8779 Gino Bucchino (Pd), le esigenze dell’Inps e i diritti dei pensionati residenti all’estero

 
20110511 18:55:00 redazione-IT

La campagna dell’Inps di verifica dell’esistenza in vita dei nostri pensionati residenti all’estero, che l’Istituto previdenziale italiano ha da un paio anni deciso di effettuare in maniera sistematica, suscita puntualmente polemiche, proteste, prese di posizione. Quest’anno l’Inps ha avviato una generalizzata verifica di esistenza in vita attraverso la localizzazione del pagamento di una rata delle pensioni presso gli sportelli della “Western Union” – azienda che di norma si interessa quasi esclusivamente del trasferimento di denaro da un Paese all’altro – per la riscossione diretta da parte dei pensionati. La riscossione varrà come prova dell’esistenza in vita del pensionato. Secondo l’Inps tale prassi, già adottata nel 2010, dovrebbe consentire di ottenere in tempi molto contenuti una situazione aggiornata e inequivocabile in merito alla correttezza delle erogazioni pensionistiche a livello mondiale (si tratta in altre parole di un tentativo di ridurre quello che viene considerato dall’Inps un fenomeno fraudolento ed esteso di riscossione della pensione di pensionati deceduti).

E’ opportuno precisare che la campagna di quest’anno riguarda i pensionati i quali non hanno fornito recentemente prova di esistenza in vita o la cui ultima certificazione è antecedente al 2 settembre 2010. L’Inps sostiene che tale verifica verrà realizzata in modo scaglionato nell’arco di tre mesi: con il pagamento di maggio 2011 saranno interessati i pensionati che riscuotono mensilmente, residenti nel continente americano; con quello del 1° giugno 2011 la verifica sarà estesa ai titolari di pensione residenti in tutti gli altri Paesi; con quello del 1° luglio 2011 saranno interessati tutti i pensionati pagati semestralmente a prescindere dalla residenza. L’Inps assicura quindi che alla fine dell’operazione sarà ripristinata la precedente modalità di pagamento, a meno che il pensionato non decida di continuare ad avvalersi della Western Union.

I pensionati interessati quindi per poter riscuotere la rata della pensione dei mesi di maggio o di giugno dovranno recarsi presso uno sportello della Western Union. Un’operazione teoricamente semplice da realizzare ma che spesso, purtroppo, non è così. Infatti molti pensionati lamentano di non avere ricevuto alcun preavviso e molti altri di non essere in grado di recarsi, per vari motivi, presso una filiale della Western Union.

La banca incaricata del pagamento delle pensioni all’estero, la ICBPI, avrebbe dovuto assumere le idonee iniziative per informare i pensionati residenti all’estero, i patronati e le sedi consolari.

L’ICBPI sostiene di aver inviato ai pensionati lettere in italiano e in inglese in cui vengono fornite indicazioni in merito alle modalità di accertamento e il codice identificativo del pagamento. Nelle lettere sono indicati numeri di telefono e di fax nonché l’indirizzo di posta elettronica della banca da utilizzare per la richiesta di chiarimenti e informazioni. Viene reso altresì noto il sito internet che consente di individuare la più vicina sede della Western Union ove riscuotere la pensione. Sembrerebbe che per alcuni Paesi del Sud America la Western Union abbia attivato un help desk telefonico.

Nel caso in cui esista in oggettivo impedimento per il pensionato a recarsi di persona presso uno sportello della WU per la riscossione (ad esempio pensionati impossibilitati a deambulare o ricoverati in case di riposo o di cura), l’Inps ha assicurato che il pagamento potrà avvenire per il tramite di un delegato, previa presentazione di idonea certificazione di esistenza in vita.

Tuttavia in questi giorni, nonostante si presume la buona volontà e l’interesse dell’Inps e dell’ICBPI affinché la verifica di svolga regolarmente e speditamente, l’operazione non si è sempre svolta in maniera semplice ed efficiente. Molte lettere non sono mai arrivate – numerose sono le persone che ci hanno scritto esasperate -, gli sportelli della WU non sempre si sono dimostrati informati e disponibili, i pagamenti sono stati effettuati in alcuni Paesi in valuta locale e non in euro, e troppe volte è mancato quel raccordo e quell’intesa tra Inps e banca erogatrice che avrebbero potuto risolvere efficacemente gli intoppi che si sono verificati.

Se da una parte quindi non si può eccepire la legittimità dell’operazione di verifica di esistenza in vita dei pensionati, dall’altra auspicherei una maggiore attenzione dell’Inps ai diritti dei nostri pensionati, quelli onesti che sono la stragrande maggioranza, affinché la loro pensione sia erogata senza impacci e senza ritardi, e che sia più tempestivo l’intervento dell’Istituto nei casi in cui le pastoie burocratiche delle banche interessate complichino le procedure di erogazione.

Infine vorrei stigmatizzare alcuni articoli e commenti di singoli giornalisti e di improvvisate organizzazioni dell’emigrazione che pretestuosamente e fulmineamente si sono erti a paladini della causa dei pensionati accusando di inattività i parlamentari eletti all’estero. Vorrei ricordare a questi improvvisati recensori che la politica socio-previdenziale a favore o contro gli italiani all’estero la fa il Governo in carica e che molti dei parlamentari del centro sinistra eletti all’estero, tra cui il sottoscritto, hanno dedicato gran parte della loro attività parlamentare a difendere i diritti dei pensionati e a proporre le soluzioni ai loro problemi.

 

 
 
 

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