9121 EGITTO: aggressione della polizia militare ai manifestanti

 
20110806 20:07:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]
Purtroppo, ancora una volta, dobbiamo raccontare l’aggressione della polizia militare nei confronti di pacifici manifestanti. Anzi, nemmeno veri manifestanti questa volta. Ieri sera, infatti, dopo il funerale simbolico dell’ultimo martire, tenutosi nella moschea Omar Makram, i convenuti hanno deciso di rompere il digiuno (iftar) lì sul posto, nello spiazzo antistante la moschea. Piazza Tahrir non era transitabile, a causa del presidio militare messo in atto dopo lo sgombero di lunedì scorso. L’iftar, secondo i presenti, è stato un momento di gioia e convivialità, senza alcuna intenzione di trasformarsi in un nuovo sit-in. Finito il pasto, tuttavia, alcuni giovani hanno fatto l’errore di mettersi a scandire, del tutto pacificamente, alcuni slogan della rivoluzione, vecchi e nuovi. La polizia militare è arrivata, ha formato un cordone intorno al gruppo di ragazzi e a un certo punto ha caricato.

Ha picchiato con bastoni e taser, ferendo diverse persone. Pare che la tv di stato abbia riferito che i militari hanno impedito un nuovo tentativo di sit-in a oltranza in piazza Tahrir – notizia falsa ovviamente – e così il cerchio si è chiuso. I militari sembrano davvero portare avanti una vendetta personale nei confronti dei giovani della rivoluzione, quelli che l’hanno iniziata e ora insistono con le proteste, cogliendo ogni occasione per picchiarli e arrestarli.

Intanto, volano accuse incrociate tra gli esponenti del vecchio regime. L’avvocato di Mubarak ha fatto sapere che l’ex rais addosserebbe la colpa dello shut down di internet e cellulari di gennaio nientemeno che al feldmaresciallo Tantawi, attuale capo dello stato. Fonti militari hanno naturalmente negato l’accusa, ma il dibattito resta acceso, soprattutto dopo che è stata invocata la testimonianza di Tantawi al processo di Mubarak, sulla quale però non è stata ancora presa nessuna decisione. Invece, l’ex segretario del Partito Nazional Democratico, Hossam Badrawi, ha dichiarato che Mubarak, negli ultimi giorni della rivoluzione, aveva dato ordine alla guardia presidenziale di sparare sui manifestanti, nel caso in cui questi si fossero avvicinati al suo palazzo. Per fortuna, poi, era stato convinto (o costretto) a dimettersi, prima che ci fosse un bagno di sangue.

Pare, invece, che il primo ministro Sharaf, e tutto il consiglio dei ministri, si sia infuriato con quegli ufficiali di polizia che, dopo la sessione del processo di Mubarak e di Habib el Adly, il 3 agosto appena passato, hanno salutato cortesemente gli imputati. Sharaf avrebbe minacciato di metterli tutti sotto inchiesta, mentre il ministro degli interni Mansour el Essawi li ha diffidati dal ripetere il saluto un’altra volta. Gli ufficiali si sono difesi dicendo di aver semplicemente risposto in maniera educata al saluto di Gamal Mubarak e Habib el Adly, ma tali scuse paiono deboli.

Le elezioni dei nuovi membri dell’Ufficio della Guida dei Fratelli Musulmani, tenutesi oggi, già incassano alcune critiche, perché nemmeno in questa occasione è stato dato spazio ai giovani del movimento, che da tempo chiedono più responsabilità e l’accesso alle cariche superiori. La chiesa copta, dal canto suo, ha espresso forti critiche al governo per la mancata nomina a governatori di esponenti copti, che adesso sono ancora di meno che al tempo di Mubarak, cioè nessuno.

La novità interessante che bolle in pentola è la preparazione di una nuova milioniya per venerdì 12 agosto, questa volta organizzata dai sufi! Ebbene sì, spaventati dall’ascesa dei salafiti, dei quali sono uno dei bersagli preferiti, hanno deciso di darsi da fare. E alleati dei sufi saranno i copti, i liberali e almeno dieci partiti politici. L’idea è di riaffermare l’unione tra musulmani e cristiani, messa in pericolo dalla milioniya salafita di venerdì scorso, durante la quale si è proclamata l’islamicità piuttosto che l’egizianità, la quale include ovviamente anche l’essere cristiani. Naturalmente, alla giornata è stato dato anche un nome: "per amore dell’Egitto". Dopo l’iftar, ci sarà una veglia fino all’alba con canti sufi, sperando che la polizia militare non attacchi di nuovo. In realtà, il 12 agosto si prepara anche un’altra manifestazione, sempre in piazza Tahrir, per protestare contro le nuove violenze dell’esercito. E gira anche un terzo appello per una manifestazione in favore di uno stato civile. Insomma, neanche con il ramadan la rivoluzione va in vacanza.

 

 
 
 

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