8793 Esplode la rabbia di tutta la Palestina in occasione della Nakba

 
20110515 19:01:00 redazione-IT

Migliaia di profughi palestinesi dai campi disseminati nei paesi confinanti sono arrivati alle frontiere con Israele, hanno forzato i reticolati e in alcuni casi sono riusciti a li superarli con una invasione simbolica.
Ai confini lungo la striscia di Gaza, alla frontiera del Libano e sul Golan verso la Siria, in occasione della Nakba (l’espulsione violenta di ottocentomila palestinesi nel ’48 a seguito della nascita dello Stato di Israele) è scattato pesantissimo l’intervento delle truppe e della polizia israeliani.

Il bilancio provvisorio è di numerosi morti, in parte sul confine libanese, parte lungo quello sirianio e poi su quello di Gaza. Testimoni raccontano che i palestinesi dei campi profughi nel Sud del Libano si erano radunati nel villaggio di Maroun a-Ras per celebrare la Nabka. Da qui si sono fatti strada fino al vicino confine israeliano, lanciando sassi oltre il confine. "Vogliamo indietro la nostra terra", gridavano i profughi. Superato lo sbarramento dell’esercito libanese, hanno forzato le barriere al confine sono entrati in territorio israeliano dove i soldati hanno aperto il fuoco.

Sul Golan i manifestanti palestinesi non hanno trovato alcuna resistenza da parte delle forze armate siriana. Hanno sfondato il reticolato e a migliaia hanno invaso Majdal Shams. E’ un villaggio druso sulle alture occupate dagli israeliani nella guerra del 1967. Anche qui i soldati di Israele hanno sparato. Come più a Sud al confine di Gaza, al valico di Erez, dove i palestinesi hanno ripetutamente cercato di entrare in territorio israeliano.

Ma incidenti e scontri sono avvenuti anche in Cisgiordania: a Gerusalemme Est, al passaggio di Kalandia e vicino ad altri posti di blocco israeliani.
Oggi era il giorno della Nabka che tutti i palestinesi, sia nei Territori Occupati che nei campi profughi della diaspora, celebrano e ricordano come “catastrofe”. Secondo alcuni osservatori, in Cisgiordania era dai giorni della seconda Intifada, che non ne accadevano scontri così violenti. E mai i palestinesi della diaspora, quelli dei campi profughi, erano finora arrivati ai confini d’Israele. In qualche modo anche la giornata della rabbia palestinese appare come una conseguenza della Primavera araba. Per i palestinesi questa Primavera è soprattutto la liberazione dei Territori Occupati dagli israeliani. Anche al Cairo, la manifestazione di venerdì in piazza al-Tahrir, era stata dedicata per la prima volta a questo.

Il bilancio più grave è alla frontiera tra Israele e Libano. Secondo fonti della sicurezza di Beirut citate dal sito ‘Ynet’, almeno 10 manifestanti palestinesi sono rimasti uccisi nell’area di Maroun a-Rs Vittime palestinesi ci sono state poi sulle Alture del Golan, alla frontiera tra Israele e Siria. Anche quattro manifestanti siriani sono rimasti uccisi nel villaggio druso di Madj al-Shams, probabilmente da fuoco israeliano, ha riferito il sito ‘Ynet’, spiegando che i militari israeliani avevano iniziato a sparare in aria per impedire ai manifestanti di superare il confine.

Incidenti anche al confine con la Striscia di Gaza. Qui i militari israeliani hanno aperto il fuoco verso la città di Beit Lahiya, nel nord, ferendo almeno 45 persone che partecipavano al ‘Nabka day’. Secondo il capo dei servizi di emergenza di Gaza, Adham Abu Salmeya, gli israeliani hanno dapprima lanciato un fumogeno e quindi tre colpi di artiglieria.

Salmeya ha precisato che tra i feriti ci sono molti bambini, perché una gran folla di persone stava partecipando alla manifestazione. Migliaia hanno partecipato alla marcia di Ramallah sventolando bandiere. Le forze della sicurezza palestinese hanno però impedito alla folla di raggiungere il checkpoint Qalandia presidiato dai militari israeliani. A Gaza, per la prima volta in quattro anni, i sostenitori di Fatah e Hamas hanno marciato insieme e i leader di tutte le organizzazioni sono intervenuti insieme nelle manifestazioni. E’ il segno che l’accordo di riconciliazione nazionale sta dando i suoi frutti positivi anche in direzione della resistenza comune all’occupazione israeliana.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anche in questo caso si è trovato nel posto sbagliato ed ha rilasciato dichiarazioni sbagliate. Napolitano si trova infatti in Israele, uno Stato e un politica con cui ha avuto da sempre un feeling particolare, fin da quando come responsabile esteri del PCI negli anni ’80 sdoganò le relazioni ufficiali non solo con il Partito Laburista di Perez ma con tutto l’impianto della politica israeliana. ”L’Italia sostiene fermamente il diritti di Israele di esistere e di esistere in sicurezza” ha sottolineato oggi il presidente Napolitano a Gerusalemme rispondendo ad una domanda sulla giornata della Nakba, aggiungendo che quindi ”non e’ accettabile considerare la fondazione dello Stato di Israele un disastro, al di la’ delle interpretazioni che nel mondo arabo si danno di quell’evento storico”.

http://www.forumpalestina.org/news/2011/Maggio11/15-05-11EsplodeRabbia.htm

 

 
 
 

Views: 1

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI