8623 Da chi copiare, senza Aljazeera?

 
20110327 00:45:00 redazione-IT

[b]Sherif El Sebaie[/b]

Dopo aver buttato benzina su un fuoco che ha fruttato al popolo libico (finora) ben sei giorni di "volenterosi" bombardamenti, Aljazeera ammette, seppur implicitamente e per "interposta persona" (traducendo cioè in arabo un editoriale del Washington Post), la verità nota a qualsiasi persona informata minimamente sui fatti: "Gheddafi continua a godere di un’ autentica popolarità presso una fetta non indifferente del popolo libico". Nell’editoriale, comparso stamane sul sito dell’emittente qatariota, si legge: "Dopo sei giorni di bombardamenti, diventa evidente che Gheddafi può contare sulla lealtà di una parte molto consistente della popolazione in ampie zone territoriali fuori dal controllo degli insorti". E ancora: "Il governo libico ha garantito un livello elevato di benessere, e un pacchetto di generosi servizi sociali che spaziano dall’istruzione alla sanità. Persino gli oppositori di Gheddafi, attenti a non farsi sentire dagli informatori della sicurezza, ammettono che egli gode di percentuali autentiche di sostegno". E uno.

Un mio lettore mi scrive confermando che la stessa impressione si ricava anche dall’esame approfondito del diario da Tripoli su Repubblica, che pur non è tenera (più che altro in chiave anti-berlusconiana) con il governo libico (il quale ovviamente cerca di tirare acqua al suo mulino con ogni mezzo possibile, messinscene incluse): "Non posso che restare ammirato dalla tua conoscenza della materia e, nel tentativo di sgrassare la mia limitata comprensione del caso libico dai condizionamenti della superficie dei nostri media, oggi ho esaminato con attenzione tutte le ‘puntate’ del "Diario da Tripoli" che Vincenzo Nigro tiene su Repubblica: Ho così scoperto cose interessanti: i bombardamenti sulle folle e la fossa comune sulla spiaggia, in effetti, sarebbero informazioni quanto meno non confermate diffuse da Al Jazeera e tuttavia almeno in apparenza prive di fondamento; in Tripolitania Gheddafi gode di un ampio sostegno popolare, per quanto le città di Misurata e Zawia siano in rivolta; quelli che i media occidentali chiamano ‘scudi umani’ sono in realtà cittadini libici certamente condizionati e mobilitati dal regime, ma che si radunano nei luoghi che potrebbero essere bersaglio dei bombardamenti occidentali con relativa convinzione personale". E due. Ma mentre le opinioni dei libici e degli arabi favorevoli al Fratello Colonnello (o che semplicemente lo considerano il male minore rispetto all’Occidente) si sprecano nei commenti del sito di Aljazeera, ciò che ha sorpreso e lasciato interdetti molti lettori del Manifesto è che le stesse opinioni vengono ribadite anche sul loro quotidiano di riferimento da firme di primo piano: Valentino Parlato ha confermato di non essere affatto "un sostenitore pentito" di Gheddafi, e ribadisce che in Libia "c’è una sorta di welfare petrolifero, nel senso che la manna dell’oro nero non si ferma alla famiglia dominante ma viene distribuita anche alla base sociale". Luciana Castellina lo descrive invece come "Il vecchio leone ancora spavaldo". E tre. Ieri, se vi ricordate, ho anche riportato l’analisi di George Friedman, influente esperto di intelligence che ribadiva le stesse identiche cose. E quattro. E dire che queste sono cose note a questo blog da anni. Lo dissi già nel 2009, in occasione della sua prima visita ufficiale in Italia (come passa veloce il tempo, neh), che il simpatico provocatore Ghedaffi godeva di un sostegno non indifferente nel suo paese. Affermazione che ho ribadito immediatamente alle prime avvisaglie di agitazione in terra libica, mentre alcuni dilettanti allo sbaraglio affermavano che le mie posizioni su Gheddafi erano "insostenibili" e che mi mancassero nientepopodimeno che "gli strumenti culturali" per analizzare la situazione nel mondo arabo. Mi chiedo cosa faranno ora questi "corrispondenti" specializzati nel seguire gli eventi dagli schermi della rete del Qatar che neanche un mese fa si stracciavano le vesti dicendo che quella libica era "una sollevazione popolare", che definirla guerra civile "era improprio" perché ci sono le testimonianze di quelli che "parlano con Aljazeera". Ora che anche l’ipocrita rete del Qatar, unica fonte di ispirazione delle loro cosiddette analisi e articoli, lascia timidamente trapelare le stesse cose che dicevo io sin dal primissimo giorno possono crederci o si aspettano che anche Sarkozy gliele detti in conferenza stampa?

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Sherif El Sebaie

Si occupa di diplomazia culturale, internazionalizzazione e politiche di integrazione, con particolare attenzione al Medio Oriente e al fenomeno migratorio in Europa occidentale. Nel 2008 è stato invitato dal Dipartimento di Stato USA nell’ambito dell’International Visitor Leadership Program, programma governativo di formazione per leader internazionali, e nel 2010 gli è stato conferito l’Attestato di Benemerenza e Gratitudine dell’Ambasciata Egiziana a Roma. Titolare del corso extracurriculare di Lingua Araba, Civiltà e Arti dell’Islam al Politecnico di Torino dove ha curato le mostre "Islam e Cristianesimo ortodosso" (’04), "Islam e Ebraismo" (’08) e "Cavalieri di Stelle" (’10). Opinionista radiofonico-TV (Rai, Mediaset, Aljazeera, Radio Radicale), ha collaborato con diversi quotidiani nazionali. Fra le sue pubblicazioni, "Al Ka’bah" (pref. di Michele Vallaro) e "La Dimora della Felicità" (Intro. di Franco Cardini). Origini greco-egiziane, è nato al Cairo, dove ha studiato presso il Lycée Francais e l’Istituto Salesiano. Parla italiano, francese, inglese, greco e arabo.

http://salamelik.blogspot.com/2011/03/orfani-di-aljazeera-e-ora-da-chi.html

 

 
 
 

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