8807 IL SENATO APPROVA LA RIFORMA DI COMITES E CGIE/ IL TESTO PASSA ALLA CAMERA

 
20110525 13:26:00 redazione-IT

ROMA aise – Nella seduta di questa mattina, l’Aula del Senato ha proseguito l’esame del ddl di riforma del Comites e Cgie iniziato ieri pomeriggio. Presente ai lavori, in rappresentanza del Governo, il sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica. L’Aula ha prima esaminato e votato tutti gli emendamenti e, di seguito, tutti i 35 articoli che compongono il testo, poi votato nella sua interezza e approvato con 123 voti a favore e 102 contrari. Nelle dichiarazioni di voto finali, hanno annunciato voto contrario Idv, Pd e Maie; a favore Pdl, Lega Nord e Coesione Nazionale – Io Sud.

Per Italia del Valori è intervenuto Stefano Pedica che "rammaricato" per l’esclusione delle sue proposte dal testo unificato ha ribadito come il DDL crei solo "confusione". Proposte volte all’eliminazione del Cgie "un unicum, un’anomalia tutta italiana" che dimostra come siano state "preferite le lungaggini burocratiche a discapito del risparmio economico". La riforma "viene dall’alto", mentre "meglio sarebbe stato creare un tavolo cui far sedere Comites e Cgie per discutere il loro futuro".

"Annuncio il voto contrario di Idv – ha concluso – perché queste norme non rappresenteranno il futuro, ma la confusione degli italiani all’estero".

Voto contrario anche dal Maie rappresentato dalla senatrice Mirella Giai, "perplessa" sull’iter del provvedimento, che ha brevemente riassunto nel suo intervento in Aula. "L’8 aprile 2009 è iniziata la discussione, il 22 aprile è stato proposto il comitato ristretto: ci sono voluti 8 mesi perché uscisse un testo unificato e altri 2 per iniziare la discussione, poi il lungo stop della commissione bilancio che non esprimeva pareri sugli emendamenti. Oggi a due anni di distanza, approviamo alcune modifiche che dovrebbero rendere Comites e Cgie più consoni ai tempi attuali. In realtà, il ddl ha stravolto la struttura di Comites e Cgie. Ecco perché – ha spiegato – ho ritirato tutti i miei emendamenti". Il ddl è "in collisione con il Cgie e con quasi tutti i Comites. Il lavoro in Commissione doveva dare un segnale forte agli italiani all’estero che ci hanno votato". Giai ha quindi annunciato "voto contrario perché credo sarebbe stato più opportuno semplificare e non complicare le cose, riscrivendo le pagine che hanno permesso la partecipazione attiva degli italiani nel mondo".

Voto favorevole, invece, dal senatore Palmizio (Coesione Nazionale – Io Sud) secondo cui il ddl poteva "forse essere migliore" ma comunque è un "compromesso fattibile".

Favorevole anche la Lega Nord rappresentata dal senatore Alberto Filippi che ha ricordato il "grande lavoro del Comitato ristretto in Commissione, un lavoro lungo e meditato, fatto il più possibile insieme per presentare all’Aula un testo importante che contenesse le voci e il contributo di tutti". la lega, in particolare, è soddisfatta "per la riformulazione da parte del relatore degli emendamenti sulla certezza del voto, un annoso problema che doveva trovare una soluzione. Non siamo arrivati alla perfezione, – ha concluso annunciando il voto favorevole – ma siamo nella giusta direzione".

Per il Pd è intervenuto il senatore Giorgio Tonini secondo cui l’iter del ddl ha dato "smalto al Parlamento: abbiamo scritto una buona pagina di lavoro parlamentare". Ricordato che "il ddl nasce da un’iniziativa parlamentare, avviata dalla proposta del senatore Micheloni", Tonini ha lodato "l’atteggiamento positivo e costruttivo del Governo e il lavoro del relatore" oltre che, ancora, il "clima positivo in Aula in questi due giorni in cui si è riusciti a farsi cambiare idea. Il Parlamento è questo: un luogo in cui si parla per trovare soluzioni migliori". Comparando i pro e i contro del ddl, Tonini ha citato tra i primi il fatto che la riforma sia "istituzionale, un provvedimento che stabilisce regole per le importanti istituzioni di partecipazione degli italiani all’estero" che interviene, tra l’altro, "nella certezza del voto e un impianto innovativo del Cgie, con l’ambizione di dargli nuovo respiro e nuovo ruolo". Tra i punti critici "le soglie troppo alte per la formazione di un Comites, la possibilità di crearne solo uno per circoscrizione; soglia troppo bassa, al contrario, per le liste" che pongono un "rischio di frammentazione ed eccessiva politicizzazione. Squilibrato – per il Pd – il punto che prevede la mortificazione e l’espulsione del mondo associativo e dei patronati con norme di incompatibilità e il rifiuto di prevedere almeno rappresentanza senza diritto di voto all’interno del Cgie".

Per questo, ha concluso Tonini, "il Pd annuncia voto contrario nella speranza che alla Camera questo lavoro sia perfezionato. Gli italiani all’estero possono diventare il nostro Commonwealth".

Voto favorevole dal Pdl rappresentato dal senatore Giampaolo Bettamio, che come Tonini ha "apprezzato come si è svolto il lavoro parlamentare. Con questo ddl si dà una prima sistemazione anche provvisoria a queste organizzazioni nate "per prassi" prima che per legge. Credo che in questo "primo tempo" dell’iter, dovremmo vedere come la prassi darà la possibilità di portare ulteriori aggiustamenti: questa è solo una prima stesura di un regolamento giuridico che può essere apprezzato anche dagli italiani all’estero. Personalmente credo che prima o poi il nodo fondamentale sia il ripensamento sul voto all’estero. Da questa forchetta – ha concluso – non si sfuggirà".

L’Aula ha quindi votato l’intero provvedimento che passerà alla Camera, prima in Commissione Affari Esteri e, quindi, nell’Aula di Montecitorio. (aise)

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RIFORMA DI COMITES E CGIE IN SENATO/ IL DIBATTITO IN AULA/ TOFANI AUSPICA “SERENITÀ E SPEDITEZZA”/ PEDICA (IDV): IL CGIE D’ACCORDO CON ME SUL SUO AZZERAMENTO/ MANTICA: RIVOLUZIONE CONCETTUALE
Martedì 24 Maggio 2011 18:36

ROMA aise – Dopo numerosi rinvii, finalmente la riforma di Comites e Cgie è arrivata nell’Aula del Senato dove questo pomeriggio è iniziato il dibattito generale alla presenza del sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica. Dibattito che ha registrato una sostanziale identità di vedute sulla necessità di approvare subito il ddl, ad eccezione di Italia dei valori visto che il senatore Pedica ha ribadito quanto detto alla recente plenaria del Cgie a Torino sulla necessità di "azzerare tutto", appellandosi affinché "si faccia un passo indietro" e si riscriva la legge.

Relatore del testo, che infatti porta il suo nome, il senatore Oreste Tofani (Pdl) ha spiegato che "dopo lunga gestazione, durata tanti mesi, il ddl arriva in Aula: per questo mi auguro che possa essere licenziato. Ho chiesto il rinvio in Commissione per approfondire aspetti che avevano bisogno di più condivisione. Aspetti risolti per quanto possibile: ecco perché auspico che, di fronte all’accoglimento di molti emendamenti, possano essere meglio inquadrate le istanze e le aspettative di molti colleghi. Auspico serenità e speditezza per passare agli emendamenti e quindi agli articoli e procedere al dibattito per definire il ddl".

Eletto in Europa, Raffaele Fantetti (Pdl) ha definito il ddl un "provvedimento cardine per gli italiani all’estero, perché incide su due dei tre organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, cioè Comites e Cgie. L’Altra Italia è formata da 4milioni e mezzo di cittadini iscritti all’Aire" una "popolazione in continua crescita, soprattutto under40". Questo è "un momento molto sentito per gli italiani all’estero", ha aggiunto Fantetti secondo cui la storia dell’emigrazione ha alcuni comuni denominatori: "il bisogno di partire da un lato e l’assenza di considerazione dello stato dall’altro, almeno fino alla creazione dei Comites e del Cgie".

Nel ddl vengono "introdotti alcuni opportuni aggiornamenti che sono da premessa al rinnovo Comites che auspichiamo senza indugi: ridotti di 1/3 nel numero, un premio di maggioranza, vengono aboliti i 29 consiglieri di nomina governativa Cgie, dove entrano i rappresentanti delle regioni". Per Fantetti "è un discrimine importante l’aver introdotto il criterio della selezione democratica", che "non è cosa da poco perché li legittima anche fuori dai confini dello Stato: i Comites sono accettati come interlocutori negli Stati terzi solo se degni e compatibili coi criteri democratici e giuridici dei paesi di residenza". Concludendo, Fantetti ha sostenuto che "i Comites non saranno mai un mero consesso consultivo del Mae; sono molto più importanti per fortuna. Per questo, invitiamo a considerare con favore e approvare oggi il ddl Tofani".

Auspicio ribadito anche dal senatore Claudio Micheloni (Pd): "questa riforma è complessa, molto più di quanto possa apparire". Basta pensare che sarà "una legge che sarà applicata in tutto il mondo" e che quindi dovrà "rispondere alle esigenze delle comunità italiane in tutti i paesi del mondo".

"Comites e Cgie – ha aggiunto – hanno svolto un ruolo importante nel passato: oggi, visto che più della metà degli italiani all’estero è nata all’estero, dobbiamo cambiare il quadro e il tipo di rappresentanza da immaginare".

Ricordato che il sistema di rappresentanza italiano "sta facendo scuola" anche presso altri paesi, Micheloni ha ribadito l’importanza di entrambi gli organismi "veri interlocutori dei 18 eletti all’estero; strumenti indispensabili se vogliamo fare il nostro lavoro in collegi immensi". Comites e Cgie "sono il risultato di una elezione democratica e, quindi, chiamati a fare sintesi". Ricordate le criticità sul Cgie soprattutto per l’eliminazione dei 29 consiglieri di nomina governativa, Micheloni ha detto che "questa componente storica ha svolto un ruolo importante, ma ora è da sostituire con gli assessori regionali all’emigrazione, per dare un tavolo istituzionale di un livello che la rappresentanza italiana all’estero non ha mai avuto; un tavolo che può interessare le nuove generazioni, che sono strumenti di politica estera e di promozione del nostro paese all’estero". Micheloni ha respinto le accuse delle associazioni che si vedono "allontanate": "io credo il contrario", ha ribadito. "Valorizzare i Comites porterà le associazioni esistenti all’estero a candidare i loro uomini e donne migliore proprio nei Comitati". Auspicando l’approvazione della legge, Micheloni ha sostenuto che "la nostalgia non fa più parte della storia e della vita degli italiani all’estero".

Presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, Giuseppe Firrarello (Pdl) ha definito il ddl "un compromesso possibile tra le forze politiche". Tra le novità del testo, ha aggiunto, non ci sono alcune sue modifiche soprattutto sul voto all’estero: "avevo proposto di abolire il voto per corrispondenza a favore di quello dei seggi, perché nessuno può essere soddisfatto di come si è svolto il voto all’estero: tutta la stampa ha parlato di vulnus, equivoci, ma capisco che è difficile organizzare il voto nei seggi anche per il suo costo. Certo è che è un problema insoluto su cui non abbiamo trovato soluzione". Firrarello aveva anche proposto di prevedere nel Cgie come "nominati anche i rappresentanti di patronati e delle ccie", ma "non sono passati". Contro quanto affermato dalla plenaria del Cgie di Torino, Firrarello ha sostenuto che "la plenaria ha assunto una posizione contraria a questo testo. Credo però che sbaglino: dovrebbero essere più sereni di fronte alla riforma, hanno una concezione lontana dal cambiamento. Come Presidente del Cqie mi sono proposto al dialogo per trovare soluzioni condivise, ma il loro netto rifiuto a trovare risposte accettabili non ci ha aiutato. Questo ddl è il massimo possibile che possiamo fare". D’altra parte sono "organismi da rinnovare presto" per "dare agli italiani all’estero le risposte che si aspettano da noi".

Critico sul testo Stefano Pedica (Idv) secondo cui "tutti i rinvii di questa riforma sono il sintomo della confusione, della titubanza e della mancanza di concertazione che caratterizzano l’approccio della maggioranza. Comites e Cgie rappresentano cultura e lingua all’estero", una "bella funzione, ma uguale per entrambi". Senza contare i 18 eletti all’estero. Per Pedica il ddl "è tutto e il contrario di tutto", anche per questo alla plenaria "abbiamo vissuto momenti anche drammatici, perché è stato ribadito che Cgie e Comites hanno delle idee, mente questo ddl mette insieme tante proposte non per trovare una soluzione ma per distruggerli. Per questo, paradossalmente, il Cgie plaude alla mia proposta di legge di abolire il Consiglio Generale. L’hanno detto loro: meglio azzerare tutto, ma scrivere noi le regole invece di questo ddl. C’è confusione e ipocrisia in questo ddl". Pedica si è quindi appellato al rinvio perché con il ddl "non andiamo a migliorare la difesa dell’italianità all’estero, noi andiamo a confondere. Alla plenaria ci hanno detto "fateci scrivere un testo visto che le nostre carte non le avete lette. Forse neanche i 18 hanno saputo rappresentarci". Loro, come ha detto Carozza, sono disponibili ad azzerare tutto e a ricominciare con le loro idee. Aiutando loro, si difende l’italianità".

Di diverso avviso il senatore Alberto Filippi (Lega) che ha auspicato una "rapida approvazione" di un Ddl "condiviso in modo trasversale, nonostante quello che dice Pedica, frutto di un lavoro congiunto da parte delle forze presenti nel gruppo di lavoro in Commissione Esteri, che ha fatto sintesi delle proposte di legge e dei rilievi emersi nelle audizioni". Tra i suoi emendamenti, anche un paio sottoscritti da Micheloni sulla regolarità del voto.

A favore dell’approvazione anche il senatore Basilio Giordano (Pdl) secondo cui il ddl è "un provvedimento atteso anche perché il rinnovo di Comites e Cgie era previsto nel 2009". Si tratta di una "riforma necessaria", dopo gli eletti all’estero. "Credo che il Comites come riformato oggi abbia un ruolo ancora maggiore presso gli italiani all’estero, soprattutto – ha osservato – se riuscirà a dare spazio ai giovani e a quanti vogliono impegnarsi nella rappresentanza".

Secondo Giordano, dopo i 18 eletti all’estero, il ruolo del Cgie "è in parte cambiato; oggi il suo ruolo non è più quello originale. Molte sue incombenze sono passate agli eletti. Oggi non si può perpetuare il carattere inutilmente assembleare del Cgie, i dibattiti sterili, viziati da visioni di parte, mentre si trascurano aspetti operativi concreti come borse di studio, formazione, e scambi. Tutte le risorse vengono spese per le spese di gestione, per una pletora di riunioni, atti di indirizzo e indagini, come se non venissero dall’estero anche loro". Dunque, "mentre il Comites è necessario perché più vicino al cittadino, il Cgie va rivisto profondamente. Mi auguro che il ddl sia approvato e che in seconda lettura alla Camera abbia un consenso bipartisan ancora maggiore. Mi dispiacerebbe se si desse ragione a chi pensa che il Cgie sia inutile".

Nella sua replica Tofani ha contestato le critiche di Pedica: "quando dice che questo ddl è tutto e contrario di tutto, un "copia e incolla" che distrugge, lei è vago e generico oltre che ingeneroso. Se dissente va bene, ma dire così è una caduta di stile nei confronti di chi ha lavorato per tanto tempo".

Alla fine è toccato al sottosegretario Mantica esprimere il parere del Governo: "guardiamo con grande rispetto ad un lavoro nato in Parlamento, voluto dai parlamentari. Il Governo volutamente non ha presentato una sua proposta di riforma, ma ha accompagnato il dibattito intenso, sia in Comitato ristretto che in commissione".

È una "questione quasi personale: non è facile per uno come me, che ha vissuto gran parte della sua vita politica con Tremaglia. Questa riforma sembra contrastare con l’architettura della rappresentanza data dal Maestro Tremaglia. Ma credo che proprio nel rispetto alla continuità di pensiero stiamo procedendo a un momento di grande rilevanza che sia in linea con il pensiero e l’azione di Tremaglia. Quando è stato approvato il voto all’estero si è ottenuto un risultato storico, ma allo stesso tempo era evidente che il Cgie, che per anni è stato un "piccolo parlamento" andava ricollegato con la nuova realtà".

Mantica ha quindi ringraziato gli eletti all’estero "perché c’è in loro uno sforzo all’interno di questo Parlamento come rappresentanti veri della comunità. Sottolinea che non sono loro ad aver bisogno dell’Italia, ma è l’Italia ad aver bisogno di loro. Il Cgie, caro Pedica, è stato concettualmente eliminato: la cultura che lo portò ad essere un interlocutore del governo non c’è più. Vogliamo cambiargli il nome per non creare problemi? Va bene. Ma abbiamo creato un elemento importante visto il ruolo delle regioni, anche alla luce della riforma del titolo V della Costituzione che dà a loro competenze in materia. Noi creiamo una assemblea, un luogo istituzionale nel quale il consigliere si trova seduto a pari titolo con rappresentanti regionali, discute di politiche regionali, che sono fondi e assistenza, e insieme elaborano la politica per gli italiani all’estero con il Governo come interlocutore e con i naturali "terminali" che sono i 18 eletti all’estero che in Parlamento difenderanno i loro interessi. È una rivoluzione concettuale".

"A me – ha aggiunto – dispiace che ci sia una posizione aprioristica nel Cgie. Andreotti ha detto "qualche volta a pensar male non si sbaglia". Credo che l’opposizione sia legata al fatto che nel nuovo Cgie non si saranno più i membri nominati dai partiti. Il Cgie sarà formato dagli italiani all’estero, dalle regioni e i "funzionari degli italiani all’estero" non avranno più ragione di essere rappresentati". D’altro canto, i Comites saranno "allargati": dunque, "dalla base possono presentarsi tutti, farsi eleggere e grazie alle proprie capacità salire fino al Cgie". (aise)

http://www.aise.it/italiani-nel-mondo/lavori-parlamentari/83614-il-senato-approva-la-riforma-di-comites-e-cgie-il-testo-passa-alla-camera-.html

 

 
 
 

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