9081 Bianco, biondo, cristiano, europeo: prendete nota che i terroristi hanno cambiato colore

 
20110726 12:46:00 redazione-IT

[i]L’assassino di Oslo ha solo esagerato su come combattere la paura dell’invasione islamica predicata dalle Leghe d’Europa[/i]
[b]di Cleophas Adrien Dioma e Ippolito Mauri[/b]

Hanno subito deciso di chiudere le frontiere. Chiudere lo spazio Schengen. Questo è stata la prima reazione. Viene sempre da fuori. Non è mai dei nostri. Il nemico. Qualcuno ha iniziato ad accusare gli islamici. Nessuno ha pensato che poteva essere un biondo norvegese ad avere fatto questa cosa ignobile. È sempre colpa degli altri. Adesso? In un mondo cosi globalizzato, tutto è purtroppo o per fortuna globalizzato. Anche le sfortune. Siamo misti. Mescolati. Insieme. Da molto tempo. È troppo tardi per chiudere le frontiere. Siamo già qui. Noi gli altri. Consapevoli sempre di essere diversi. Stranieri. Nessuno si ricorda che gli attentatori in Inghilterra erano inglesi. Si con genitori di origine straniera ma loro erano inglesi. Nati li. La chiusura delle frontiere non avrebbe cambiato niente. Idem per gli attentatori delle torre gemelle. Erano già dentro. Dentro l’America. Nelle vie e nelle case americane. Tra la gente americana. Poi l’America è ovunque. Noi siamo tutti americani. Siamo tutti europei. Siamo tutti africani. Di cultura. Di storia. Di vita.

A casa mia in Burkina Faso siamo cresciuti sognando l’America, guardando film cinesi o indiani, sitcom televisivi brasiliani, parlando francese e inglese. Gli spaghetti fanno parte adesso della nostra arte culinaria. Dunque come vuoi o puoi chiudere un mondo cosi aperto? In che modo pensi di poter fermare i movimenti dell’essere umano?
Adesso cosa facciamo? Cosa chiudiamo? Dobbiamo cacciare via tutti biondi dal mondo occidentale? Chi è il nemico? L’altro? Sempre? Forse il nemico siamo noi. Noi, quelli che rifiutiano di indignarsi di fronte ad un mondo che va alla deriva. Noi che non cerchiamo di capire che il male che portiamo in quei paesi lontani poi ci ritorna in faccia. Come sputare in aria… Noi ci può stare bene se il tuo vicino sta male. Ha fame. Sta morendo.
Chiudere le frontiere non è mai stato e non sarà mai la soluzione a tutti problemi che vive il mondo ricco occidentale. Poi scoppia dentro. Da dentro. Ci dobbiamo indignarsi del potere del più forte sul più debole. Dobbiamo indignarsi della nostra non indignazione. Del nostro silenzio. Della nostra non partecipazione. Ci dobbiamo fare autocritica. Noi che siamo dall’altra parte della sponda e crediamo di essere salvati. Il nemico è qualche volta in noi. E quello che vediamo a volte nello specchio e che rifiutiamo di guardare. Poi forse non basta neanche più indignarsi….

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[img]http://www.emigrazione-notizie.org/public/upload/cleophas-adrien-dioma.jpg[/img]

[i]Cleophas Adrien Dioma è nato a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 1972. Vive a Parma. Poeta, fotografo, video documentarista è direttore artistico del festival Ottobre Africano. Collabora con “l’Internazionale” e “Solidarietà Internazionale”.[/i]

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Dalla Norvegia alla Danimarca, dalla Svizzera del leghista Giuliano Bignasco all’Italia di Bossi, Maroni, Borghezio, Calderoli le parole d’ordine non cambiano: ributtiamo a mare gli stranieri che inquinano le radici cristiane. “Servono azioni forti anche se dolorose…”

L’assassino di Oslo ha solo esagerato su come combattere la paura dell’invasione islamica predicata dalle Leghe d’Europa

25-07-2011
di Ippolito Mauri

La strage di Oslo capitalizza gli egoismi delle piccole e grandi patrie, ne è solo la conclusione naturale: mescolano nazionalismo e xenofobia per salvare l’Europa dall’invasione islamica. Breivik (biondo, ariano, cristiano integralista, massone con nostalgie templari) confessa di aver voluto “dare un segnale forte anche se doloroso eppure tragicamente necessario”. Il paradosso della tragedia è che ogni cittadino normale del vecchio continente immobile nella cecità del non voler vedere; ogni cittadino, deve essergliene grato. La rivelazione del sangue infetto che oscura la ragione, rivelazione rifiutata, ridicolizzata, accettata nel nome dei poteri di governo, questa rivelazione esplode nella follia di un ragazzo bene educato e fa capire –finalmente – quale nuovo medioevo minaccia le società evolute. E come sia devastante accettarne le deviazioni nella speranza di ammorbidirne la follia. Alleviamo mostri gonfiando la paura di invasioni inarrestabili, incitando i più deboli, i meno colti, anziani che tremano, egoismi che scalpitano, follie che esplodono, a chiudere i masi delle loro piccole patrie nell’illusione di arginare chi minaccia il benessere accumulato nei secoli. Si aggrappano a simboli che non cambiano da un paese all’altro, verrebbe da dire da un ridicolo all’altro ma banalizzare nell’ironia abbiamo visto quali pericoli possono covare la riscoperta delle tradizione celtiche, degli Alberti da Giussano o Cavalieri Templari con la spada sguainata e l’ossessione delle radici cristiane alle quali legare passato e futuro d’Europa. Il cristianesino è una cultura di pace e lo si capisce da come i padri della Chiesa di Roma aprano la comprensione ai migranti in fuga dalle angosce quotidiane che i nostri affari fanno lievitare nelle città del petrolio e dei diamanti, della soia e dell’uranio, insomma di tutto ciò che serve ad accompagnare le nostre soffici abitudini. Il cristianesimo ha avuto un ruolo importante nella formazione della civiltà del continente. Ma ormai viviamo nell’Europa meticcia che il nazismo voleva disconoscere. Meticciato culturale e di sangue, mescolanza di voci e colori che hanno accelerato il progresso rompendo antiche separazioni nell’elaborazione di un futuro dove la globalizzazione prepara nuovi umanesimi. E la multicultura così odiata dal giovanotto di Oslo e dai giovanotti della Brianza, è una prospettiva nella quale le radici cristiane restano importanti sia pure non dominanti. La Norvegia e ogni paese dell’Europa del Nord ne sono il simbolo. Ed è comprensibile l’imbarazzo della signora Siv Jensen, Bossi- Borghezio- Maroni-Calderoli del Partito del Progresso di Oslo, simbolo che nasconde una conservazione oscura nella finzione di una maschera semantica della destra autocratica di ogni Paese, dalla Danimarca al Popolo della Libertà. Il mostro dalla faccia d’angelo aveva militato con entusiasmo nel suo partito e se n’era andato non sopportando “l’ipocrisia della restaurazione annunciata che si continua ad avvilire con l’immobilismo di chi cerca solo poltrone e potere”. Finzione alla quale la signora Jensen deve il 30 per cento dei voti. E dopo la tragedia sillaba a stento “Mi dispiace”. Non si nasconde ma non parla. Bisogna dire che la preoccupazione della destra italiana ha provato a rovesciare la strage sugli estremisti di al Qaeda: Tg1, Il Giornale, Libero delle prime ore inseguivano i fantasmi dell’Islam e nelle analisi dei giorni dopo evitano accostamenti pericolosi con la nostra realtà. “Era urgente fare qualcosa per smuovere la situazione”, frase che avvicina i diari di Breivik al discorsetto del Calderoni quando inaugura il “trasferimento” di 3 ministeri a Monza. Proprio il Calderoli che fa quasi scoppiare la guerra coi paesi del petrolio quando sbeffeggiava Maometto indossando in Tv la Tshirt con la caricatura che aveva scatenato le piazze mussulmane. Ma Calderoli e i suoi fratelli per il momento tranquillizzano: la loro xenofobia è solo una macchina per allargare il potere. Distribuiscono paura per moltiplicare le poltrone. Nel paragone la signora Jensen sembra una vispateresa: non ha cambiato la legge elettorale per gonfiare i voti raccolti e non ha trasferito nei giorni della crisi che minaccia l’Europa, tre dicasteri economici da Oslo a chissà dove, magari due stanzette buie tipo Monza, senza telefono tanto per far teatro. Stupidità di una politica da avanspettacolo che forse tiene lontane le esplosioni di follia. Almeno speriamo. E’ anche l’idea di un leghista serio, Giuliano Camisasca, inventore della Lega Ticinese che ha raccolto quasi il 30 per cento delle preferenze nelle elezioni svizzere. Considera la Lega italiana da rispettare “ma è pur sempre italiana”. Vuole occupare posti a Roma mentre lui sdegna il parlamento di Berna. E lombardi sono gli emigranti frontalieri ai quali proibisce il lavoro in Ticino alla pari con magrebini, neri d’Africa, marron delle americhe e dell’Asia della seta, perché gli italiani rubano posti ai ragazzi svizzeri senza stipendio e non pagano le tasse dove lavorano, “insomma, a casa mia”. Attenzione, però: le parole d’ordine dei nostri Bertoldi restano le stesse, da Oslo a Verona l’invito è spaventare per fare cassa. Ma la paura fa impazzire senza preavviso.

FONTE: http://domani.arcoiris.tv/

http://domani.arcoiris.tv/bianco-biondo-cristiano-europeo/

 

 
 
 

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