8720 "Sinistra Ecologia e Libertà" contro ogni bombardamento

 
20110427 12:13:00 redazione-IT

Martedì 26 aprile 2011 –
La decisione presa dal governo italiano di rispondere alle richieste del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e della NATO e partecipare attivamente ai bombardamenti aria-terra contro le truppe lealiste di Muhammar Gheddafi segna un grave salto di qualità nel coinvolgimento del nostro paese in un conflitto che, dopo un mese dal suo inizio, appare congelato un una fase di stallo.

E’ evidente che la coalizione internazionale non ha alcuna intenzione di sostenere una soluzione negoziata alla guerra che sta insanguinando il paese. Un tale scenario – nonostante i tentativi di mediazione per un immediato cessate il fuoco, proposti da vari paesi e coalizioni, ultimo in ordine di tempo la Russia – rischia di degenerare ulteriormente in guerra totale, nella quale le prime vittime saranno le popolazioni civili da una parte e dall’altra.

Crimini di guerra si registrano ormai quotidianamente, i bombardamenti sulle città si susseguono, da Misurata a Tripoli, senza che la comunità internazionale sia in grado di verificare l’entità dei danni alle infrastrutture ed alle popolazioni civili. Proprio quelle popolazioni in nome delle quali il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato l’intervento. Con il passare del tempo, risulta evidente come una missione partita senza una chiara finalità si è progressivamente trasformata in un’operazione che nulla ha a che vedere con il supposto obiettivo di proteggere i civili, e svela definitivamente le sue ambiguità e contraddizioni.

E’ altrettanto colpevole l’amnesia intenzionale con la quale si cancella con un colpo di spugna una sanguinosa pagina del passato coloniale italiano quando decine e decine di migliaia di civili libici furono uccisi nei bombardamenti aerei. Con le bombe umanitarie dei Tornado si compie oggi un’ulteriore attacco alla nostra Costituzione, si allarga la zona d’ombra che ha permesso finora al nostro paese di partecipare a conflitti armati quali quello in Iraq ed Afghanistan. Da oggi, si apre una nuova fase nella quale, grazie al supporto bipartisan assicurato dai principali schieramenti politici presenti in Parlamento, il governo italiano rinuncia a svolgere un ruolo nella soluzione diplomatica della crisi optando definitivamente per lo strumento militare.

Sinistra Ecologia Libertà esprime la sua netta opposizione alla decisione di partecipare ai bombardamenti in Libia, punto di arrivo di un’escalation iniziata nei giorni scorso con l’invio di istruttori militari in supporto alle operazioni delle forze del governo di transizione di Bengasi. L’Italia deve piuttosto attivarsi per un cessate il fuoco immediato e l’avvio di un negoziato tra le parti in conflitto, sulla scorta delle proposte fatte dall’Unione Africana e riprese da alcuni paesi latinoamericani e la Russia, affinché si ponga fine allo spargimento di sangue, in sostegno ad un processo di transizione nel quale il popolo libico possa scegliere definitivamente con quali modalità chiudere l’era di Gheddafi e
costruire un futuro di pace, libertà e democrazia.

Francesco Martone
Roberto Musacchio
Patrizia Sentinelli
Giuliana Sgrena

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No alle “bombe umanitarie”
martedì 26 aprile 2011 – di Giuliana Sgrena

Siamo a tutti gli effetti in guerra, non ci sono più dubbi: anche l’Italia bombarderà la Libia. E non si ritiene nemmeno necessario un voto in parlamento. Non che potremmo aspettarci una grande opposizione alle “bombe umanitarie” in parlamento nemmeno dalla Lega mentre Finocchiaro ha già garantito l’appoggio del Pd se la guerra si fa nel rispetto della risoluzione dell’Onu. Basta una ambigua risoluzione dell’Onu – che con “tutte le misure necessarie” permette qualsiasi interpretazione – per far violare la nostra costituzione. L’entrata in guerra dell’Italia è una ulteriore escalation del conflitto.

A oltre un mese dall’inizio dell’attacco contro Gheddafi è purtroppo fin troppo facile dimostrare che la guerra non rappresenta una soluzione, nemmeno per far fuori il leader libico, che vorremmo escluso dal potere ma senza distruggere il paese e senza un bagno di sangue alimentato anche dalle nostre armi.

Frattini tranquillizza: “nessun aumento di pericolo per l’Italia”. Come se il problema fosse la nostra sicurezza e non la salvezza di vite umane, sia qui che in Libia. La risoluzione Onu non doveva garantire i civili? E invece noi ne abbiamo lasciati morire in mare 250 mentre discutevamo su chi toccava intervenire.

Evidentemente il problema non sono i civili, ma i rapporti di potere nei confronti dei futuri padroni della Libia. Si bombarda e si torna alla diplomazia per proporre una fuoriuscita di Gheddafi: governo di Tripoli e opposizione trattano separatamente ad Addis Abeba. Non era possibile farlo prima? Si sarebbe evitato tanto spargimento di sangue, tanto imbarbarimento che non favorirà un processo di democratizzazione in Libia. Comunque speriamo che si possa porre fine allo scontro armato, perché sappiamo che nessun intervento militare può portare oggi alla soluzione di un conflitto.

Giuliana Sgrena

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Bombardare è tabù
mercoledì 27 aprile 2011 06:18 – di Marisa Nicchi – Categorie: Articoli

La guerra in Libia sta prendendo una china distruttiva: del rispetto dell’Articolo 11 della Costituzione, della vigilanza critica dell’opinione pubblica su questa mattanza, dell’informazione indipendente, della politica che ha ceduto il suo ruolo alle armi.

Ciò che più preoccupa è l’assuefazione alla guerra che sembra annullare le necessarie reazioni, tant’è che il coinvolgimento diretto dell’Italia nei bombardamenti viene presentato non come è, cioè un pericoloso salto di qualità del ruolo dell’Italia ma, un impegno già implicitamente previsto negli accordi e di cui il Parlamento non dovrà nemmeno discutere.

Sembra normale bombardare, certo con bombe intelligenti (sic!).

Le parole si beffano dei fatti anche quando riguardano le vite delle persone – per lo più di donne e bambini -, sacrificate per fini oscuri.

Per fermare questa strage l’unica strada da seguire è fare ogni sforzo politico e diplomatico per interrompere la guerra. Appoggiare ogni spiraglio e non aggiungere atti che la inaspriscono alimentando così una spirale di violenza.

Tiriamo fuori tutta l’indignazione. Non si bombarda, è un tabù e basta!

E’ la precondizione antropologica di ogni posizionamento politico come quello argomentato da Francesco Martone, Roberto Musacchio, Patrizia Sentinelli, Giuliana Sgrena in questo sito. Di recente la tavola della pace ha fatto la proposta di organizzare una missione dell’Onu sotto la guida del Segretario Generale per proteggere realmente i civili e di inviare una Commissione d’inchiesta dell’Onu in tutti quei paesi dove sono in corso violente repressioni. Abbiamo il dovere di sostenere concretamente chi sta lottando per la libertà e i governi occidentali non possono fare la guerra in Libia e non vedere il sangue che scorre in tanti altri paesi del Medio Oriente. C’è bisogno di una vera discussione a partire dagli organismi dirigenti di Sel. Serve una proposta autonoma sul Mediterraneo che qualifichi il Centro Sinistra, altro che attraversamento del PD che proprio su questi temi è bloccato dalla logica bipartisan. A meno che non si commetta l’errore di far rappresentare l’utopia vitale del pacifismo ai giochi elettoralistici di Di Pietro e Calderoli?

Al contrario, abbiamo bisogno di contribuire a ripensare e ricostruire il movimento per la pace a partire da ciascuna delle nostre città, promuovendo accoglienza e rispetto dei diritti umani per l’esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita.

Marisa Nicchi

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Vendola: “La guerra è sempre una sconfitta”
martedì 26 aprile 2011 – di Nichi Vendola

Ora potremo finalmente dire che il nostro Paese, nel giro di pochi mesi, ha davvero recitato tutte le parti in commedia nelle relazioni con la Libia di Gheddafi. Dal celebre baciamano col rais di Tripoli fino all’odierna sciagurata decisione di bombardare, passando attraverso una fitta rete di affari e scambi economici e attraverso l’affidamento al dittatore libico del ruolo di contenimento spesso brutale di folle di migranti africani.

Oggi la parola torna alle bombe, come a significare nella forma più radicale quanto povero sia il tavolo da lavoro della politica e della diplomazia. L’Italia, che conquistò la Libia e la sottomise al giogo del colonialismo, torna in quelle terre nel modo più sbagliato, come forza belligerante. L’escalation militare, nel pieno tumulto democratico che scuote l’intero Mediterraneo, può avere effetti collaterali di assoluta gravità, come quello di compromettere il profilo laico di una rivoluzione non inquinata dall’islamismo fondamentalista e non segnata dall’egemonia di ideologie anti-occidentali. La guerra è sempre una sconfitta: la dichiareremo anche alla Siria?

Il passaggio dell’Italia dall’amore per Gheddafi alla scelta di bombardarlo è significativa di una Nazione allo sbando, in una Europa le cui classi dirigenti appaiono del tutto inadeguate ad affrontare le sfide del presente e del futuro.

Nichi Vendola

http://www.sinistraecologialiberta.it/articoli/noi-contro-ogni-bombardamento

 

 
 
 

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