8713 Il 25 aprile è la festa della liberazione anche in Egitto

 
20110426 10:57:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

Si tratta, tuttavia, della liberazione del Sinai, avvenuta il 25 aprile 1982, in seguito al ritiro delle truppe israeliane dalla penisola. Per celebrare il ventinovesimo anniversario di tale data – assieme alla Pasqua, che per fortuna è trascorsa in pace – l’esercito ha inviato la banda militare in piazza Tahrir, per suonare musica dalle 10 del mattino fino a sera. Oltra alla musica, l’esercito ha anche offerto alla folla piccoli regali, principalmente orologi e radioline. Le forze armate fanno davvero di tutto per mostrarsi mansueti…

La festa del 25 aprile capita al momento giusto, proprio quando la questione del Sinai torna sotto i riflettori. Il primo ministro Sharaf, infatti, si è recato in visita presso le tribù beduine della penisola per ascoltare le loro richieste. Il Sinai è un luogo di grandi risorse per l’Egitto: turistiche, minerarie (ad esempio il carbone), commerciali, agricole… Oltre a rivestire un ruolo rilevante sia dal punto di vista religioso, sia dal punto di vista politico e strategico, dato il confine con Israele e Gaza.

Nel Sinai, dove le tribù beduine hanno grande influenza, abitano più o meno 380.000 persone. Il regime di Mubarak ha fortemente oppresso questa regione e i suoi abitanti. Molti giovani e intellettuali sono stati gettati in carcere, alla popolazione locale non era permesso possedere le loro terre, sfruttate invece da uomini d’affari senza scrupolo che ne hanno sottratto le ricchezze. Spesso, gli abitanti del Sinai erano tutti trattati alla stregua di criminali, mercanti di droga o contrabbandieri. Per loro era impossibile accedere ai vertici della politica, delle università o della giustizia. Ora chiedono che i loro diritti siano ristabiliti e il primo ministro pare ben disposto ad ascoltarli.

Più a sud, a Qena, la situazione è ancora in stallo. Le trattative per convincere i manifestanti a togliere il blocco dei treni sono fallite, poi, nel pomeriggio, è giunta la notizia che il nuovo governatore indesiderato è stato sospeso per tre mesi dalla sua funzione, per far sì che la vita nella regione torni alla normalità. Le funzioni di governatore saranno temporaneamente assunte dal segretario generale del governatorato. Dunque, un punto per i manifestanti.

Il primo ministro Sharaf è anche impegnato sul fronte delle relazioni internazionali. Inizia oggi un giro di visite in Arabia Saudita, Kuwait e Qatar, durante il quale tenterà di consolidare il rapporto tra questi paesi e l’Egitto, magari ottenendo qualche aiuto economico. Tale missione è tanto più importante dopo che, oggi, si è diffusa la notizia che gli Emirati Arabi Uniti si rifiutano di rinnovare i visti per lavoro dei residenti egiziani, a causa della mutata politica estera dell’Egitto. Il riferimento è al tentativo di riallacciare le relazioni diplomatiche con l’Iran (si sta infatti discutendo di rinnovare lo scambio degli ambasciatori, interrotto nel 1979, quando l’Egitto aveva ospitato lo scià, in fuga dalla rivoluzione iraniana). A dire il vero, alcuni egiziani residenti nei paesi del Golfo avevano denunciato la minaccia di essere espulsi già settimane fa, attraverso i social network. Le fonti ufficiali non hanno fatto altro che confermare la notizia, con molto ritardo, anche se l’ambasciata egiziana negli Emirati, per ora, nega tutto.

Tuttavia, la notizia-scandalo del giorno è stata un’altra. La dogana dell’aeroporto del Cairo ha fermato oggi ben 100 pacchi, pesanti tre tonnellate, contenenti gli "effetti personali" – oro, diamanti, antichità varie, ecc. – di Hussein Salem, l’uomo d’affari, amico della famiglia Mubarak e proprietario della ditta che forniva gas a Israele. Salem è riuscito a fuggire all’estero agli inizi della rivoluzione ed ora è il superlatitante più ricercato d’Egitto. I pacchi fermati all’aeroporto viaggiavano sotto la copertura di una principessa saudita, figlia del capo dell’Intelligence dell’Arabia Saudita (toh guarda!), ed erano firmati e accompagnati da un intermediario palestinese. Tuttavia, tra i contenuti c’erano un tappetto con il nome di Salem, fotografie dell’uomo con Mubarak, e altri oggetti che non lasciavano dubbi sul reale proprietario. La principessa saudita, tuttavia, ha tentato di difendersi affermando di aver comprato un palazzo da Salem anni fa, nel quale erano inclusi anche quegli oggetti. Avendo venduto il palazzo, avrebbe tenuto quegli oggetti per spedirli alla sorella, in Arabia Saudita. Molti ritengono che Salem si sia rifugiato proprio in Arabia Saudita (anche se, secondo alcuni, si troverebbe invece in Svizzera). Coincidenza?

 

 
 
 

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