8664 Migranti in mare: cari italiani, siamo e siete tutti colpevoli

 
20110407 21:30:00 redazione-IT

[b]di Rodolfo Ricci[/b]

Nei miei anni in Germania ho conosciuto il contorto sentimento di colpa intergenerazionale che affligge il popolo tedesco dalla fine della seconda guerra mondiale.
Un sentimento di colpa che in quanto [i]“italiani brava gente”[/i] non ci ha minimamente toccato, (pur essendo stati complici della catastrofe delle guerra fino al 1943), in grazia della successiva sollevazione antifascista di tanti giovani partigiani che ci lasciarono la pelle e che ci ha redento di fronte a noi stessi e al mondo.

Eppure siamo stati i primi ad usare le armi di sterminio di massa (gas) contro i popoli africani inglobati nell’Impero (Libia,Somalia e poi Etiopia e Eritrea) e, successivamente alla convinta condivisione delle leggi razziali e alla partecipazione all’olocauso, ci siamo macchiati di delitti terribili in Albania, in Grecia e in Jugoslavia.

Noi italiani siamo esenti da colpe per definizione ed abbiamo la pessima abitudine di ritenerci più buoni degli altri anche quando, in tempi più recenti, i nostri aerei e le nostre truppe hanno contribuito a bombardare la Jugoslavia e l’Iraq, riducendo questi paesi “ad un livello preindustriale”, l’Afghanistan ed oggi la Libia, sempre, e rigorosamente “in difesa dei diritti umani”.

Niente ci sfiora a noi italiani, di governo o di opposizione, meno che mai quel sentimento di [i]pietas[/i] che ha costituito fondamento di civilizzazione e che successivamente è diventato patrimonio della cristianità.

Che vi fossero al governo gli uni o gli altri non ha comportato, mi pare, alcuna apprezzabile differenza, perché la ragion di stato è per sua natura bipartisan.

Da due decenni si celebrano gli eroi italiani caduti, senza spendere una minima parola per le vittime che periscono sotto il nostro fuoco, e in questo atteggiamento si susseguono, implacabili, presidenti del Consiglio e della Repubblica, Ministri e capi di partito.

Ma neanche fuori di questa ragion di stato, peraltro inopportuna in un’epoca in cui a regnare sul serio sono le ragioni di grandi lobbies multinazionali e finanziarie, vi è un minimo di redenzione e di ammissione di responsabilità.

Sono ormai decine di migliaia i migranti morti in mare davanti al nostro bagnasciuga, a quel mare nostrum che si chiama Mediterraneo.

Poche e frettolose le parole di commiserazione verso quelle persone che provengono spessissimo dalle nostre ex-colonia, che parlano l’Italiano e che lo amano nostro malgrado.

Gli ultimi sbarchi e naufragi dalla Tunisia e dalla Libia ne sono una conferma.

In questi giorni, le tragedie in mare si colorano di ulteriore vergogna.

La risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che autorizza chiunque dotato di “buona volontà” a intervenire in Libia con armi poderose per difendere i civili, pare non riguardare gli oltre 2 milioni di migranti residenti in Libia che da settimane fuggono in tutte le direzioni, compresa la nostra.

Mentre le potenti navi della Nato al comando di italiani solcano le coste libiche per garantire l’embargo, non si è in grado di evitare tragedie come quelle degli ultimi giorni in cui sono già morti centinaia e centinaia di profughi, di donne, di bambini.

I migranti, evidentemente non appartengono alle categorie da tutelare, e gli italiani continuano a far finta di niente e addossarsi responsabilità sui due fronti politici, con finalità penose di dibattito interno che non hanno nulla a che fare con i diritti umani.

Alle posizioni e alle affermazioni volgari della Lega Nord – che, a conferma della bassezza che si è raggiunta, parte della popolazione condivide – fa da contraltare l’atteggiamento degli interventisti di centro sinistra, i quali fanno finta di non sapere che il nuovo esodo iniziato dalla Libia è anche frutto della guerra civile e dell’intervento “umanitario” armato, da loro condiviso e anzi incentivato.

Se ci era nota da tempo l’ideologia del neolibersimo nostrano, corrotto e maleodorante di berlusconismo, nessuno può più celarsi dietro la foglia di fico, alquanto indecente, del buonismo veltroniano e annessa compagnia, che iniziò con lo sgombrare i campi rom e finisce col dare la colpa al fato per i giovani, le donne e i bambini che periscono e periranno in mare nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.

L’ignavia, come ci ha insegnato Dante, merita l’inferno. Ed anche la menzogna e l’irresponsabilità. Sia di governo che di opposizione.

Chi ha la mia età ricorda le lontane flottiglie dei [i]boot people[/i] che fuggivano dal Vietnam riunificato e vittorioso e che tanto spazio ebbero sugli schermi televisivi e sui giornali, a dimostrare quanto crudele fosse quel popolo che aveva sconfitto gli Usa dopo averne subito il Napalm.

Allora, vi fu una gara internazionale di solidarietà a salvare quelle persone alla deriva nel Mar Giallo. Ma quel mondo, diviso in blocchi, non era ancora globalizzato e la guerra fredda e infinita si giocava anche su queste vicende.

Oggi, invece il mondo è uno ed anche la storia è una, come la vergogna che giustamente dovrà scendere a coprire le teste di un’intera classe dirigente nazionale e internazionale, e anche di un intero popolo: il mio.

[i]Rodolfo Ricci
(FIEI – Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione)[/i]

 

 
 
 

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