8574 Stringiamoci a coorte, l’Italia s’è desta, ci han fatto la festa

 
20110318 23:04:00 redazione-IT

[b]La Libia alla BP, Total e Chevron, l’ENI è fuori- A Roma tutti contenti – Pappata la Fiat, ora vanno per Finmeccanica e Fincantieri [/b]
di Tito Pulsinelli

Nel giorno del suo compleanno numero 150, l’Italia viene amputata del potere di avere una politica estera autonoma nel Mediterraneo, non nella sua ampiezza totale, persino sul pianerottolo con l’inquilino dirimpetto. La ciliegina sulla torta è amara. L’ENI perde le concessioni a favore della British Petroleum (BP), Total , Chevron e Shell. Scacciati da una delle tre aree in cui si continuano a scoprire risorse energetiche o nuovi giacimenti, congiuntamente all’Iran ed al Venezuela. All’Italia viene negata la funzione storica di ponte europeo verso
l’Africa ed il Medioriente, e pure lo spazio di manovra per un’autonoma politica energetica, volta a garantire l’autosufficienza attraverso una propria impresa multinazionale, parzialmente statale, l’ENI.
Quel che un mese fa era un putch militare interno per assicurarsi il controllo dei giacimenti della Libia, divenuto poi un golpe fallito, ha preso finalmente le sembianze di una manovra separatista infruttuosa. Per andare a buon fine, gli sponsor “occulti” (Francia, Inghilterra e Stati Uniti) devono sporcarsi le mani con un intervento diretto. Opportuno riflettere sul perchè la Germania si defila e dice "nein". Siamo tornati ai tempi dell’invasione anglo-francese dell’Egitto, dopo la nazionalizzazione del canale di Suez. Con una differenza, allora si edificava l’autonomia energetica, con un Enrico Mattei di già in intesa con il Fronte di liberazione algerino.

Oggi deve consegnare gli aeroporti per l’aggressione ad un Paese con cui vige un freschissimo trattato d’amicizia, e con cui è in affari contanti e sonanti. Con buona pace di tutti gli umano-interventisti, è solo l’antipasto, poichè gli anglosaxoni esigeranno sempre di più, e puntano alla rottura dell’accordo con la Russia per il gasodotto South stream. L’Italia si lascia coinvolgere in un’avventura neo-coloniale, accetta la spartizione e/o l’annientamento della Libia, ricevendo il premio di potersi riscaldare con merce comprata dalla concorrenza. Dovrà stracciare anche l’accordo con i russi?

La Germania procede indisturbata con il progetto di forniture dirette di idrocarburi dalla Russia.

Oggi, la classe dirigente politica, l’apparato mediatico da cui dipende, con la balbuzie del settore privato, è “stretta a coorte” per la riduzione del Paese ad un minimalismo a tutto tondo, o ad un massimalismo atlantista che non appartenne neppure a De Gasperi. Ammiccano impudicamente come "signurine" alla baldanza dei suoi scippatori. Consoliamoci, anche la scalcagnata carrozza dell’Unione Europea confessa -urbi et orbi- che è senza cocchieri e senza mappa. Peggio, è nelle mani improvvide di una "commissione" e in quelle rapaci della Banca Europea.

Si sa che gli inglesi sono nemici dell’unificazione europea, eterni cavalli di Troia di Washington, ma oggi le elites dirigenti italiane subiscono impotenti le iniziative sanzionatorie di un Paese in serio affanno(l’Inghilterra), con i conti in forte disordine, disperato al punto che scalpita scompostamente per risarcirsi con la ricchezza concreta dell’oro nero (mica con le bubbole cartacee della City e di Wall street).

Con il disastro della Luisiana, la British Petroleum è parecchio malconcia, e dopo il “disastro perfetto” del Giappone anche i Lloyds vanno in apnea.

http://selvasorg.blogspot.com/2011/03/stringiamoci-coorte-litalia-se-desta-ci.html#more

 

 
 
 

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