9070 ARMI AI RIBELLI LIBICI, UNA LETTERA APERTA AL CAPO DELLO STATO

 
20110723 13:54:00 redazione-IT

Una lettera aperta al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, sulla vicenda del presunto trasferimento di armamenti ai ribelli libici e sul segreto di Stato imposto dal governo che ha di fatto bloccato indagini avviate dalla magistratura di Tempio Pausania: l’hanno inviata la Rete italiana per il disarmo e la Tavola per la pace, organizzazioni della società civile molto attente a una questione dai contorni oscuri e sicuramente fonte di diversi interrogativi, tanto da aver sollecitato la presentazione di alcune interrogazioni parlamentari.

Nella loro lettera, le due organizzazioni chiedono a Napolitano “qualche elemento di chiarezza su una vicenda… che appare in chiaro contrasto con le risoluzioni delle Nazioni Unite e con il dettato stesso della nostra Costituzione”.

Gli interrogativi posti al capo dello Stato riguardano innanzitutto l’esistenza stessa di un arsenale di produzione russa sequestrato nel 1994 a trafficanti che lo stavano trasferendo in Croazia e che, in seguito a una decisione del tribunale di Torino risalente al 2006, avrebbe dovuto essere distrutto; quindi, “i motivi per cui tale materiale riposto in quattro container, scortati da mezzi dell’esercito, sia stato imbarcato tra il 18 e il 20 maggio scorsi su un traghetto della compagnia Saremar dalla Maddalena a Palau e da Olbia su una nave della Tirrenia, con 600 passeggeri a bordo, per Civitavecchia”.

Quante armi sono state portate via, era il primo viaggio o l’ultimo, perché sono state utilizzate navi passeggeri per il trasporto di armi e missili: sono tutti punti di domanda sollevati da Rete italiana per il disarmo e Tavola per la pace che si chiedono anche perché sia stata bloccata l’inchiesta della Procura di Tempio Pausania e se, come riferito da diverse fonti di stampa, le armi siano finite a Bengasi; eventualità da considerare “una esplicita violazione della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite” (la risoluzione che ha aperto all’intervento internazionale in Libia).

L’ultima questione sollevata dalle due organizzazioni riguarda notizie di stampa relative alla presenza in Libia di soldati italiani appartenenti alle forze speciali che agirebbero dallo scorso maggio a sostegno dei ribelli con compiti operativi e non soltanto come consiglieri militari. “Una tempistica – è la conclusione – che coinciderebbe con l’arrivo a Bengasi dei carichi di armi che vent’anni fa avrebbero dovuto equipaggiare l’esercito croato all’epoca in guerra con i serbi”.

FONTE: Ag. MISNA

http://www.misna.org/economia-e-politica/armi-ai-ribelli-libici-una-lettera-aperta-al-capo-dello-stato/

 

 
 
 

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