8563 EGITTO a 32 giorni dalla rivoluzione

 
20110316 15:07:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

Finalmente è arrivata una notizia che da tempo si aspettava in Egitto: lo scioglimento ufficiale dell’Amn al-Dawla, le forze di sicurezza statale tanto odiate. E’ stato il Ministro degli Interni a dare l’annuncio, che ha riempito di gioia i giovani della rivoluzione, specie quelli che vi avevano quotidianamente a che fare. L’euforia è stata però subito seguita da grande cautela, perché il Ministro ha anche annunciato la costituzione di un nuovo organismo di protezione dello stato, che si chiamerà al-Amn al-Watani, Sicurezza Nazionale. Ovviamente si teme che il cambiamento sarà solo nel nome, da statale a nazionale, e niente di più, anche se il Ministro ha assicurato che il nuovo organismo dovrà operare in sintonia con le altre istituzioni dello stato (cioè sotto controllo) e ripettando i diritti umani. I suoi compiti riguarderanno principalmente la lotta al terrorismo e la salvaguardia dello stato da attacchi esterni e interni. Tutto ciò può suonare bene, ma bisognerà naturalmente vedere come verrà messo in pratica. Intanto, molte persone già chiedono che il nuovo organismo di sicurezza operi sotto stretta sorveglianza giudiziaria e che gli agenti della vecchia Sicurezza siano processati. Ci mancherebbe che venissero riassunti di nuovo!

In attesa della grande battaglia del prossimo referendum, tra dibattiti e preoccupazione, si registrano alcune piccole vittorie importanti, effetti collaterali significativi della rivoluzione. L’Università di Ayn Shams, una delle università del Cairo, ha deciso oggi di eliminare la casella "religione" dal documento necessario a candidarsi alle elezioni studentesche. Mica da poco, se si considera che la religione è ancora un dato richiesto sulla carta d’identità egiziana, fonte di possibili discriminazioni. Del resto, l’indicazione della religione è necessaria, in un paese dove la legge, in alcuni casi, si applica proprio a seconda della religione, specie in questioni riguardanti il diritto familiare. Un musulmano, ad esempio, non può sposare una cristiana e i cristiani non possono divorziare. La decisione di questa università, allora, si pone all’avanguardia sulla strada verso una società laica.

Talvolta, tuttavia, le vittorie sono di natura intima e personale. Noto spesso dei tweet che commentano i cambiamenti che la rivoluzione ha provocato all’interno delle famiglie. Uno di questi, scritto da una ragazza molto "impegnata", affermava: "Ora sì che posso morire felice! Mio padre ha spento la tv di stato e mi ha chiesto: cosa si dice su Twitter?". Immagino le discussioni precedenti tra il padre e la figlia sul fare politica, sul manifestare in piazza, ecc. ecc. Un altro tweet di oggi, invece, sempre di una ragazza, diceva con gran divertimento e soddisfazione: "Vedo le mie zie discutere di emendamenti costituzionali!". E io, allora, immagino due signore velate, abituate solo a cucinare e a parlare dei nipotini, che sorseggiano il té, discutendo animatamente degli argomenti a favore del sì e del no. Uno spasso! Un altro tweet di un po’ di tempo fa, questa volta di un ragazzo, raccontava: "Ieri è venuto a cercarmi a casa mia un gruppo di agenti della sicurezza… Pensate un po’! Il mio portiere li ha cacciati via a calci nel sedere!". Piccole, grandi soddisfazioni di giovani che, probabilmente, prima della rivoluzione, subivano il continuo rimprovero, o almeno la disapprovazione, di parenti e conoscenti, che scoraggiavano il loro attivismo nella società.

In foto, studenti universitari che manifestano.

 

 
 
 

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