8821 ITALIA: con le vittorie della sinistra a Milano e a Napoli termina una fase storica

 
20110530 20:12:00 redazione-IT

di Rodolfo Ricci

E’ la fine di una fase storica. I risultati del ballottaggio a Milano, Napoli, Cagliari, Trieste e di numerose altre città minori e provincie soprattutto del nord, indicano la conclusione della fase politica del berlusconismo.
La vittoria dei candidati di sinistra affermatisi nella primarie interne al centrosinistra con percentuali altissime anche rispetto alle migliori attese, sconvolge il panorama politico e indica una grande voglia di cambiamento.
Gli esiti delle elezioni amministrative di mezzo termine, avvenute nel guado della grande crisi economica e sociale, ne sono fortemente caratterizzate e si coglie il richiamo ad una ultima opportunità che viene offerta alla politica: i cittadini determinano le scelte e i candidati.

Pisapia, De Magistris, Zedda, i nuovi sindaci di Milano, Napoli e Cagliari sono figure di parte, molto caratterizzati per la loro autonomia e per una certa distanza dai partiti; rilanciano il rapporto con i cittadini sul versante della solidarietà, della legalità, dei beni comuni.

I partiti si sono dovuti allineare e per certi versi hanno subito l’energia mobilitante che ha sollecitato e consentito la nuova partecipazione di base.
"Una nuova politica partecipata" risuona nella loro campagna elettorale e nelle loro dichiarazioni post voto, come componente fondamentale del programma di governo di grandi città che costituiscono altrettanti snodi della crisi nazionale e globale.

Una nuova partecipazione che surclassa il sistema mediatico e le imponenti risorse finanziarie della campagna elettorale delle destre.
Il crollo di consensi del PDL e anche, per la prima volta, della Lega Nord, rendono evidente la chiusura di un ciclo.

Il tentativo di gestione [i]all’italiana[/i] delle pratiche neoliberiste appare sconfitto sia sul piano ideologico e propagandistico, sia nei luoghi stessi di vita e di lavoro metropolitano.
Non regge più il patto di cogestione anche geografico che ha tenuto insieme i poteri forti nazionali negli ultimi due decenni (grande e media impresa del nord, impresa criminale diffusa ed evasione fiscale, consociativismo di parte del sindacato).

Le sollecitazioni della grande crisi, con la distruzione dei ceti medi e l’impoverimento generalizzato hanno spezzato il tentativo di tamponare le successive e ripetute crepe del sistema paese in balia di una navigazione a vista dentro la competizione globale.

Emerge una nuova prospettiva di parte che riafferma in fase nascente, la necessità di salvaguardia dello stato sociale e di una nuova prospettiva solidale.
Nei prossimi mesi lo smottamento può portare al crollo del governo Berlusconi.

Anche se le forze di centro-sinistra, sul piano nazionale, appaiono tuttavia impreparate perchè è tutto da costruire e concordare un programma di governo alternativo. Le esitazioni sono evidenti e per certi versi, la dimensione della vittoria delle sinistre locali sembrano lasciare attoniti i piani alti nazionali.

Ci sarebbe bisogno di una forte e responsabile leadership di sinistra in grado di cogliere con immediatezza la svolta che si è creata nel paese e in grado di lanciare un’opzione che ci porti fuori del neolbierismo e del sistema di sperequazioni e di illegalità tipicamente nazionale.
C’è da attendersi invece una fase di subbuglio certamente a destra, ma probabilmente anche a sinistra. Con manovre varie di deviazione o di cavalcare la tigre verso obiettivi neo-moderati. Per molti, la compatibilità della direzione di uscita dal berlusconismo non è affatto scontata.

Per questo è importante che a partire dai referendum del 12 e 13 giugno si rilanci un’iniziativa ampia di mobilitazione e di partecipazione che porti alle dimissioni del Governo e alla formulazione di un nuvo programma di sinistra al cui centro vi siano indispensabili politiche di ridistribuzione dei redditi e di politiche sociali e politiche orientate all’occupazione e alla salvaguardia dei beni pubblici e dei beni comuni dalle pratiche predatorie della finanza.

Un programma che ponga di nuovo al centro della politica il ruolo attivo dello Stato concepito come attore e strumento di una nuova ed ampia partecipazione democratica nella direzione indicata dalla Costituzione.

Un programma che riconosca la valorizzazione delle persone e dell’ambiente come le vere risorse e allo stesso tempo i veri obiettivi di un nuovo modello di sviluppo socialmente e ecologicamente compatibile, così per gli italiani come per gli altri popoli europei e mediterranei.

Un programma alternativo delle sinistre non può infatti prescindere dalla posizione e dal ruolo dell’Italia nello scenario internazionale.

 

 
 
 

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