[b]I giovani tunisini trasferiti da Lampedusa a Manduria (Puglia) in un nuovo campo di detenzione allestito in gran fretta dal Ministero degli Interni, fuggono a centinaia dal campo, saltano sui treni verso il nord e se ne vanno.
Non c’è più bell’esempio dell’oggettiva impossibilità di trattenere la voglia di libertà di movimento attraverso il Mediterraneo e i paesi che sono sulle sue sponde, da parte degli uomini e delle donne che li abitano.
A meno che non si intenda edificare altri lager, altri muri, perpetrare altri massacri, nell’epoca delle guerre umanitarie per trasferie la democrazia da nord verso sud.
Invece la democrazia può rigenerarsi attraverso i flussi da sud a nord, che vengono a dirci semplicemente che il mondo è uno.
"Voi avete inventato la globalizzazione, e noi la pratichiamo" ci dicono i giovani tunisini che attraversano il bel paese per andare a ricongiungersi con le loro famiglie in Italia, Francia, in Germania, in Belgio, in Olanda, dove da decenni sostengono con i lavori più umili, lo sviluppo di questi paesi e degli autoctoni.
A Milano sono stati presi e portati nei CIE della Lombardia. Ma non c’è contenimento che regga quando un popolo di giovani si muove.[/b]
[b]Si dovrà riflettere a lungo sulle ragioni della rivolta nei paesi poveri della costa sud del Mediterraneo (molto differenti della guerra civile nella ricca Libia).
Del sostegno dato dall’occidente a tutti i regimi oppressivi e collaborazionisti di quest’area, e alle ragioni geopolitiche di ciò che accade, che può non essere affatto lineare.
Ma oggi, non possiamo non accogliere il fatto che gli interpreti più coerenti dei valori dell’occidente nati dalla rivoluzione del 1789, siano questi giovani, che superano le reti di recinzione e se ne vanno dove vogliono andare, come hanno fatto, fuggendo dalla fame e dalla disperazione, nell’arco del secolo passato, decine e decine di milioni di europei e di italiani.[/b]
Rodolfo Ricci
(FIEI)
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