8555 Egitto: cronaca degli ultimi giorni, in vista del referendum costituzionale

 
20110315 12:20:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

13 Marzo – Iniziamo con una buona notizia: il rilascio di Ali Sobhi e altri ragazzi, arrestati lo scorso 9 marzo, durante lo sgombero di piazza Tahrir da parte di esercito e baltagheya. Ali Sobhi è un artista di strada, per il rilascio del quale si sono mobilitati in molti. Speriamo che gli altri ragazzi e ragazze, ancora detenuti, siano rilasciati presto, perché torture e abusi da parte di chicchessia non si possono tollerare. Ed è bene ricordare che sono ancora tante le persone scomparse dal 28 gennaio.

A queste scarcerazioni si aggiunge anche quella di due attivisti politici islamisti, in prigione da più di trent’anni. Ma per tante persone che escono dal carcere, molte altre rischiano di entrarci. Si è saputo ieri, per esempio, che la lista di persone accusate di essere i mandanti della "battaglia del cammello", per lo più esponenti del Partito Nazional Democratico, si sta allungando, mentre Zahi Hawass, l’ex ministro dei beni archeologici, è sempre più nei guai. Si dice persino che abbia fatto dono all’ex first lady, Suzanne Mubarak, di un prezioso gioiello antico, proprietà dello Stato naturalmente, che avrebbe dovuto stare in un museo. Beh, c’è chi ha Bondi e chi Hawass!

Sempre in ambito culturale, anche Ibrahim al-Moallim, direttore di Dar al-Shorouk, è attaccato da varie parti con l’accusa di essersi appropriato di terre statali (tanti sono accusati di questo) e di aver ottenuto il monopolio dell’editoria egiziana, in cambio di qualche favorino al potere, tipo la censura di scrittori come Alaa al-Aswani.

Un’altra buona notizia, tuttavia, è l’inizio della ricostruzione della chiesa di Atfih (e speriamo che sia anche presto conclusa). Ecco un video che registra l’evento:

[url]http://www.youtube.com/watch?v=UaD7V34k6Ik&feature=player_embedded[/url]

Inoltre, una delegazione di copti di Atfih si è recata oggi al Maspero, il palazzo della tv, per parlare con i manifestanti ancora assembrati nei dintorni. Sono venuti fin lì per aggiornare di persona i loro confratelli sulla situazione in Atfih, dato che – parole loro – l’informazione della tv egiziana in proposito ha lasciato molto a desiderare. Nonostante ciò, i manifestanti copti hanno deciso di continuare la loro manifestazione, finché tutte le loro richieste non saranno soddisfatte.

Oggi, poi, si è finalmente saputo che cosa fosse venuto a fare al Cairo l’emissario di Gheddafi. Pare che abbia chiesto all’Egitto di rifornire il dittatore libico di armi, richiesta prontamente rifiutata dal Supremo Consiglio delle Forze Armate. O almeno speriamo…

Tuttavia, l’argomento che continua a tenere banco nel dibattito interno egiziano è il referendum sugli emendamenti constituzionali. Dopo il no dichiarato da Amr Musa, El Baradei ha affermato che sarebbe meglio abolire del tutto il referendum. I due principali candidati alla Presidenza, dunque, sono nettamente contrari a questi emendamenti. Anche la nostra amica Tahani al Jibaly ha espresso un importante no agli emendamenti costituzionali. In quanto vice presidente della Corte Costituzionale e, soprattutto, prima donna giudice in Egitto, il suo no è molto influente. Al-Jibali ha ampiamento espresso la sua posizione in un’intervista al quotidiano Al-Masry al-Youm, della quale allego il link (versione in inglese) per chi voglia leggere direttamente le sue parole:

[url]http://www.almasryalyoum.com/en/node/347797[/url]

Riassumendo, Tahani al-Jibaly suggerisce ai cittadini di votare no agli emendamenti per il modo in cui sono stati imposti, senza dare tempo al dibattito e senza nessuna consultazione con la Corte Costituzionale, l’organismo più adatto a pronunciarsi in materia. Il sì agli emendamenti, secondo al-Jibaly, porterebbe alla pericolosa riattivazione della Costituzione ora sospesa, con la paradossale conseguenza che l’esercito non potrebbe più indire elezioni, perché la Costituzione non lo consentirebbe. Al Jibaly, come El Baradei, propone invece di ricorrere a una dichiarazione costituzionale temporanea per il periodo di transizione e a un consiglio presidenziale costituito da civili e militari. Questa soluzione sarebbe valida nel caso di vittoria dei no al referendum. E a chi dice che la nuova Costituzione si potrebbe avere una volta eletto il nuovo parlamento, al-Jibaly fa notare che, nel caso in cui questa prevedesse l’abolizione della Shura (una delle due camere), come si sta discutendo, allora si dovrebbero mandare a casa centinaia di parlamentari e si sarebbero così spesi soldi inutili per le elezioni. Da qui l’importanza di tenere prima le elezioni presidenziali, in accordo con una dichiarazione costituzionale transitoria, e poi redigere la nuova Costituzione, in accordo della quale tenere in seguito le elezioni parlamentari. Questo garantirebbe inoltre la rappresentatività di tutte le forze politiche, che avrebbero il tempo di organizzarsi.

Infine, nella stessa intervista, al-Jibaly ha anche commentato quanto successo alla marcia delle donne dell’8 marzo. Lei sostiene che, dal punto di vista legale, i diritti delle donne sono ormai ben garantiti, tuttavia non sono ancora "attivati" nella società. Ha anzi sottolineato che, da questo punto di vista, si sta assistendo a una regressione nel paese. Inoltre, al Jibaly afferma che sia giusto e normale vedere in Egitto tante proteste di categoria, una dichiarazione in netta contrapposizione con l’atteggiamento dei molti che sostengono che non sia il momento di ulteriori proteste, perché potrebbe portare al caos. Al-Jibaly si distingue dal coro, dicendo che l’esplosione di rivendicazioni, alla quale si assiste oggi nel paese, è interamente parte della vita democratica e pertanto non va oppressa. Le donne, in particolare, dovrebbero approfittare della rivoluzione per ribadire e rivendicare tutti i propri diritti. Immagino sia una pia illusione, ma una Tahani al-Jibaly Presidente non ci dispiacerebbe !

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12 Marzo:

Il giorno del referendum sugli emendamenti costituzionali si avvicina e il dibattito ferve. Dopo i risultati dei sondaggi di ieri, che prevedono una maggioranza di no, sempre più voci si alzano per rifiutare gli emendamenti proposti, come quella di Amr Musa, che oggi ha dichiarato che voterà contro. Più di chiunque altro, sono gli esperti costituzionali e i docenti di scienze politiche che insistono nel dichiarare illegittimi gli emendamenti, perché la rivoluzione ha reso nulla l’intera Costituzione.

I Fratelli Musulmani, invece, hanno espresso il proprio voto a favore, e ci mancherebbe altro visto che fanno parte della comissione per gli emendamenti costituzionali. Essi ritengono che si debba votare sì per assicurare una transizione pacifica, poi ci sarà tempo di fare ulteriori modifiche ed emendamenti. I fautori dei no, al contrario, sostengono che, in caso di mancata vittoria dei sì, l’unica cosa da fare sarebbe costituire una nuova commissione per redigere una nuova Costituzione, dato che quella vecchia, per decreto dell’esercito, resterebbe sospesa. Gli esperti dicono che la stesura di una nuova Costituzione non richiederebbe più di tre mesi. Ma mentre si profila una vittoria dei no agli emendamenti costituzionali, fonti militari preannunciano che, dopo il referendum, si procederà a riformare anche la legge sulla formazione dei partiti.

Intanto, c’è anche il problema di spiegare questi emendamenti alla popolazione, affinché possa votare con coscienza e liberamente (facile comprare i voti dei più indifesi culturalmente, o influenzarli… oppure minacciarli), per non parlare del problema della sicurezza dei seggi. Ormai manca una settimana.

Nel frattempo, l’economia egiziana desta molte preoccupazioni, tanto che il Ministero delle Finanze ha persino predisposto un conto bancario, sul quale è possibile versare un contributo per risollevare le finanze del paese. Possono fare versamenti su questo conto sia gli egiziani residenti in Egitto, sia gli espatriati (anzi, soprattutto gli espatriati, visto che in genere sono più benestanti). Numero del conto? 25 01 2011. Il solito umorismo egiziano…

La notizia del disastro in Giappone, tuttavia, ha colpito anche l’Egitto, riaccendendo il dibattito (un po’ come in Italia), sul programma nucleare che era stato avviato dal vecchio regime (ebbene sì, non c’è solo Ahmadinejad che ha queste aspirazioni!). Gli egiziani sono spaventati ora, anche se credo che, al momento, il nucleare non sia la priorità e dovrà passare del tempo prima di tornare a discuterne.

Continuano purtroppo le denunce di torture da parte dell’esercito, dopo lo sgombero di piazza Tahrir del 9 marzo. Decine di persone, tra cui 17 donne e molti artisti, sono ancora detenute non si sa dove e gli avvocati che hanno chiesto di assistere i prigionieri non hanno ottenuto alcuna risposta. Ci si aspetta la liberazione di alcuni dei prigionieri al più presto, ma intanto restano dubbi e amarezza per il comportamento dell’esercito.

Sul versante religioso, invece, mentre continuano molte iniziative in sostegno dei cristiani di Atfih, dopo l’incendio alla loro chiesa, il primo ministro Sharaf ha incontrato i rappresentanti dei copti all’estero. Ha assicurato loro che considererà attentamente la possibilità di dar loro il diritto di votare anche all’estero. Al Cairo, intanto, prosegue la protesta dei copti davanti al palazzo della tv. Chiedono, tra l’altro, la ricostruzione della chiesa di Atfih (promessa dall’esercito, ma su cui si sta ancora dibattendo) e il processo dei responsabili dell’incendio (incluso i mandanti). Ecco un video della protesta:

[url]http://www.youtube.com/watch?v=ci7hJ3SKbhA[/url]

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11 Marzo:

In piazza Tahrir, quest’oggi, si è festeggiato il Giorno dell’Unità Nazionale, per dire no alle divisioni religiose nel paese e a chi tenta di alimentarle. Il predicatore del venerdì ha insistito molto su questo punto, chiedendo anche al governo di aprire un conto corrente, al quale i musulmani possano inviare donazioni per ricostruire la chiesa bruciata di Atfih. Durante la manifestazione, che ha radunato migliaia di persone, ha parlato anche Buthayna Kamel, la presentatrice televisiva che l’8 marzo guidava la marcia delle donne. Ha denunciato la corruzione della tv egiziana, che non sa far altro che essere asservita al potente di turno. C’era anche una delegazione di libici, i quali hanno dichiarato di essere molto fieri di trovarsi nella ormai mitica piazza Tahrir. Infine, una preghiera è stata rivolta anche al Giappone.

Qui sotto trovate un video della giornata, in inglese, ma le immagini parlano da sole:

[url]http://www.youtube.com/watch?v=baOtMbn4o2s[/url]

Intanto, sembra che la polizia sia finalmente tornata al lavoro, mettendo un freno all’ondata di rapine e rapimenti di persone (allo scopo di chiedere un riscatto) che negli ultimi giorni ha sconvolto l’Egitto. Più esattamente (e non per coincidenza) i rapimenti sono iniziati dopo l’irruzione in varie sedi della sicurezza nazionale. I giornali hanno dato molto risalto alla notiza del ritorno della sicurezza nelle strade, tuttavia i ragazzi di Twitter, che hanno prontamente effettuato varie perlustrazioni delle città, sostengono che la polizia sia schierata solo nel centro, dove ci sono le telecamere della tv.

In piazza Tahrir, oggi, si è anche annunciata l’intenzione di raccogliere almeno un milione di firme per chiedere il processo di Mubarak. Nel frattempo, sono stati arrestati quattro dirigenti del Ministero degli Interni, accusati di aver ordinato di sparare sui manifestanti con munizioni vere. Due membri del Partito Nazional Democratico, invece, sono stati arrestati per il loro coinvolgimento in quella che è stata chiamata "la battaglia dei cammelli", con riferimento all’aggressione subita dai manifestanti, il 1 febbraio scorso, per mano di uomini pagati dal regime, a dorso, appunto, di cammelli. Sono piccoli passi significativi.

E nel frattempo, ci si prepara al referendum del 19 marzo sugli emendamenti costituzionali… Solo che, oggi, un sondaggio commissionato dal governo ha rivelato che il 57% degli egiziani voterebbe contro questi emendamenti, preferendo una nuova Costituzione, riscritta dalla a alla zeta. Cosa succederebbe allora in questo caso? Nessuno ci ha ancora veramente pensato, ma la data si avvicina.

 

 
 
 

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