8482 Elisa Ferrero: dall' Egitto in trasformazione

 
20110214 22:58:00 redazione-IT

Al di là delle notizie sulla salute di Mubarak, vere o meno che siano, il dibattito principale di oggi in Egitto sembra essere stato quello tra due diversi "partiti" di piazza Tahrir, coloro che vogliono andare a casa e coloro che vogliono restare, finché non saranno soddisfatte tutte le loro richieste. I primi vogliono concedere una possibilità all’esercito, riservandosi il diritto di tornare in piazza se questo non dovesse mantenere le promesse.

I secondi invece non si fidano affatto e vogliono continuare a fare pressioni sull’esercito per accelerare il processo di democratizzazione. Ciò che li preoccupa è il permanere in carica del governo nominato da Mubarak, considerato un "pezzo"del vecchio regime. Inoltre, c’è la questione dei prigionieri politici, non ancora liberati, che l’esercito tuttavia ha promesso di liberare nell’arco di giorni.

Le leggi di emergenza – pare – non state abolite del tutto e gli irriducibili manifestanti chiedono anche l’apertura del valico di Rafah, che permetterebbe il passaggio di aiuti umanitari a Gaza.

La nota colorita della giornata è stato l’aggiungersi di centinaia di poliziotti ai manifestanti di piazza Tahrir. Chiedevano che il famigerato ex ministro degli interni, Habib al-Adly, fosse processato. I poliziotti hanno urlato lo slogan: "Esercito, polizia e popolo sono una mano sola", cercando di convincere i diffidentissimi manifestanti della loro buona fede. Infatti, non hanno certo dimenticato che è stata la polizia a lasciare la città nelle mani dei baltagheya.

L’esercito dal canto suo, si è espresso chiaramente contro scioperi e manifestazioni. Ha invitato tutti a sgombrare le piazze per consentire alle attività economiche di riprendere e al processo democratico di proseguire in un clima opportuno (qualunque cosa questo voglia dire). In effetti, fa notare qualcuno, oggi l’esercito ha tentato di sgombrare la piazza, usando, in alcuni casi, i cari vecchi manganelli, cosa che lascia un po’ perplessi, visto che il diritto a manifestare pacificamente dovrebbe rientrare tra i diritti difesi dalla democrazia nascente.

Intanto, si procede nell’eliminazione delle foto di Mubarak da uffici e sale, si prevede di cambiare il nome delle scuole che portano quello di Mubarak o della moglie Suzanne (non se ne poteva più nemmeno della falsa beneficenza della first lady!), sostituendolo con i nomi dei caduti durante la rivoluzione, e si istituisce una linea telefonica per denunciare i casi di corruzione…

Elisa Ferrero

 

 
 
 

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