8541 LIBIA: COMBATTIMENTI E PROPAGANDA, DIPLOMAZIA E ARMI

 
20110309 16:21:00 redazione-IT

[b]da MISNA[/b]

C’è tanta propaganda tra le notizie che circolano in queste ore sulla Libia e ciò contribuisce a far crescere la confusione sui reali accadimenti sul terreno. I combattimenti tra le forze lealiste e gli insorti stanno continuando anche oggi e, secondo varie fonti, sono ancora Ras Lanuf e Ben Jawad le città teatro degli scontri più accesi e di bombardamenti. Ma su come si stia effettivamente sviluppando il confronto restano incertezza e dubbi.
In interventi televisivi trasmessi ieri, il colonnello Muammar Gheddafi ha accusato potenze straniere di volersi appropriare dei giacimenti di idrocarburi presenti in Libia, ha denunciato interferenze e presenza di combattenti stranieri tra le fila degli oppositori. Ha sostenuto inoltre che “forze straniere” stanno reclutando giovani a Zentain, Zawiya e Bengasi. Secondo notizie riferite dall’emittente araba ‘al-Jazira’, tre aerei privati riconducibili a Gheddafi avrebbero lasciato oggi l’aeroporto di Tripoli e sarebbero diretti a Vienna, Cairo e Atene: notizie non ancora verificabili e da interpretare.

Nelle prime due settimane della crisi si sono però accavallate diverse notizie poi rivelatesi infondate che invitano ora alla cautela su quanto sta avvenendo in Libia.

Mentre prosegue dietro le quinte il lavorio diplomatico della comunità internazionale sulla possibilità di imporre un blocco totale dello spazio aereo libico (la cosiddetta ‘no fly zone’ in inglese) e mentre, secondo alcune fonti ben informate, paesi occidentali stanno portando avanti discussioni con l’opposizione per disegnare possibili scenari sul dopo-Gheddafi, alcuni interrogativi riguardano le riserve economiche e le capacità militari del colonnello. Se il regime libico sta perdendo in queste ore le quote detenute in molte importanti società europee, d’altro canto sembra avere a disposizione un arsenale di armi e sufficienti uomini per poter limitare gli effetti della rivolta.

Su questa disponibilità, Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace hanno diffuso oggi una nota nella quale sostengono che l’Italia nel 2009 ha esportato 11.000 armi semiautomatiche in Libia al di fuori dei canali canonici, per un valore di quasi otto milioni di euro. Secondo il comunicato si tratta di 7500 pistole, 1900 carabine e 1800 fucili: le armi, tutte prodotte dalla Beretta, sono state esportate in Libia via Malta; “tutti sistemi d’arma semiautomatici di alta precisione e talune di tipo militare, ma autorizzate come armi di difesa” è la denuncia.

Parlando della vicenda, Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, ha detto che “seppure, stando alle procedure burocratiche, l’autorizzazione possa anche essere fatta rientrare nella normativa nazionale prevista per le armi di ‘non specifico uso militare’, resta il fatto – gravissimo – che il governo italiano abbia deciso di non segnalarla nelle relazioni all’Unione Europea”.

http://www.misna.org/altro/scontri-e-propaganda-diplomazia-e-armi/

 

 
 
 

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