara stupito, perché sembra veramente volere uno stato democratico, non militarizzato. Dice che addirittura, senza che nessuno abbia avanzato alcuna richiesta al riguardo, l’esercito ha affermato che non presenterà nessun candidato alle prossime elezioni presidenziali. Questo fa ben sperare…

L’unica preoccupazione di Wael, in questo delicato processo, è l’interferenza occidentale, perché sicuramente il governo che nascerà non sarà più succube dell’Occidente com’era prima, e dunque Wael si aspetta che sarà contrastato con ogni mezzo da Europa e America. "Se fossimo lasciati a noi stessi – dice ancora – non c’è dubbio che ce la faremmo. Del resto, finora abbiamo fatto tutto da soli. Quando c’è stato l’attentato di Alessandria, tutto il mondo è intervenuto con voce forte, e adesso si è scoperto che c’era la mano del governo egiziano dietro il massacro dei cristiani. Ma quando è iniziata la nostra protesta, nessuno è intervenuto in nostro aiuto con la stessa forza". Wael esprime un sentimento largamente condiviso dagli arabi, covato a lungo, ovvero il risentimento verso la politica dell’Occidente nei confronti dei paesi arabi. Giustamente, ora sono orgogliosi di ciò che stanno compiendo e lo rivendicano a sé soli. Non hanno più bisogno di lezioni da parte di nessuno e nemmeno le chiedono. Wael termina dicendomi: "State lontani da noi! E tutto andrà bene".

Incasso il rimprovero senza ribattere, perché in questo momento sarebbe inutile. Hanno ritrovato se stessi, hanno rialzato la testa, superando quel palpabile sentimento di frustrazione che era evidente a chiunque fosse in stretto contatto con gli arabi. Mi ricordo che, più di quattro anni fa, dopo aver commentato che mi sentivo più a casa in Egitto che in Germania, lo stesso Wael mi aveva risposto "grazie", con un tono tra l’incredulo e il piacevolmente stupito che aveva stupito anche me. Ora, invece, forse risponderebbe "senza dubbio, non potrebbe essere altrimenti!".

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[b]di Elisa Ferrero[/b]

Oggi (18/02) piazza Tahrir si è riempita di nuovo. Riempita è un eufemismo, perché il numero delle persone presenti, secondo tv e giornali, oscillava tra il milione e mezzo e i tre milioni. Una folla impressionante! La società egiziana era di nuovo là, presente e festosa, ma anche vigile e determinata a ottenere il resto delle sue rivendicazioni.

Oggi si sono ricordati i martiri e si è festeggiata la vittoria della settimana scorsa su Mubarak, ma tra balli e canti patriottici si è urlato forte e chiaro il nuovo slogan che ha unito la piazza: "Il popolo vuole purificare il paese", intendendo con questo che il popolo vuole smantellare tutto quel che resta del vecchio regime. Che non si inganni dunque chi crede che gli egiziani si accontentino dell’allontanamento di Mubarak… Tre sono state le richieste principali della piazza: la fine dello stato d’emergenza, la liberazione dei prigionieri politici e le dimissioni del governo in carica, nominato da Mubarak.

In piazza Tahrir campeggiava una bandiera dell’Egitto lunga cento metri (ad ogni manifestazione la bandiere si allunga!) e tra i manifestanti si sono registrate anche delle "new entry". Innanzitutto, si è fatta molto notare la presenza di un gruppo ben nutrito di turisti tedeschi e americani, scesi in piazza assieme agli operatori turistici, tutti in divisa bianca, per sostenere il turismo egiziano. Hanno gridato tutti insieme: "Chi ama l’Egitto venga a visitarlo!". Ai manifestanti si sono uniti anche i lavoratori del settore elettrico del sud del Cairo, quelli del trasporto pubblico e soprattutto decine di persone imprigionate durante la rivolta che erano state appena scarcerate. Hanno voluto mostrare ai presenti i segni della tortura sui loro corpi.

I milioni di persone radunate in piazza Tahrir (ma non bisogna dimenticare la manifestazione di Alessandria, anch’essa affollatissima) hanno ascoltato la predica di Yusuf al-Qardawi, il presidente dell’Unione Internazionale degli ulema’, che ormai ha preso il posto del rettore di al-Azhar come leader spirituale musulmano della rivoluzione. I manifestanti, infatti, gridavano: "Lo sceicco di al-Azhar dov’è?… Qui c’è al-Qardawi!". Del resto, Papa Shenouda non è stato da meno del rettore, visto che nell’ultima messa da lui celebrata non ha in alcun modo menzionato la rivoluzione, nemmeno per sbaglio, limitandosi a invocare la pace per tutti, indipendentemente dal governo al potere.

Al-Qardawi ha pronunciato parole importanti, di grande sostegno alla rivoluzione, invitando gli egiziani a continuare e a non lasciarsela sottrarre da nessuno. Ha sottolineato innanzitutto lo spirito di unità nazionale che ha permeato la rivoluzione, riunendo insieme giovani e vecchi, donne e uomini, sinistra e destra e, sopra ogni altra cosa, cristiani e musulmani.
Su quest’ultimo punto al-Qardawi si è particolarmente soffermato, affermando che la rivoluzione aveva superato, con il suo spirito, il confessionalismo e il settarismo dell’era Mubarak. La vittoria della rivoluzione è la vittoria di tutti gli egiziani, non solo dei musulmani. Un gran risultato senza dubbio (durante la manifestazione sono anche stati cantati degli inni cristiani, cosa impensabile solo poco tempo fa!). Al-Qardawi, che ha invitato il popolo a rimanere fedele a questo spirito di unità tra musulmani e cristiani, ha anche citato un bel versetto coranico che esprime l’idea che Dio cambierà la società solo quando cambieranno le persone. È quel che è successo agli egiziani, senza che nessuno, dalle nostre parti, lo notasse.

Al-Qardawi è quindi passato a elogiare l’esercito, esprimendo la propria fiducia nel suo patriottismo, come già dimostrato dall’esercito tunisino, e lodando la decisione dei militari di voler costruire uno stato civile. Ha invitato l’esercito a svolgere il proprio ruolo nella rivoluzione, chiedendo con vigore che il governo attuale fosse sciolto, in accordo con le richieste della piazza. Agli egiziani, invece, ha chiesto di pazientare un poco e di svolgere il proprio lavoro con dedizione. E poi si è passati a pregare…

Ci voleva questa giornata per rinfrancare gli animi, dopo i cupi scenari e i presentimenti degli ultimi giorni. Ci voleva per rassicurarsi di essere ancora uniti e decisi più che mai. E naturalmente non finisce qua.

 

 
 
 

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