9032 Pensioni, giustizia europea per un emigrante salentino

 
20110712 19:30:00 redazione-IT

[b]Dal Blog dell’On. Franco Narducci[/b]11 luglio 2011
Pensioni, giustizia europea per un emigrante salentino

(20centesimi – 1 giugno 2011). Una sentenza che farà giurisprudenza. E giustizia. Si tratta del verdetto emesso dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo sul caso di cinque lavoratori, di cui uno salentino (assistito dall’avvocato leccese Lilia Lucia Petrachi) che hanno passato i loro anni migliori a lavorare in Svizzera. Emigranti nella Confederazione, come circa 100mila connazionali. Il lavoratore, signor Maggio, in Svizzera c’è stato dal 1980 al 1992, maturando grazie al suo lavoro il diritto alla pensione.
Il fatto è che, giunto in Italia e trasferito i propri contributi al fine di beneficiare della pensione Italiana, si è visto “scippare” dall’Inps circa metà dell’importo che gli spettava. Colpa di un ricalcolo effettuato dall’Istituto di previdenza italiano che, violando i contenuti della Convenzione italo-svizzera per la Sicurezza Sociale del 1962 e l’Accordo Aggiuntivo del 1969, anziché utilizzare il metodo di calcolo in base al sistema retributivo, vigente in Italia, ha arbitrariamente ed illegittimamente riparametrato la retribuzione sulla base dell’aliquota contributiva svizzera, stante l’omissione da parte delle autorità italiane delle disposizioni che avrebbero dovuto regolare l’effetto all’atto di trasferimento dei contributi secondo il sistema pensionistico vigente. Con notevole riduzione dell’importo della pensione.

Da qui, dal lontano 1997, è cominciata la battaglia legale del lavoratore che ha prima visto bocciare la sua richiesta di rideterminazione della pensione da parte dell’Inps. Nel 2002 il Tribunale di Lecce ha dato ragione all’Istituto di previdenza così come, un anno dopo, ha fatto la Corte d’Appello. Ultima possibilità per il pensionato, il ricorso alla Corte di Cassazione.

L’illegittimo comportamento dell’Inps, intanto, dà origine a centinaia di ricorsi giudiziari tant’è che la Suprema Corte, con ben tre sentenze, di cui l’ultima (n. 7455/05) a Sezioni Unite, definitivamente chiarisce che ai fini del calcolo della pensione “deve farsi riferimento alla retribuzione interamente percepita dal lavoratore per la determinazione della retribuzione pensionabile a nulla rilevando che i contributi accreditati in Svizzera e trasferiti in Italia siano stati calcolati sulla base di un’aliquota più bassa”.

Nel silenzio della legge e per stroncare sul nascere i numerosissimi ricorsi giudiziari, il Governo (allora presieduto da Romano Prodi) nella Legge Finanziaria 2007 (art. 1, comma 777, L. 296/06), ha inserito una norma di “interpretazione autentica a carattere retroattivo” con cui ha convalidato la procedura di calcolo effettuato dall’Inps, facendo salvi solo i trattamenti pensionistici più favorevoli all’entrata in vigore della suddetta legge. L’articolo 1 della finanziaria cala come una pietra tombale sulla battaglia di Maggio.

La Cassazione investe la Corte Costituzionale affinché si pronunci sulla legittimità della norma, ma con sentenza n. 172/08 del 23.05.2008, la Consulta la dichiara conforme ai precetti costituzionali.
Alla luce del disposto normativo e della decisione del Giudice delle Leggi, la Corte di Cassazione boccia il ricorso del pensionato e rigetta la richiesta, dallo stesso formulata, di rimessione della causa alla Corte di Giustizia Europea per violazione delle norme comunitarie.

Da qui il ricorso dell’avvocato Petrachi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (n. 46286/09) che ieri, dopo circa un anno di istruttoria, ha riaperto i giochi, accogliendolo e stabilendo che l’Italia ha violato il diritto del sig. Maggio ad un “equo processo”.

In sostanza la legge italiana è intervenuta retroattivamente a processo in corso, vanificando dall’alto del potere legislativo, ogni ambizione di giustizia da parte di Maggio. Invece: “Nella determinazione dei suoi diritti civili e doveri … ogni persona ha diritto ad un equo processo”. (dall’art. 6, par. 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo)

Risultato: l’Italia è stata condannata al risarcimento dei danni materiali e morali subiti dal pensionato. Ora l’Italia avrà tre mesi per presentare ricorso avverso la sentenza. L’auspicio di tutti i pensionati che, come il sig. Maggio, si sono visti privare dei loro legittimi diritti al giusto trattamento pensionistico dopo una vita trascorsa in uno stato estero, con enormi sacrifici personali e familiari, è quello che la norma ingiusta e prevaricatrice del potere giudiziario venga rimossa.
Intanto, i numerosi processi ancora pendenti dinanzi agli uffici giudiziari italiani non potranno non tener conto di questa importante decisione.

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