8881 REFERENDUM: Un traguardo, molti significati

 
20110614 10:14:00 redazione-IT

[b]di Pierluigi Sullo[/b]

Abbiamo vinto. Quorum superato, maggioranza schiacciante di sì. I quattro referendum sono arrivati al traguardo di volata. E’ un evento eccezionale e che ha molti significati. Ne annotiamo qui alcuni, quelli secondo noi più importanti. L’ordine di importanza lo può stabilire ciascuno, liberamente.

Primo. Il sì della maggioranza degli elettori riguarda i servizi pubblici e l’energia. Precisamente, dice che l’acqua, come altri servizi pubblici essenziali (quali il trasporto pubblico e i rifiuti), non possono essere, in nessuna forma, affidati a imprese private. E’ una autentica rivoluzione, probabilmente il primo caso al mondo di un pronunciamento popolare di questa ampiezza – e solennità – su un tema tanto controverso, attorno al quale da almeno un quindicennio lotte, resistenze, campagne si sono accese in tutto il mondo.

Pensiamo che non solo possiamo finalmente andare orgogliosi di quel che accade nel nostro paese, e mostrarlo come esempio da seguire a tutti, ma che in questo modo si stabilisce necessariamente che va cercata una effettiva democrazia cittadina, in grado di gestire quei servizi lontano dalla voracità delle multinazionali o delle «multiservizi» le cui quotazioni in borsa stanno adesso precipitando, ma anche oltre la burocrazia clientelare del pubblico-partitico. Nonché contro l’ideologia del «privato è efficiente» e del «liberismo light» che ha animato anche il centrosinistra: sintomatico è il fatto che Eugenio Scalfari, sulla Repubblica di domenica, incitasse a votare quattro sì senza mai citare il merito delle consultazioni, dato che sull’acqua e i servizi pubblici, come sul nucleare, le posizioni sue e del Pd erano molto diverse da quelle dei promotori dei referendum.
La conferma di questa necessaria ricostruzione democratica la dà il voto sul nucleare, non meno importante di quello sull’acqua: data l’urgenza di abbandonare, o limitare all’estremo, il consumo di fonti fossili, e proibendo le centrali nucleari, i cittadini dicono che la strada giusta è quella tedesca: puntare tutto nell’immediato futuro sulle fonti rinnovabili. Le quali sono – o possono essere – un altro mattone della democrazia alla portata dei cittadini, grazie alla produzione di energia diffusa, a misura del territorio e delle comunità.
Il voto sul legittimo impedimento è il corollario di questa indicazione di rotta. La legge è uguale per tutti, senza deroghe. E’ il primo passo, il più elementare, di ogni democrazia.

Secondo. Il voto dei referendum conferma e rafforza il «vento nuovo» che si è alzato con le elezioni amministrative. Come a Milano o Napoli gli effettivi agenti della vittoria dei candidati che il Pd non voleva – la cui affermazione contraddice il politicismo di chi (come D’Alema) insiste perché il centrosinistra si allei con il «terzo polo» – sono stati associazioni, reti e gruppi della vasta società civile in grado di parlare a tutti i cittadini senza distinzioni per proporre loro un altro modello di civiltà, anche nei referendum il ruolo di primo piano è stato quello dei cittadini che si sono mobilitati – prima di tutto – per raccogliere le firme sulla richiesta di referendum per l’acqua. Quella campagna è un fatto senza precedenti, in Italia: mille comitati, in soli tre mesi, hanno saputo raccogliere un milione e trecentomila firme,.
A chi ora dice, come il Corriere della sera, che i referendum sono «viziati» da «emotività», si può replicare che la campagna per l’acqua dura da oltre un decennio, e che se tanti cittadini hanno firmato, e ora votato, è perché si sono convinti che la privatizzazione era un errore grave. Ed anzi è il Corriere della Sera, che insieme a quasi tutti i grandi media da anni martella sulle privatizzazioni e sul nucleare, a dover riflettere sul fatto che la maggioranza dei cittadini ha voltato loro le spalle.
Il passo successivo, secondo noi, dovrebbe essere quello del prendere coscienza appieno, da parte dell’infinità di movimenti e comitati e associazioni locali o tematici – appunto i principali vincitori di queste due occasioni elettorali – del fatto che acqua, servizi pubblici in generale, energia, sono i fondamenti di un modo diverso di vivere della società e di una economia del bene comune (anziché del profitto privato). Abbiamo una proposta convincente da fare a tutti e, ora, abbiamo la forza e l’autorevolezza per farla. Si tratta di capire come non disperdere questo tesoro, come far convergere in un altro modo di far politica le immense energie che hanno reso possibile la vittoria nei referendum.
I partiti disputeranno su chi, tra loro, abbia effettivamente vinto i referendum, e cercheranno al contempo di cancellarne i contenuti. Bisognerà fare in modo che alla vasta platea di cittadini che sono andati a votare sia chiaro come ad essere sconfitta oggi è l’ideologia del Prodotto interno lordo, del «mercato» come regolatore della società, del consumo senza limiti della natura, che tutti i partiti condividono – tranne eccezioni molto minoritarie.

Terzo. Ci siamo liberati di Berlusconi. Ovvero, continueremo a vederlo esibirsi in tutte le televisioni, il governo resterà in carica nonostante la crescente frattura nella maggioranza. Ma, quel che più conta, ci siamo liberati dalla sensazione che il racconto berlusconiano di una società dell’individualismo e del consumo, dell’arricchimento con ogni mezzo e delle soluzioni virtuali a problemi reali, fosse invincibile. Infatti l’apparato berlusconiano è stato vinto, spazzato via, a Milano come sul nucleare, a Napoli come sull’acqua, e naturalmente su una – la più sfacciata – delle leggi «ad personam», quella sul legittimo impedimento.
Dopo oltre un quindicennio di onnipresenza della faccia di Berlusconi, della sua volgarità e della sua capacità di dire una cosa e il suo contrario, di mentire senza pudore e di interpretare le peggiori pulsioni sociali, ci togliamo un grande peso. Non sappiamo quanto durerà ancora la finzione del «governo» e della «fiducia» (comprata), ma è certo che siamo avviati alla fine di un’epoca che ha umiliato il nostro paese.

www.democraziakmzero.org

 

 
 
 

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