8760 RINO GIULIANI VICEPRESIDENTE DELL'ISTITUTO SANTI SU LEGGE DI RIFORMA DEL CGIE

 
20110505 07:50:00 redazione-IT

La bozza Tofani sta proseguendo il suo iter al Senato. Tra i senatori è evidente l’esistenza di una estesa maggioranza, di fatto, in grado di garantirne l’arrivo in porto. Inascoltato è il generalizzato dissenso dell’articolato mondo degli italiani all’estero. L’associazionismo nella riforma di comites e cgie è oggi inutile perché superato e conservatore.?

Dal governo ce lo aspettavamo: coerente nelle parole e nei fatti . La emigrazione fino ad allora conosciuta non interessava, era il vecchio rispetto al nuovo che avanza. Il sottosegretario Mantica lo ha detto sin dalle sue primissime dichiarazioni e la bozza Tofani lo ha messo nero su bianco. Una proposta alternativa che muovesse da altre premesse era il compito del maggior partito dell’opposizione che, invece, contemporaneamente, ha scelto al Senato di collaborare dentro il contenitore del comitato ad hoc con l’attivissimo sen. Micheloni e dall’altra di sparare "alzo zero"(ed a ragione) dalla Camera dei deputati.

Oggi nel 2011 ripropongo la domanda inevasa fatta nel corso della conferenza -stampa del gruppo parlamentare P.D. della Camera di fine anno 2009: quale è la proposta del P.D.?
Rispetto a due anni or sono la novità di queste ore è l’invito rivolto dalla commissione consultiva del P.D. per l’emigrazione a tutti i partiti di opposizione a votare contro la bozza Tofani "qualora non venga significativamente modificata". In quale misura essa debba essere modificata per potersi definire "significativamente modificata" non è dato sapere. Sarebbe meglio che la precisazione venisse fatta dalla Segreteria del partito e resa nota ai presidenti dei gruppi parlamentari.

I 35 articoli della bozza Tofani rappresentano il punto d’arrivo di un percorso avviato da tempo,Quali potrebbero essere le modifiche significative che ne consentirebbero lo "sdoganamento" ed il passaggio alla discussione nell’altro ramo del parlamento.?

E’ il punto di partenza, la premessa, che è speciosa e strumentale. Nell’iniziale ddl.1478/2009 i senatori presentatori Tofani e Bevilacqua legittimano la loro proposta come atto obbligatorio conseguente alla elezione dei 18 parlamentari dell’estero. I due senatori scrivono, senza alcuna dimostrazione dell’assunto, a premessa del testo, che. "da questo storico riconoscimento e` derivata tuttavia una profonda modifica di tutto l’assetto della rappresentanza degli italiani all’estero". La conseguenza del riconoscimento ai cittadini della "possibilità` di esprimere un proprio voto politico diretto" avrebbe condotto al drastico ridimensionamento dell’associazionismo ieri fondamentale rappresentanza delle nostre comunità ma già, l’altro ieri, scrivono, meno rappresentativo da quando " il legislatore nazionale ha istituito degli organismi di vera e propria rappresentanza degli italiani all’estero": Comitati dell’emigrazione italiana, poi Comites, ed il CGIE " con finalità prettamente politiche".
Pur nella innovazione conseguente alla modifica costituzionale, c’è da osservare che il parlamentare eletto non ha vincolo di mandato ed in senso stretto non ha una rappresentanza diretta delegata . L’avvenuta "rappresentanza perfetta" a suo tempo affermata dai partiti di maggioranza e di opposizione è una mera affermazione non corrispondente al vero come non è vero che la volontà del legislatore abbia attribuito al CGIE oltre al ruolo consultivo finalità giuridicamente inesistenti "prettamente (sic) politiche". A questo va aggiunto che le associazioni erano e sono restate rappresentative e che i comites non si sono spogliati della loro rappresentanza e rappresentatività con l’arrivo nei gruppi parlamentari di nuovi eletti dalla circoscrizione esteri. L’articolato, nel dettaglio, evidenza incongruenze, già messe in evidenza da molti, nella definizione dei compiti di comites e cgie, nelle procedure e nel funzionamento. La toppa che si vuole mettere appare peggiore del buco. Una ripartenza su basi nuove e diverse che muova dal dato di realtà anzichè da indimostrate ideologiche premesse sarebbe una seconda occasione che le forze politiche dovrebbero cogliere.

In concreto cosa si dovrebbe fare per un provvedimento che l’opposizione da un lato bolla con giudizi durissimi mentre dall’altro propone che si cambi con nuovi emendamenti al testo?

Ricette preconfezionate non servono. Nel dettaglio delle soluzioni tecniche le associazioni sono in grado di entrare nel merito sapendo come ovviare alle distorsioni del voto all’estero, alla partitizzazione di comites e cgie alla contrazione della libera scelta e della partecipazione conseguenti alla adozione di sistemi maggioritari oggi attivi in Italia, ai danni conseguenti alla introduzione di sistemi organizzativi che comportino l’instaurarsi del populismo. Associazioni, CGIE , Comites Consulte regionali dell’emigrazione hanno da tempo detto no alla bozza Tofani richiedendo una proposta diversa imperniata su principi fondanti oggettivamente non negoziabili o mediabili con quelli dichiarati dal senatore Mantica.
L’associazionismo con le sue idee deve incontrarsi con ognuna delle forze politiche e confrontarsi con esse sul merito e sui principi fondanti una riforma di comites e cgie che va fatta ma che non può essere quella che va bene ai senatori Mantica e Micheloni. Va anche ripensata tutta la vicenda del voto all’estero alla luce non solo di come si è arrivati al voto ma anche di come si arriva ad essere candidati..
Questo mondo degli italiani all’estero aprioristicamente non attribuibile alle forze di governo o a quelle di opposizione ancora oggi ,quando i buoi sembrano scappati e ci si affanna a chiudere le stalle, si domanda come i partiti conciliano le dichiarazioni di apprezzamento del ruolo delle associazioni con la scelta di rimuoverli da comites e cgie secondo logiche che se servono a qualcuno in madrepatria di certo non sono di utilità per le nostre integrate comunità di connazionali all’estero accentuando quella atomizzazione delle relazioni, con noi e fra loro, e dell’identità delle le quali seguitiamo molto marginalmente ad occuparci.

 

 
 
 

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