8718 Egitto: pressioni dai paesi del Golfo per bloccare la rivoluzione

 
20110426 18:47:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

Sono giunte due smentite, oggi, da parte delle forze armate egiziane, sempre attraverso la pagina di Facebook dell’esercito. La prima riguarda le pressioni che Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti starebbero esercitando sull’Egitto, con minacce di rinnovare i visti ai lavoratori egiziani, affinché Mubarak non sia processato. L’esercito ha negato tutto quanto, così come la notizia che il cugino di Gheddafi, Qadhdhaf al-Dam, starebbe armando mercenari egiziani da portare in Libia per combattere gli insorti. Da un po’ di tempo, l’esercito ha smentito molte cose, invitando ogni volta i mezzi di comunicazione a verificare l’esattezza delle notizie che diffondono. Chissà chi ha ragione, i dubbi rimangono.

La crisi di Qena, invece, dopo la sospensione del nuovo governatore per tre mesi, sembra avviata a una risoluzione. I manifestanti hanno interrotto il sit-in e ill traffico di treni è stato ripristinato. Che cosa succederà tra tre mesi è tutto da vedere. Fra tre mesi, infatti, sarà piena estate e ci sarà il digiuno di Ramadan, poi dovrebbero esserci le elezioni parlamentari, insomma un periodo "caldo" in tutti i sensi. Una soluzione definitiva si dovrà pur trovare, alla fine.

Per una manifestazione che finisce, altre ne cominciano. Un’altra ondata di proteste ha investito il paese, nonostante la legge che limita fortemente gli scioperi e le manifestazioni. Tra le tante, ieri ce n’è stata una anche dei sostenitori di Mubarak per chiedere che non sia processato. A dire il vero, avevano organizzato una Marcia del Milione davanti al Maspero, il palazzo della tv, ma non sono riusciti a radunare che poche decine di persone, nell’ilarità generale di mass media e passanti. Un maggior successo, invece, ha avuto la manifestazione di protesta davanti all’ambasciata siriana del Cairo. Hanno partecipato insieme egiziani e siriani, circa trecento persone, protestando contro la repressione brutale della rivolta in Siria. La manifestazione, a un certo punto, si è trasformata in una battaglia musicale. I manifestanti siriani hanno iniziato a cantare davanti all’ambasciata, la quale, da parte sua, ha risposto mettendo musica a tutto volume per coprire le voci dei manifestanti. La "battaglia canora" è terminata quando i manifestanti, esasperati, sono riusciti a togliere la corrente all’ambasciata tranciando i cavi dall’esterno.

Non so come stia Mubarak oggi, sempre inchiodato a Sharm el-Sheykh, ma il Procuratore Generale ha rinnovato la custodia cautelare anche per i suoi figli. Continuano intanto le polemiche sulla prigione di Tora. Perché i prigionieri possono comunicare tra loro? Forse possono anche comunicare con l’esterno, attraverso i telefoni cellulari? L’esercito ha smentito (di nuovo!) quest’ultima notizia, tuttavia è indubbio che gli ex ministri del PND e i figli di Mubarak in prigione possano tranquillamente frequentarsi e comunicare tra loro, magari mettendosi d’accordo sulle versioni da dare in tribunale… Perché?

Nel frattempo, nel processo iniziato oggi, Habib al-Adly si è dichiarato innocente di tutte le accuse. C’era da aspettarselo, visto il personaggio. Il processo è quindi slittato al 21 maggio. Tanta, troppa lentezza…

Nella Coalizione dei Giovani della Rivoluzione, invece, c’è aria di tempesta. Il Movimento 6 Aprile ha deciso di andarsene, denunciando interferenze nei propri affari interni. Nei giorni scorsi, il movimento aveva anche dovuto affrontare l’accusa di essere finanziato dall’estero, Stati Uniti in particolare. Questa defezione non è un segnale promettente in vista delle prossime elezioni parlamentari. L’appuntamento elettorale si avvicina velocemente, il tempo stringe, ma finora non sono stati fatti passi significativi nelle file dell’opposizione, per organizzarsi e prepararsi.

 

 
 
 

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