8997 PRESIDENTE, L'ESPERIMENTO DELLA VAL DI SUSA NON FUNZIONA

 
20110704 00:03:00 redazione-IT

[b]La battaglia NO TAV tra semiotica della guerra umanitaria, terrorismo, violenza e democrazia.[/b]
di Rodolfo Ricci

Il 3 luglio 2011, domenica, corrono déjà vu: tra le montagne della Val di Susa, 70.000 manifestanti cercano di riconquistare la base della Maddalena, postazione avanzata dei comitati No Tav da dove erano stati sloggiati con ruspe e bulldozer, pochi giorni fa, con l’ausilio di lacrimogeni e truppe antisommossa.
I fatti sono conosciuti: alla fine della giornata un centinaio di feriti tra le forze dell’ordine e una decina tra i manifestanti, dati ufficiali, (perché i manifestanti feriti non sono certo andati a declamare le loro ferite con il rischio di essere arrestati).
Le forze dell’ordine hanno sparato lacrimogeni (di un tipo vietato in tutti gli altri paesi europei perché cancerogeno) e proiettili di gomma; i manifestanti hanno lanciato quello che avevano a disposizione, pietre di montagna, fipo intifada.
Le istituzioni (o quello che ne resta) si incattiviscono: isolare i delinquenti, solidarietà alle forze dell’ordine, criminali e terroristi venuti da fuori della valle, organizzati per la guerriglia, ecc. ecc.
In prima fila a reciproco sostegno, Cota e Fassino, Matteoli e Casini, Cicchitto e Bersani e, dulcis in fundo, il sempre più pomposo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,

insignito di premi internazionali e lauree ad honorem, che richiama alla “massima fermezza” delle forze politiche e fornisce la lettura degli eventi a cui tutti debbono conformarsi: “le legittime manifestazioni delle famiglie della Val di Susa sono state infiltrata da soggetti esterni”.

Tutti attaccano Beppe Grillo, reo di aver partecipato e di aver definito Eroi, i manifestanti.
E’ utile rilevare, da tali affermazioni, alcune macroscopiche incongruenze:

1)- diversi dei politici di cui sopra (con l’aggiunta di Fini, Schifani, ecc.) la settimana scorsa avevano salutato il violento sgombero del cantiere e l’inizio dei lavori. Nessuno di loro si era impietosito per le donne e gli uomini della valle, feriti e buttati fuori dal campo con un uso impressionante di mezzi tecnologici e di uomini.

2)- oggi invece, le dichiarazioni bipartisan mirano essenzialmente a dividere i manifestanti pacifici da quelli violenti, quelli della valle, da quelli venuti da fuori.

Si sta aprendo il fronte decisivo e la Val di Susa, oltre al suo valore simbolico, assume un rilievo nazionale: si sta sperimentando la nuova comunicazione utile per i mesi a venire; quelli in cui la vicenda del paese diventerà di complessa gestione; la manovra di tagli bipartisan non troverà consensi nella stragrande maggioranza degli italiani ed è utile fin d’ora mettere sul chi va là tutti coloro che intendano manifestare il proprio dissenso ad una politica nazionale fedele esecutrice dei diktat esterni (UE, FMI, Agenzie di rating, ecc.) e di un recupero della situazione debitoria dello Stato pagato da pensionati, lavoratori, studenti e precari.

Lo si fa usando categorie già note e tentando fin dall’estate di intimorire le masse crescenti di poveri e di senza futuro. Lo stato di polizia intorno al cantiere della Tav, prefigura un suo potenziale e rapido allargamento alle tante situazioni di crisi locali (e nazionali) che si materializzeranno in autunno.

E’ bene non cadere in questa provocazione: a parlare sono quelli che hanno sostenuto, tanto per ricordare l’ultima, i 10.000 raid sulla Libia in 3 mesi di guerra. Ci dicono che le bombe sono umanitarie e le pietre lanciate dai no-tav sono terroriste e criminali. Criminale è quindi la pietra neolitica, umanitario il missile da 100 milioni di dollari.

Criminale è la protesta di strada, o tra i boschi alpini, e invece è naturale e inevitabile la crisi causata dai colletti bianchi della City e di Wall Street; come è anche doveroso ridurre le pensioni a coloro che percepiscono 1000 Euro al mese, aumentare i ticket sanitari, ridurre la spesa pubblica in generale.

Naturale e doveroso è l’acquisto di altre decine di bombardieri e l’aumento della spesa militare di circa 15 miliardi di Euro.

Ma come detto, il refrein fondamentale sarà quello della divisione tra i manifestanti violenti e quelli pacifici.

Il déjà vu sta in questo; ed è vecchio di 40 anni e più. Invece è ormai evidente a tutti che criminale e violento è un sistema che vuole imporre alla gente e ai territori scelte che non sono mai state partecipate: si lamentano che ci sono incursioni di esterni tra i manifestanti della no-tav: ma allora, perché non fate un semplice referendum riservato ai soli valligiani in cui possano liberamente esprimersi se Tav sì o Tav no ? E perché portate migliaia di poveri operatori di polizia dall’esterno a militarizzare un intero territorio ?

Loro dicono: ma la Tav è di interesse nazionale: allora, fate esprimere il popolo italiano se è d’accordo di spendere 20 ed oltre miliardi di Euro per questo buco.

Molti politici hanno fatto una ferma battaglia contro il ponte di Messina sostenendo a suo tempo le identiche ragioni dei contestatori di oggi, e che c’è di così differente e di più apprezzabile in questo tunnel ?

Nulla. C’è solo la questione di verificare se la pratica di messa in soggezione della gente da parte di una logora casta politica sempre più collusa con le lobbyes economiche può ancora funzionare o no. Un esperimento locale di rilievo nazionale.

Il ribaltamento mediatico e comunicativo di ciò che è a tutti evidente va rifiutato.

Insieme alla legittima pratica di resistenza, bisogna contrattaccare facendo emergere ogni ipocrisia e falsità comunicativa: al Presidente, in particolare, va ricordato che se lui è il garante dell’unità nazionale, non può ignorare che il 95% degli italiani si è espresso come si è espresso, ai referendum di tre settimane fa.

Vi è una maggioranza assoluta nel paese che è per la salvaguardia ambientale e contro la mercificazione dei beni comuni. E vi è una analoga maggioranza contro la guerra “umanitaria” e contro le azioni unilaterali che superano il mandato ONU della no-fly zone. O vuole mettere in discussione l’art.11 ? In questo caso lo dica con chiarezza, in modo che, legittimamente, ci si possa preparare ad una eventuale richiesta di impeachment.

L’interventismo presidenziale sarebbe invece auspicabile ad orientamento equilibrato della manovra finanziaria e a salvaguardia della stragrande maggioranza del popolo italiano: ammesso che essa sia indispensabile, dovrebbe suggerire quale è la via più giusta e indolore, non per le banche, ma per i cittadini. E se è, come è, garante dell’unità nazionale dovrebbe anche adoperarsi per mettere sul tappeto la revisione del patto di stabilità europeo.

A meno che le sue opinioni non corrispondano in tutto e per tutto a quelli della Regina d’Inghilterra, la quale però è garante di un altro paese e di altri sistemi di interesse.

 

 
 
 

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