8867 Intorno alla mancata estradizione di Cesare Battisti. In difesa del Brasile.

 
20110609 20:53:00 redazione-IT

[b]di Rodolfo Ricci[/b]

Senza entrare nel dettaglio della vicenda di Cesare Battisti, accusato come noto, di aver partecipato a 4 omicidi negli anni ‘70, condannato in contumacia, ma con molti lati processuali della vicenda mai definitivamente chiariti, vale la pena di soffermarsi sulle reazioni alla decisione brasiliana di non accogliere la richiesta di estradizione. Sono passati oltre 30 anni dagli eventi che gli sono ascritti e in questo lasso di tempo molti altri fatti sono accaduti, compresa la liberazione di centinaia di ex terroristi di destra e di sinistra, e comprese le sentenze della magistratura sulle stragi fasciste degli anni ’60, ’70 e ’80 che praticamente si sono risolte nel nulla. Non si sa ancora se ci siano responsabili della strage alla Banca dell’Agricoltura di Milano, di quella di Piazza della Loggia di Brescia, dell’attentato all’Italicus, dell’attentato alla Stazione di Bologna, o se queste stragi siano state causate dal fato. Né è mai stato chiarito definitivamente il contesto in cui si attuò il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle cosiddette Brigate Rosse.
A fronte di 40 anni di depistaggi, di indagini inconcluse, di vacanza manifesta dello Stato, tanto rigorismo e puntigliosità emersa nel caso del sottoproletario Cesare Battisti (che evidentemente, a differenza di altri, non vantava nessun santo in paradiso), è apparso fin dall’inizio abbastanza fuori luogo. Pura propaganda, pura dimostrazione muscolare esercitata verso un paese del sud del mondo per convincere gli italiani di "quanto siamo forti". E’andata male.

Ciò non vuol dire in alcun caso che le reazioni dei parenti delle vittime che gli sono ascritte, non siano comprensibili e che essi non abbiamo tutte le ragioni per manifestare il loro disappunto. Ammesso, ovviamente, che Cesare Battisti sia il vero responsabile di quei delitti. A loro va la nostra sincera solidarietà, perché crediamo che ogni figlio abbia diritto a vedere risarcita da una giusta sentenza, la morte di un padre. E a vedere il colpevole espiare la propria colpa. E questo diritto si deve applicare in caso di assassinio, di strage, come in ogni altro caso, compresi quelli di morte sul lavoro.

Come si può capire dalla premessa, sono migliaia le persone che attendono questo risarcimento dalle istituzioni italiane. E non hanno nessun motivo per addossare tale responsabilità al Brasile o ad altri fattori esterni.

Ciò che appare discutibile in questa vicenda è dunque questo amor di patria un po’ esacerbato e fuori dal vaso che è emerso soltanto in questa particolare occasione mentre è invece rimasto dormiente in molte altre:

a)- Finchè Cesare Battisti è rimasto in Francia, non vi è stata alcuna particolare rimostranza da parte dello Stato italiano.

b)- Solo dopo la sua fuga in Brasile, si dice agevolato da servizi segreti francesi, si è scatenata la canizza.

L’Italia è stata in grado di fare la voce grossa con il Brasile, mentre è stata molto silente con la Francia. Perché ?

Tra gli anni trascorsi da Cesare Battisti in galera, se ne annoverano 4 in Brasile, nessuno in Francia, pochi in Italia. Il Brasile attraverso una lunghissima trafila di audizioni, di sentenze fino al parere del Ministro della Giustizia Tarso Genro, alla Suprema Corte e alla Presidenza della Repubblica sotto Lula, e successivamente, di nuovo alla Suprema Corte, ha operato nel rispetto più ampio e diffuso della sua legislazione. Durante questi 4 anni, appunto, Cesare Battisti non era steso al sole tropicale, ma in una cella di prigione a Brasilia in attesa di un verdetto.

Detto questo, veniamo alle reazioni alla sentenza.
In particolare alcune sono abbastanza stupefacenti:

partiamo da quelle di Frattini, elegante e vuoto ministro degli esteri, secondo il quale i familiari delle vittime sono stati “traditi” dal Brasile. La domanda è se questo nostro ministro abbia mai riflettuto su quante siano le famiglie tradite dallo Stato italiano per la sua insipienza e inadempienza rispetto alle stragi e ai delitti richiamati sopra ? E può essere accusato un paese a 10 mila chilometri di distanza dal nostro di aver tradito, dopo che è il nostro paese ad essersi lasciato sfuggire Battisti molti anni fa e ad aver fatto ben poco per riaverlo dalla Francia ?

Secondo Berlusconi, invece, "non si è tenuto conto delle aspettative di giustizia del popolo italiano". Cioè, secondo l’”utilizzatore finale”, il Brasile doveva emettere il proprio verdetto sulla base delle aspettative del popolo italiano. Questo è ovvio per il cavaliere e dà l’idea di cosa significhi per lui il diritto e di come siamo messi da queste parti. Ha anche aggiunto che “non possiamo mica fare la guerra al Brasile”. Ovvio anche questo, meno male. Anche perché il Brasile è molto distante, 30 volte più ampio dell’Italia ed ha una popolazione 4 volte maggiore.
Difficile vincere, come puntualmente verifichiamo nel gioco del pallone.

Infine il Presidente della Repubblica Napolitano che parla di “una decisione deplorevole”, che "assume un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti in materia tra l’Italia e il Brasile sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia – in difesa delle libertà e istituzioni democratiche – nella rigorosa osservanza delle regole dello stato di diritto".

Sulla rigorosa osservanza delle regole dello stato di diritto applicato dall’Italia negli anni ’70 e ’80 e successivamente, abbiamo già in parte richiamato l’attenzione. Che andrebbe approfondita.

Una decisione, secondo il presidente della Repubblica " che contrasta con gli storici rapporti di consanguineità e amicizia tra i due paesi”.

C’è da chiedersi, in questo caso, come fa, un presidente della Repubblica a definire “deplorevole” la decisione del presidente della Repubblica di un altro paese a cui si è legati da “storici rapporti di consanguineità e amicizia”, e confermata dalla Corte suprema di questo paese.

Dimentica tra l’altro, Napolitano, che in Brasile non è contemplata la pena dell’ergastolo, mentre in Italia Battisti è condannato all’ergastolo. (La stessa cosa avrebbe fatto l’Italia nel caso di un condannato a morte da parte di un altro paese. Secondo la nostra giurisdizione non avrebbe potuto estradarlo). Non parliamo qui degli infiniti casi di morti, assassinii e suicidi nelle nostre carceri tanto che Amnesty International accorpa l’Italia ai paesi a bassa civiltà giuridica.

Quanto al fatto che questa decisione sarebbe lesiva degli accordi sottoscritti tra i due paesi, bisogna ricordare proprio a Napolitano, che sulla base di questa sua affermazione, ben più grave appare la decisione unilaterale italiana – che lui ha esplicitamente sostenuto-, di stracciare l’accordo sottoscritto meno di un anno fa con un altro paese amico – la Libia -, che ha consentito di innescare la partecipazione ad una missione di guerra e oggi di bombardare con i nostri aerei, il suo territorio.

Se è questo il valore che si riconosce agli accordi tra Stati, cosa possono pensare e cosa penseranno in futuro i paesi che sottoscriveranno accordi con l’Italia sull’affidabilità del nostro paese ?

Rispetto alla “consanguineità e all’amicizia” tra Italia e Brasile, cosa scoperta solo di recente dalle alte cariche dello Stato italiano, essa dovrebbe essere stata ben presente anche quando le dittature sudamericane massacravano gli oppositori politici, dei quali, gran parte avevano origini italiane o erano, a tutti gli effetti, italiani, nella loro condizione di emigrati. Alcuni di quegli oppositori sopravvissuti alle dittature, sono tra coloro che oggi dirigono quei paesi.

Erano, guarda caso, più o meno gli stessi anni, in cui in Italia si progettavano golpe (1964, 1970, 1974, ecc.) per i vari progetti di rinascita nazionale. Tanto è vero che Berlinguer varò il suo progetto di Compromesso Storico, per il timore esplicitamente confessato (dopo il golpe in Cile) che se le sinistre fossero andate al governo, in Italia, si sarebbe scatenato il putiferio. Napolitano lo sa bene perchè era un autorevole dirigente del PCI.

Infine, è vero che non bisogna mischiare cose e fatti di differente natura, ma la casualità fa sì che oggi, 9 giugno 2011, insieme alla scarcerazione di Battisti, sale al diritto di cronaca nei maggiori media nostrani, la confusione magistrale creatasi intorno alla gestione dei referendum, in particolare per ciò che concerne il voto all’estero, da parte del Ministero degli Esteri e degli Interni.

Viene spontanea la domanda: ma questi nostri boriosi leader che si ergono a dare lezioni agli altri, non provano un po’ di vergogna per ciò che non riescono a garantire da decenni ai propri cittadini, neanche rispetto al basilare diritto di voto ?

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Molto più puntuale ed approfondito di questo mio intervento, invito a leggere l’articolo di Bruna Peyrot che può chiarire meglio, a chi lo desideri, il perchè del no all’astradizione da parte del Brasile:

[url]http://www.emigrazione-notizie.org/public/upload/Battisti_ultimo_atto_Bruna_Peyrot.pdf[/url]

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P.S.

Radio Anch’io – Rai, sul finale della trasmissione del 10 giugno, si inneggia ad operazioni unilaterali italiane per la cattura (o peggio) di Cesare Battisti…

Ascolta:
[url]http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-03294137-2be7-4f1d-893f-128c904b512c-radio1.html[/url]

 

 
 
 

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