8736 EGITTO: i fraintendimenti sulla laicità nel dibattito post-rivoluzione

 
20110429 22:17:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

L’eco della notizia dello storico accordo tra Hamas e Fath, che dovrebbe ricondurre all’unità palestinese, non si è ancora spento in Egitto, dove tuttavia le opinioni non sono unanimi in proposito, sia sulle ragioni di tale accordo, sia sul suo futuro. Moltissime persone l’hanno saluto come un grande successo del nuovo corso della politica estera post-rivoluzionaria. "Rimossi Mubarak e Omar Suleyman le cose si sono aggiustate in poche ore di trattative" – è uno dei commenti più frequenti. Per altri invece, la politica estera dell’Egitto non c’entra nulla. Il vero motivo che avrebbe spinto le due fazioni palestinesi a trovare finalmente un accordo sarebbe piuttosto la paura di dover fronteggiare sommovimenti popolari simili a quelli che scuotono, o hanno scosso, altri paesi arabi. I segni di qualcosa del genere ci sono già stati.

Infine, c’è chi dice che è troppo presto per cantare vittoria. Un accordo del genere era già stato raggiunto nel 2007 e poi era saltato dopo pochi mesi. Il problema, semmai, è mantenerlo l’accordo. Comunque, per quanto riguarda gli egiziani, loro almeno sono contenti di aver mutato il proprio atteggiamento in politica estera. La notizia di oggi che l’Egitto intende aprire il valico di Rafah ha ulteriormente rallegrato gli animi.

In occasione del venerdì rivoluzionario arabo, oggi ci sono state diverse manifestazioni incrociate in Egitto. In piazza Tahrir, alcuni manifestanti hanno voluto esprimere la propria solidarietà a tutte le rivolte arabe in corso, mentre altri dimostranti si sono radunati sotto le rappresentanze diplomatiche israeliane per chiederne la chiusura. Ma la manifestazione che ha dominato la scena, nel centro del Cairo, è stata quella dei salafiti, svoltasi pacificamente. Due le loro richieste: le dimissioni del mufti della repubblica Ali Gomaa e la liberazione di Kamilia Shehata, la donna che, secondo loro, la chiesa copta terrebbe prigioniera in qualche monastero, in seguito alla sua conversione all’islam.

I Fratelli Musulmani, invece, sono stati impegnati sul fronte interno. Si è tenuta oggi la riunione della Shura per discutere della relazione che ci dovrà essere tra il movimento e il partito Libertà e Giustizia. Tuttavia, altri credono che sarà anche l’occasione per riaffermare il ruolo stesso della Shura, la quale dovrebbe agire da organo di controllo della Guida Suprema. E poi ci sono le istanze di riforma, alle quali ha persino fatto riferimento al-Qaradawi, invitando i Fratelli Musulmani a coinvolgere maggiormente le donne e i giovani nella leadership. La critica di al-Qaradawi, tuttavia, è stata anche accompagnata da un grande elogio nei loro confronti. Lo shaykh ritiene che la Fratellanza Musulmana sia la migliore organizzazione islamica esistente, quella che comprende più correttamente l’islam. Beh, del resto si sa che al-Qaradawi è molto vicino ai Fratelli Musulmani, anche se ufficialmente non ne fa parte. Per fortuna che nell’islam non esiste un’autorità assoluta e nessuno può arrogarsi il diritto di parlare in suo nome.

E a proposito di islam e del dibattito sulla laicità dello stato, vi propongo in allegato un articolo del noto intellettuale musulmano Fahmi Huwaidi. Credo che sia interessante seguire il suo ragionamento, per capire come pensa – ancor più di cosa pensa – un intellettuale di questo tipo. E’ utile per identificare dove si nascondono i frequenti fraintendimenti nei quali si incorre, quando si parla di questi temi con esponenti del mondo musulmano. Spesso sono fraintendimenti relativi al linguaggio. La prima difficoltà che ho incontrato nella traduzione, infatti, è stata la scelta per tradurre la parola madani. Letteralmente significherebbe "civile", tuttavia, nel contesto in cui è utilizzato, forse sarebbe meglio tradurla con "laico", per renderla più comprensibile alla sensibilità occidentale. Ma l’esatto equivalente della parola "laicità" in arabo è usata in fondo all’articolo con un’accezione negativa. Magari avrei potuto sostituire quest’ultima con "laicismo", tanto per rendere il discorso più familiare a noi e usare "laico" per tradurre madani. Avrei anche potuto usare il termine "secolare" al posto di "civile", ma così si perdeva il gioco di parole tra madani-civile e madani-medinese, spiegato nell’articolo. Alla fine, con molte perplessità, ho optato per "civile", il significato più letterale, e ho lasciato il termine "laicità" al suo posto, con il senso negativo che il mondo arabo-musulmano gli attribuisce. Insomma, questo è solo un piccolo esempio delle tante difficoltà che si incontrano nel dialogo interculturale…

[url]http://www.emigrazione-notizie.org/public/upload/Fahmi_Huwaidi-Trad_Elisa_Ferrero.pdf[/url]

http://www.emigrazione-notizie.org/public/upload/Fahmi_Huwaidi-Trad_Elisa_Ferrero.pdf

 

 
 
 

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