8638 Libia: Conferenza coloniale di Londra. Verso una guerra di lunga durata. E di ampio raggio ?

 
20110330 20:58:00 redazione-IT

ONU favorisce catena di separatismi ed etno-conflitti in Africa – Ban Ki-moon benedice la NATO come braccio armato occidentale – Pericolo per Brasile e Venezuela che confinano con EuroNATO
[b]di Tito Pulsinelli[/b]

Dove eravamo rimasti? Ah sì, all’inarrestabile avanzata dei secessionisti della Cirenaica su Tripoli -sempre sul punto di cadere come la torre di Pisa- cioè alla pluriannunciata ri-conquista di Ras Lanuf, Sirte, Misurata ecc. "In una settimana, hanno fatto quel che i governativi non sono riusciti a fare in un mese! Vuol dire che viaggiano su un’autostrada di consensi" diceva con trionfale dabbenaggine uno degli "esperti" preferiti dalla RAI. Veramente, nonostante la strada sia stata spianata con i bombardamenti degli occidentali, la capitale rimane un miraggio. Anche con l’aviazione libica distrutta.

La risoluzione 1973 dell’ONU è un manto elasticcizzato che può coprire qualsiasi cosa, è una licenza d’azione per salvaguardare i diritti dei cittadini della Cirenaica ad insorgere con le armi. L’appalto è stato vinto dalla Francia e i due gemelli siamesi anglosassoni. Le premiate ditte con sede a Parigi e Londra -forti dell’imprimaturdella casa madre di Washington- hanno proceduto con eccessi e partigianeria eccessiva, tanto da provocare crepe e malumori tra le file occidentali. L’appetito vien mangiando.

Il passaggio ufficiale delle consegne alla NATO non è avvenuto nella sede di New York dell’ONU ma a Londra, di fronte ad un ridotto ed esclusivo club di partecipanti, in una cornice più consona all’essenza del "nuovo" corso internazionale. Una autentica riedizione di quelle conferenze coloniali del tardo 800 finalizzate a "civilizzare" l’Africa.

I bombardamenti aerei non hanno potuto istallare a Tripoli l’improvvisato e mediatico "governo ombra"? Allora la signora Clinton con tempestività sussurra che non basta più aver impedito il massacro dei civili della Cirenaica. No, l’interventismo militare deve continuare ad oltranza, fino al cambio istituzionale in tutta la Libia. Anche questo lo stabilisce la risoluzione-elasticizzata 1973? Non sembra, ma l’appetito vien mangiando.

Per scacciare qualsiasi dubbio, il Nobel Obama minaccia che "Non escludo l’invio di armi ai ribelli libici, Gheddafi deve andare in esilio". L’ONU fabbrica risoluzioni a la carte, secondo i bisogni dietetici dei clienti più facoltosi.

Visto buono ad un gruppo operativo più ristretto per la prosecuzione della spedizione, e già vari funzionari dell’ONU bisbigliavano alle orecchie delle agenzie stampa, che le sanzioni e l’embargo petrolifero valgono solo per il governo di Tripoli. Non era ancora calato il sipario sulla conferenza, già davano ai separatisti armati dalla Francia e dalla Gran Bretagna sin dal novembre scorso, la licenza di esportare petrolio e gas. Specificando che "…loro non sono governo, quindi le sanzioni non li riguardano". E per applicarle, l’ONU non ha nulla in contrario nemmeno all’annunciata partecipazione dell’Arabia saudita e dell’emiro del Qatar alle operazioni di trapianto della democrazia in Libia (non in Bahrein). L’importante è la coerenza.

E’ tutto chiaro: l’Occidente ha bisogno immediato degli idrocarburi di ottima qualità, dei minerali e riserve idriche della Libia, che diventerà una avanzata piattaforma militare permanente in terra africana. Si tratta di avere a portata di mano i fosfati e minerali nella regione sub-sahariana, da cui sbarrare la strada alla Cina e farla indietreggiare. La Conferenza di Londra prende atto che la guerra finanziaria iniziata con il sequestro delle riserve monetarie libiche, guerra commerciale, blocco navale e bombardamenti aerei non ha ottenuto l’obiettivo principale: cambio del governo e controllo totale della geografia e delle risorse. Quindi passa al Piano B.

Sono stati turlupinati dal trionfalismo dei "sponsorizzati" di Bengasi o -se si preferisce- hanno finito per credere alle menzogne propagandistiche fabbricate per le "opinioni pubbliche" occidentali. In ogni caso: troppa precipitazione, prevedibilità, e magagne persino nella guerra psicologica. Ne consegue che la faccenda avrà una durata imprevedibile. Agli sponsor non è rimasta che la "discesa in campo", e non bastano nemmeno le mortifere incursioni aeree. Ora confidano nell’invio di armi ai ribelli -per salvare i civili?- ma si aprono le porte di un’altra guerra prolungata, per spezzettare una nazione. Remember Bagdad and Kabul?

La prima vittima illustre rimasta sul terreno è l’Unione Europea, che scompare definitivamente come autonomo polo incipiente del pluripolarismo: gli anglosassoni delle due sponde si fregano le mani. La Russia ha evidenziato la stridenza crescente tra le sue due anime, quella eurasiatica di Putin e l’occidentalista Medvedev. Coabitazione sempre più problematica, deflagrata apertamente durante la visita del vicepresidente USA a Mosca -all’inizio dei bombardamenti sulla Libia- accolto con tutti gli onori dal presidente russo.

Gli occidentali, promuovendo fino alle estreme conseguenze un separatismo pilotato dall’esterno, in realtà legittimano la lotta tribale e fomentano nuove lotte fratricide ed etniche che covano sotto la cenere apparentemente tiepida di molte nazioni d’Africa. Nazioni divenute Stati vulnerabili solo negli anni 60, ereditando confini disegnati da stilisti parigini durante altre memorabili conferenze di Londra. In questo scenario, la NATO saprà o potrà mantenere la coesione e la credibilità per continuare ad agire come braccio armato occidentale contro il resto del mondo?

Con questa nuova filosofia battezata a Lisbona, che la abilita ad essere attore offensivo in tutti i continenti, il Brasile ed il blocco sudamericano devono identificare le ultime vestigia coloniali della Malvinas, Guadalupe, Martinica, Aruba, Curazao, Portorico e Guyana francese come frontiere dirette con la NATO. Dalle Malvinas e dalle isole caraibiche che battono bandiera dell’EuroNATO si annida una minaccia diretta contro le riserve dell’Orinoco venezuelano e i nuovi giacimenti presal appena scoperti lungo la costa del Brasile. L’UNASUR deve assimilare in tutta la sua portata il pericolo che si staglia sull’Antartide e che ha come base di lancio le isole Malvinas. Le ultime colonie delle Americhe sono insidie ormai incoccultabili, come rampe di lancio ad ampia gittata contro gli interessi presenti e futuri del polo sudamericano.

http://selvasorg.blogspot.com/2011/03/libia-conferenza-coloniale-di-londra.html

 

 
 
 

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