Manifestazioni di segno opposto, repressione, atti violenti: nell’ennesimo venerdì ‘caldo’ della Siria, migliaia di persone hanno manifestato contro il governo in alcune città, in particolare a Idlib (nord-ovest) e Damasco, secondo una ricostruzione diffusa da esponenti dell’opposizione. Scontri tra manifestanti e forze di sicurezza avrebbero causato almeno 14 vittime e un numero imprecisato di feriti.
Secondo l’agenzia di stampa Sana (governativa) uomini armati avrebbero invece esploso colpi d’arma da fuoco contro civili nei quartieri Qabune e Rouk Al Din di Damasco. La stessa fonte ha inoltre riferito di manifestazioni e iniziative a favore del presidente Bashar Al Assad organizzate tra ieri e oggi a Tartous (sulla costa, a nord), Aleppo e in altri centri della Siria.
Cosa stia realmente avvenendo in Siria non è chiaro anche per la difficoltà a raggiungere fonti indipendenti. Secondo fonti locali della MISNA è indubbio che la contestazione abbia progressivamente acquisito forza in questi ultimi mesi, ma il grande rischio è che il paese sprofondi in un conflitto civile. “La Siria sta attraversando un momento di grave difficoltà da cui potrà uscire solo con l’aiuto della comunità internazionale e con soluzioni di compromesso accettabili sia da parte del governo che da parte delle opposizioni” ha detto qualche giorno fa alla MISNA padre Paolo Dall’Oglio, missionario gesuita e animatore del monastero di Deir Mar Musa.
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